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martedì 20 novembre 2018

Recensione RESTO QUI di Marco Balzano

Buon pomeriggio! Finalmente oggi è un giorno di calma, speriamo non apparente, in cui riesco a sedermi al computer e scrivere la mia recensione sul libro di Marco Balzano Resto qui. Questo libro è il mio titolo imposto questo mese per la  mia challenge librosa preferita.


titolo   Resto qui        autore  Marco Balzano       editore   Einaudi
data di pubblicazione   20 febbraio 2018            pagine   180


TRAMA -  L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina.

RECENSIONE - Questo libro racconta una storia, quella della piccola città di Curon e della sua gente, prima che una diga in costruzione devii l'acqua fino a coprire case, storie e futuro di quegli abitanti e Trina, voce narrante e protagonista, scrive per la figlia un diario in cui  racconta ciò che succede in sua assenza... La vita a Curon, paesello sudtirolese, scorre tranquilla e i racconti di Trina iniziano a parlarci di lei e del ragazzo per cui prova una forte simpatia. Piano piano questa simpatia si trasforma in qualcosa di più e la famiglia di Trina non vuole che circolino pettegolezzi inutili quindi il matrimonio è scontato. Trina ed Erich si sposano, lei insegna di nascosto ai bimbi del paese e Erich lavora nei campi. Arrivano i figli, un maschio e una femmina, ma Trina ama particolarmente la piccola Marica: riversa su di lei amore materno e sogni per il futuro che spera migliore almeno per la figlia. Il tempo passa e arriva il duro presagio di qualcosa di terribile. I tedeschi propongono agli abitanti del posto di passare al Reich ma la popolazione si divide: chi vede un'opportunità di riscatto vorrebbe partire e chi invece non tradisce le proprie radici sceglie di rimanere nonostante tutto. 

"Ci eravamo abituati a non essere più noi stessi. la nostra rabbia cresceva, ma i giorni correvano veloci e il bisogno di sopravvivere la trasformava in qualcosa di debole e sfibrato. Simile alla malinconia, diventava la nostra rabbia, non esplodeva mai."


La guerra arriva anche lassù, tra i monti, Trina ed Erich scappano nei boschi per evitare di dover partecipare al massacro che si prospetta; non è una fuga ma è una prova di vera sopravvivenza alle atrocità, alla fame e al dolore. Al termine del conflitto i due sposi tornano al paese e, dopo la guerra, devono assistere agli espropri e all'esodo della gente compaesana: riapre il cantiere della diga e il futuro di Curon è segnato. Il campanile emerge dalle acque che sommergono il paese, niente altro rimane a ricordare chi ci viveva e chi ci lavorava. Tutti sradicati dalle loro abitazioni ma anche dal loro posto nei monti, quei monti che offrono riparo e conforto a chi li rispetta.


"Li osservo e mi sforzo di comprendere. Nessuno può capire cosa c'è sotto le cose. Non c'è tempo per fermarsi e dolersi di quello che c'è stato quando non c'eravamo. Andare avanti è l'unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato, come i pesci."

L'uomo che cerca solo profitto e speculazione, rovinando una vallata e infischiandosene delle conseguenze, accelera soltanto il pauroso degrado e lo scempio delle amate montagne. Trina ed Erich, gente montanara abituata al sacrificio, cercano in tutti i modi di salvare la loro famiglia e anche il loro paese. Gli eventi non li aiutano: Trina scrive per non soccombere al doloroso strappo subìto da sua cognata, si aggrappa all'insegnamento come unica via per superare la mancanza di sua figlia. Una terribile esperienza per una madre. Erich è una roccia, attraversa gli scossoni della vita piegandosi senza spezzarsi ma nulla torna a posto. Il dolore segna anche lui e, leggendo il libro di Balzano, diventa dura non provare un insieme di compassione e di tristezza per quanto racconta. La storia di Resto qui non descrive solo le vicissitudini di Trina e della sua famiglia ma di un intero popolo nel periodo infelice del fascismo , della guerra e del dopoguerra. La difficoltà di arrivare al giorno successivo accomuna chiunque in quel periodo. E' impresa ardua non lasciarsi andare alla rassegnazione, alla mesta obbedienza e alla perdita di quel briciolo di dignità, quelle popolazioni montanare non sono semplicemente "gente" ma portano dentro  un animo che difende il territorio dove vivono prima che sé stessi. Leggere questo libro è un percorso, anche doloroso, che attraversa un periodo infame della nostra storia e mette in evidenza il carisma e la caparbietà di gente semplice ma di valore, persone che portano nel fisico e nell'animo la fatica e le criticità di un territorio impervio e scomodo ma che sono capaci di sacrifici e di slanci immensi in nome dell'amore per la loro terra e la loro famiglia. Un libro commovente e intenso, da non leggere se ci si aspetta solo un semplice racconto ma da amare se si cerca la profondità, l'intensità e le emozioni che le pagine ben scritte possono donare. Inoltre, aggiungo, sarebbe utile la lettura di Resto qui a tanti giovani che non conoscono bene la storia del nostro Paese, della nostra gente e non posseggono quel carattere e quel rigore morale che animava la gioventù di un tempo... magari una piccola riflessione in merito farebbe loro solo del bene! 




mercoledì 14 novembre 2018

Questa volta leggo... ROSS POLDARK di Winston Graham

Buongiorno! Oggi tocca a me presentarvi un romanzo storico per la rubrica Questa volta leggo... ideata da Dolci,  Laura e Chiara.


 Il libro che ho scelto e di cui vi sto per parlare è Ross Poldark di Winston Graham. Un libro che ha ispirato la sceneggiatura di un telelfilm nel 1975 che fu trasmesso anche in Italia e che mia mamma seguiva assiduamente; da questo mio vago ricordo scaturisce anche la curiosità di leggere il libro con la storia originale.



titolo  Ross Poldark     Autore Winston Graham   editore Sonzogno
data di pubblicazione  5 maggio 2016     pagine 431

TRAMA -  Cornovaglia, 1783. Ross Poldark, figlio di un piccolo possidente morto da poco, torna a casa, esausto e provato, dopo aver combattuto per l'esercito inglese nella Rivoluzione americana. Ora è un uomo maturo, non più l'avventato ed estroverso ragazzo che aveva dovuto abbandonare l'Inghilterra per problemi con la legge. Desidera soltanto lasciarsi il passato alle spalle e riabbracciare la sua promessa sposa, la bella Elizabeth. La sera stessa del suo arrivo, però, scopre che, anche a causa di voci che lo davano per morto, la donna sta per convolare a nozze con un altro uomo. Non solo: Nampara, la casa avita, si trova in uno stato di abbandono, cui ha contribuito anche una coppia di vecchi servi, fedeli ma ubriaconi. Devastato dalla perdita del suo grande amore, Ross decide di rimettere in sesto Nampara e di concentrarsi sugli affari che il padre ha lasciato andare a rotoli, tornando a coltivare le terre e lanciandosi nell'apertura di una nuova miniera. Viene aiutato dalla cugina Verity, dai due servi e da Demelza, una rozza ma vivace ragazzina che ha salvato da un pestaggio e che, impietosito, ha preso a lavorare con sé come sguattera. Nella terra ventosa di Cornovaglia si intrecciano i destini dei membri della famiglia Poldark, primo fra tutti il forte e affascinante Ross, ma anche della gentile Verity, di Elizabeth, tormentata da segrete preoccupazioni, e di Demelza che, diventata una bellissima donna, è determinata a conquistare il cuore dell'uomo che le ha cambiato la vita.


RECENSIONE -  Il libro di Graham racconta la storia di una famiglia della Cornovaglia descrivendo,  in maniera mai noiosa, tutte le vicende che la riguardano e i fatti che accadono nel periodo in cui è ambientata.  Il protagonista principale è Ross, giovane e inquieto Poldark che torna a casa, dopo un periodo trascorso in America,  e si trova a dover risollevare le sorti delle proprietà di famiglia in rovina e  a dover risanare i debiti lasciati dal suo defunto padre. Inoltre Ross è convinto che la sua fidanzata lo abbia aspettato per il tempo che lui è stato via, invece Elizabeth sposa il cugino Francis e Ross accusa il colpo! Elizabeth è il suo amore dagli anni della loro gioventù e , sebbene non ci sia stata alcuna promessa a garanzia, il capitano si aspettava  di ritrovarla ancora innamorata di lui.

"Quando le conseguenze delle sue disavventure alcoliche lo avevano raggiunto, aveva seguito il suggerimento del padre e aveva deciso di trascorrere un periodo nell'esercito in attesa che le acque si calmassero. Era partito, impaziente di fare nuove esperienze e certo di una sola cosa, l'unica davvero importante: che al suo ritorno avrebbe trovato Elizabeth ad attenderlo. 
Non aveva avuto dubbi né aveva cercato dubbi in lei. "   

Ross si butta a capofitto nelle attività della sua famiglia, deve risollevarne le sorti e ci mette impegno. Cerca anche di frequentare i ricevimenti e diventa ben presto un buon partito per le giovani dame. Lui però prosegue la sua vita immerso nei problemi e nel lavoro, finché non accetta di prestare soccorso ad una ragazza malconcia che sta sfuggendo da un destino di violenza. Si chiama Demelza e la vita di Ross, con lei attorno, diventa improvvisamente anche vivace.  
Il racconto che Graham ci presenta è di quelli che lasciano un ricordo in chi li legge:  i personaggi sono caratterizzati da personalità forti e le loro vicende sono sempre occasione per dimostrare questa forza; Ross incarna l'eroe, l'uomo che possiede nobiltà d'animo e rigore e che non sopporta le ingiustizie e i soprusi.. Demelza è una ventata di energia in casa di Ross, sconvolge la sua tranquilla normalità e per lui è una scossa  averla tra i piedi! L'autore racconta benone gli stati d'animo, le paure, i pensieri di ogni persona del suo romanzo,  descrive i luoghi in maniera molto precisa tanto che sembra di essere là, in Cornovaglia. Io ho ricordi vaghi del telefilm trasmesso in televisione, verso la fine degli anni '70, ho ben presente però mia mamma che aspetta con ansia l'appuntamento settimanale con Poldark e l'entusiasmo con cui ne parla. Il film è di moltissimi anni fa ma anche il testo da cui è tratto non è recentissimo, anzi, e quello che mi stupisce è la perfetta attualità degli argomenti esposti: amori mai sopiti, passioni di convenienza, beghe familiari, invidie feroci, problemi economici e lavorativi. Tutto si può riportare ai giorni nostri e trovarlo esattamente conforme alla nostra quotidianità. La saga dei Poldark è una delle storie più coinvolgenti che potevo aspettarmi di trovare in una serie storica e spero di continuare presto con il successivo libro dedicato a Demelza.

"... Ross era ormai consapevole di questo nuovo aspetto della natura di sua moglie. Durante tutta la serata, per lui la sorpresa si era mescolata al divertimento. Il fascino di Demelza, la bellezza quasi, nel suo nuovo abito alla moda; l'impressione che aveva fatto su tutti, la sua dignità pacata e non pretenziosa durante la cena, qundo lui si sarebbe invece aspettato di vederla nervosa e rigida oppure chiassosa e affamata."  

Credo di poter tranquillamente consigliare questo libro a chiunque abbia voglia di trovare una storia avvincente, personaggi accattivanti e colpi di scena sempre in agguato... 

Vi lascio qui sotto il calendario delle prossime recensioni per la rubrica, passate a leggere e ci fate felici!
                                                  

sabato 20 ottobre 2018

Recensione FATE IL VOSTRO GIOCO di Antonio Manzini

Buon sabato a tutti! Oggi vi presento il libro di Antonio Manzini Fate il vostro gioco uscito pochi giorni fa e che ho voluto leggere subito per partecipare al mio turno di Questa volta leggo...




Questo mese l'argomento scelto è un libro con copertina blu . Colgo l'occasione anche  per l'obiettivo della Challenge Tutti a Hogwarts con le  3 Ciambelle che mi chiede un libro con uno o più oggetti in copertina. Con il libro su Rocco Schiavone dovrei essere in regola per entrambi i vincoli.


titolo Fate il vostro gioco     autore Antonio Manzini    editore  Sellerio Palermo
data di pubblicazione  11 ottobre 2018       pagine  391

TRAMA -  «Non ci abbiamo capito niente, Deruta. Forza, al lavoro». Due coltellate hanno spento la vita di Romano Favre, un pensionato del casinò di Saint-Vincent, dove lavorava da «ispettore di gioco». Il cadavere è stato ritrovato nella sua abitazione dai pochi vicini di casa dell'elegante palazzina, e serra in mano una fiche, però di un altro casinò. Rocco Schiavone capisce subito che si tratta «di un morto che parla» e cerca di decifrare il suo messaggio. Si inoltra nel mondo della ludopatia, interroga disperati strozzati dai debiti, affaristi e lucratori del vizio, amici e colleghi di quel vedovo mite e ordinato. Individua un traffico che potrebbe spiegare tutto; mentre l'ombra del sospetto sfiora la sua casa e i suoi affetti. Ed è ricostruendo con la sua professionalità la tecnica dell'omicidio, la scena del delitto, che alla fine può incastrare l'autore. Ma il morto è riuscito a farsi capire? Forse non basta scavare nel passato: «Favre ha perso la vita per un fatto che deve ancora accadere». Il successo dei libri di Antonio Manzini deve probabilmente molto al loro andare oltre la semplice connessione narrativa tra una cosa (il delitto) un chi (il colpevole) e un perché (il movente). Con le inchieste del suo ruvido vice-questore, Manzini stringe il sentire del lettore a una vicenda umana complessa e completa. Così i suoi noir sono in senso pieno romanzi, racconto delle peripezie di un personaggio che vale la pena di conoscere, sentieri esistenziali. Sono, messi uno dietro l'altro, la storia di una vita: Rocco Schiavone, un coriaceo malinconico che evolve e cambia nel tempo, mentre lavora, ricorda, prova pietà e rabbia, sistema conti privati e un paio di affari. Sicché, in "Fate il vostro gioco", il vice-questore riconosce apertamente un semifallimento: ha smascherato il criminale ma troppe cose non tornano. Resta un buco nella sua consapevolezza che gli rimorde come una colpa, e deve colmarlo. Lo farà, si ripromette, la prossima volta e, per il lettore, nella prossima avventura.

RECENSIONE - Rocco deve risolvere un omicidio, la vittima è un dipendente del casinò di Saint Vincent e fin da subito il vicequestore capisce che il caso non sarà facile da risolvere. Oltretutto ha la mente occupata da tanti pensieri: il suo legame con Caterina, i suoi amici e l'amicizia con Seba, la nostalgia per  Marina, Italo che si comporta in maniera strana. Insomma, indagare su questo caso impone a Rocco di concentrarsi e di indagare partendo dal casinò e arrivando a scoprire un mondo malato di gioco.Anche il suo rapporto con Gabriele, il ragazzo che gli abita a fianco, prende una piega non prevista per entrambi. Nonostante Schiavone sia sempre tutt'altro che diplomatico e ragionevole riesce a risolvere il caso ufficialmente ma sente che qualche cosa non è chiara, qualcosa non lo convince del tutto. Nel frattempo però leggiamo che lui diventa un po' più morbido, più tenero quasi, verso chi lo circonda. La sua indagine coinvolge molte persone, sospettati cui Rocco studia movimenti e pensieri e si ritrova a dover  "salvare"anche qualcuno che non si aspetta.
Rivedere Marina accanto, per qualche volta, parlarle come se fosse ancora viva, gli concede una piccola tregua da tutte le brutture a cui assiste.

"Lo sai qual è secondo me la vera vacanza? Tornare per un po' di giorni a quando avevi dieci anni: Per una settimana avere la capoccia e il cervello di un ragazzino, quell'energia. Niente pensieri, niente paure, solo giocare e correre e fare cazzate. Ecco, quella è una vacanza, io dico. Torneresti a casa felice perché sono i guai, i pensieri e lo stress che da grande ti spezzano."

Manzini, come sempre nei suoi racconti su Rocco, riesce a portare il lettore lì, sulla scena con Schiavone e i suoi uomini. La descrizione degli stati d'animo, dei luoghi, dei fatti è così realistica che davvero ci si sente parte della storia. Schiavone, sempre ruvido e schietto oltre che un pochino furfante, in questo libro mi sembra cedere alla malinconia e, a mio parere, questo si associa molto bene alla tenerezza (ovviamente mai esplicitamente dichiarata) che lo spinge ad aiutare Gabriele, andando palesemente contro la sua indole solitaria e indipendente. La gente che lo circonda, che ruota intorno a lui, non è mai solo una comparsa ma integra il racconto, ognuno diventa parte del puzzle che compone Rocco e la sua storia, anche arrivando dal passato. E Schiavone ha un passato pesante, un fardello il cui peso torna ogni tanto a farsi sentire e Rocco, consapevole di tutto non lo teme ma lo affronta a modo suo. L'autore riesce, in ogni libro, a non annoiare, a non far calare il piacere di seguire le indagini di Schiavone, a non diventare scontato. non credo sia semplice. Manzini ha una penna magica che dosa bene suspence, colpi di scena, emozioni e ironia... un cocktail spumeggiante e mai noioso per chi apprezza il carattere nei personaggi, la ruvida coerenza,  i modi scorretti ma giusti e, perché no, pure leali che Rocco Schiavone incarna in maniera perfetta. 

"La vita non avverte, Gabrie'. A volte cammina, passeggia, a volte invece corre. A noi ci tocca andare alla stessa velocità".

Se non avete ancora avuto occasione di leggere i libri di Manzini io mi sento di consigliarveli, sono racconti che si bevono in un fiato tanta è la voglia di arrivare al finale e sono proprio scritti bene, da un autore che si cura dei propri lettori ed è attento a non abbassare mai il loro interesse verso le storie di Rocco! 
Vi lascio qui sotto il calendario delle uscite per le recensioni del mese in corso, se vi va di passare a leggere.




giovedì 18 ottobre 2018

Recensione COME FERMARE IL TEMPO di Matt Haig

Ciao! Ritorno veloce a scrivere perchè devo recuperare in fretta il tempo perduto in questo mese e le recensioni hanno scadenze importanti... stavolta vi parlo del Cappello Parlante che mi è capitato per questo turno nella Challenge a cui partecipo. Il libro in questione è Come fermare il tempo di Matt Haig, diventato subito un cult tra chi parla di libri e soprattutto tra chi li legge!


titolo Come fermare il tempo   autore Matt Haig   editore e/o edizioni
data di pubblicazione 29 agosto 2018    pagine 360

TRAMA -   Pensate a un uomo che dimostra quarant’anni, ma che in realtà ne ha più di quattrocento. Un uomo che insegna storia nella Londra dei giorni nostri, ma che in realtà ha già vissuto decine di vite in luoghi e tempi diversi. Tom ha una sindrome rara per cui invecchia molto lentamente. Ciò potrebbe sembrare una fortuna… ma è una maledizione. Cosa succederebbe infatti se le persone che amate invecchiassero normalmente mentre voi rimanete sempre gli stessi? Sareste costretti a perdere i vostri affetti, a nascondervi e cambiare continuamente identità per cercare il vostro posto nel mondo e sfuggire ai pericoli che la vostra condizione comporta. Così Tom, portandosi dietro questo oscuro segreto, attraversa i secoli dall’Inghilterra elisabettiana alla Parigi dell’età del jazz, da New York ai mari del Sud, vivendo tante vite ma sognandone una normale. Oggi Tom ha una buona copertura: insegna ai ragazzi di una scuola, raccontando di guerre e cacce alle streghe e fingendo di non averle vissute in prima persona. Tom deve a ogni costo difendere l’equilibrio che si è faticosamente costruito. E sa che c’è una cosa che non deve assolutamente fare: innamorarsi.

RECENSIONE -  Parlare del libro Come fermare il tempo non è semplice, difficilmente riuscirò a far comprendere l'emozione che mi ha accompagnato durante tutta la lettura. La storia di Tom, attualmente insegnate di storia a Londra ma con un sacco di vite già passate da raccontare e rivivere coi ricordi, è di quelle che ti fanno sentire sulle montagne russe. Lui dimostra una giovinezza che in realtà è causata da una stranissima sindrome: non invecchia, sembra un quarantenne maha ben quattrocentotrentasei anni! E' cosciente di far parte di una ristrettissima cerchia di persone che devono rimanere nell'anonimato e non dare nell'occhio così non rimane mai per molto tempo nello stesso posto. Vaga alla ricerca di una stabilità che per quelli come lui è impossibile ottenere, il mondo non capirebbe la loro condizione e, quindi,  per non soffrire evita di affezionarsi a chiunque e soprattutto di innamorarsi ma senza valutere le conseguenze gli succede: incontra Rose che vende frutta al mercato di Fairfield Road nel 1599 ed è amore. Un amore che, nonostante le vicissitudini dura secoli, Tom la porta per sempre nel cuore e altrettanto amore lo lega alla figlia Marion che presenta  gli stessi geni del padre ed è quindi costretta ad una vita in fuga. Tom, nel suo vagare si ripromette di cercarla. Nel corso dela sua vita incontra gente come Shakespeare, Francis Scott Fitzgerarld e Charlie Chaplin; supera indenne pestilenze e guerre per arrivare ai giorni nostri dove usa  tecnologie come Internet e smartphone e prende aerei al posto di cavalli per spostarsi. Insomma, una roba da non trovare un attimo di tregua ma lui ce la fa, sempre con la figura inquietante di Hendrich che lo controlla e lo richiama se cede a qualche sentimentalismo. 

" Non creare legami con il tuo prossimo, e vedi di affezionarti il meno possibile alle persone che incontri. Perché altrimenti finirai col perdere lentamente la ragione..." 

Tom vive costantemente in allerta, teme di incontrare persone che lo hanno già visto, già conosciuto ed è soggetto ad un brutto mal di testa che lo disturba spesso. Nella Londra dei nostri giorni incontra Camille, una professoressa cui si sente molto vicino e che gli dimostra lo stesso interesse ma Tom deve risolvere qualcosa che proviene dal suo passato prima di essere libero di aprirsi con lei. Il libro di Matt Haig mi ha incuriosito fin dalla sua uscita, da quando ho visto le anteprime dalle mie blogger preferite. La copertina mi piace molto, la rosa raffigurata mi porta subito, con la mente, al piccolo principe. Confesso che all'inizio ho faticato un pochino a metter a fuoco lo stile di Haig e quindi a leggere il  libro, i continui salti temporali mi costringevano ad una costante attenzione alle date per non perdere il filo. Superato il primo capitolo però ho cominciato a provare la strana emozione di cui parlavo prima: come si deve sentire chi sopravvive ai propri cari? Come può stare chi vede cambiare le epoche, chi assiste a disastri o a guerre e non invecchia? Come si può accettare di non affezionarsi a nessuno? Come riesce Tom a fare tutto questo senza impazzire? Io credo che il sentimento sia il motore della sua forza d'animo, il ricordo dei suoi cari, l'amore per sua figlia. Matt Haig ha toccato, con delicatezza un argomento molto controverso. La nostra vita media si è già allungata di molto rispetto a un secolo fa ma questo può essere un punto a nostro favore? Sappiamo usare bene tutto il tempo che ci è concesso? In questo libro solo alle pagine finali l'autore mi ha svelato tutto, mi ha fornito la chiave per capire il suo ragionamento e, lo confesso, all'inizio non avevo capito se scriveva di realtà o fantascienza. Invece il suo messaggio è unico e semplice: vivere il momento, non pensare al passato o a quello che arriverà ma circondarsi di affetto e goderne subito. Bisogna superare la paura, affrontarla se necessario ma vivere. E io mi sono sentita sciogliere... 

"La storia era, ed è, una strada a senso unico. Bisogna continuare a camminare in avanti. Ma non si è obbligati a guardare sempre avanti. A volte ci si può semplicemente guardare intorno, ed essere felici proprio lì, dove si è."

Haig è un autore geniale secondo me. Non pensavo di poter esprimere un simile pensiero quando ho iniziato a leggerlo, non lo trovavo un gran libro ma bisogna andare avanti nella lettura per capire e per riconoscere che se siamo circondati dagli affetti il tempo assume un valore diverso, si dilata e non ci sovrasta. Se ci ricordiamo di godere di ciò che abbiamo diamo un valore ad ogni momento, ad ogni evento. Al contrario, quando siamo troppo occupati dalle cose sembra di non farcela, sembra che il giorno duri troppo poco e che non ci basti per fare tutto. Haig nel suo libro ci da una scrollata, ci dice di non aver paura, di vivere senza pensare quello che è stato o a quello che sarà... conta il momento. E io credo a tutto questo, la vita va vissuta attimo dopo attimo: chi fa troppi programmi si perde il resto e magari non se ne rende conto ed è uno spreco! Bel libro! Bravo l'autore e se si parla tanto di questo libro ora capisco il perché: fa riflettere, invita a pensare ognuno alla propria visone della vita e del tempo.  Un gran bel Cappello Parlante.

martedì 16 ottobre 2018

Recensione UNA PICCOLA LIBRERIA A PARIGI di Nina George

Buon lunedì a tutti! L'autunno stenta ad arrivare e così spesso mi risulta difficile accoccolarmi sul divano coi miei cari libri, come dovrebbe essere secondo il mio punto di vista, nelle giornatine fresche ottobrine. Il risultato ottenuto da tutto ciò è avere un sacco di libri in attesa di essere letti e tante recensioni da scrivere! Ma ce la posso fare ... spero! Intanto vi parlo di questo libretto (nel senso che scorre veloce), letto per la Challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 Ciambelle per l'obiettivo Città nel titolo.


titolo  Una piccola libreria a Parigi    autore Nina George    editore Picwick 
data di pubblicazione  24 giugno 2014   pagine 308

TRAMA -  Jean Perdu ha cinquant'anni e una libreria galleggiante ormeggiata sulla Senna, la "Farmacia letteraria": per lui, infatti, ogni libro è una medicina dell'anima. Da ventun anni vive nel ricordo dell'amata Manon, arrivata a Parigi dalla Provenza e sparita all'improvviso lasciandogli soltanto una lettera, che Jean non ha mai avuto il coraggio di aprire. Ora vive solo in un palazzo abitato dai personaggi più vari: la pianista solitaria che improvvisa concerti al balcone per tutto il vicinato, il giovanissimo scrittore in crisi creativa, la bella signora malinconica tradita e abbandonata dal marito fedifrago. Per ciascuno Jean Perdu trova la cura in un libro: per tutti, salvo se stesso. Finché decide di mettersi in viaggio per cercare la donna della sua vita. Verso la Provenza e una nuova felicità.

RECENSIONE - Il libro Una piccola libreria a Parigi è un acquisto  fatto seguendo la pancia più che il cervello... girando in libreria, tempo fa, l'ho preso in mano e il titolo mi ha subito conquistata quindi portarlo a casa è stata l'ovvia conseguenza. Devo imparare che, a volte, i titoli sono studiati ma non sempre rispecchiano in toto quello che poi sarà il contenuto della storia. In questo libro di Nina George si parla di libri, il protagonista ha una libreria su una chiatta ancorata sulle rive della Senna e consiglia libri per "curare" i problemi dei suoi clienti. L'unico che non riesce a trarre giovamento dai suoi rimedi è proprio il libraio Jean Perdu. A distanza di tanti anni non riesce a superare l'abbandono della donna che ha tanto amato. Manon gli ha scritto una lettera in cui spiega i motivi della sua scelta ma lui non l'ha mai aperta per paura, per non sapere e, forse, per continuare a sperare in un ripensamento ma così facendo non ha mai conosciuto la verità. Perdu ha paura di leggere giustificazioni che metttono in cattiva luce il sentimento forte che lo lega a lei. Trascorrono ben venti anni prima che tutto si sveli, prima che il libraio ritrovi e legga la lettera di Manon. Perdu, nella sua "Farmacia Letteraria", dispensa a chi ne ha bisogno cure preziose fatte di romanzi e di poesie, il libraio ha un consiglio sempre pronto per chi soffre ma non riesce a curare sé stesso e a risollevarsi dal dolore per la perdita del suo amore. Anche quando legge la lettera non smette di pensare al tempo trascorso senza Manon, a quello che sono stati da giovani e al sentimento che li univa e alla vita che non li vede insieme come lui desiderava.

"Volevo dedicarmi a quegli stati d'animo che non hanno lo status di malattia e che i dottori non degnano di attenzione. Tutte queste timide emozioni, i moti interiori, a cui nessun terapeuta si interessa perché probabilmente troppo piccoli e incomprensibili".

La sua prima reazione, dopo aver letto quel che Manon scriveva, è quella di mollare gli ormeggi della chiatta e di navigare verso sud, verso la sua casa, arrivare quindi in Provenza, dove lei abitava, lo aiuterà a scrollarsi di dosso il dolore e lo rivestirà di nuova voglia di vivere e di assaporare l'amore visto che la nuova inquilina dello stabile al numero 27 di Rue Montagnard ha smosso in lui una nuova sensazione romantica e vuole approfondirla per rinascere e tornare ad usare il martoriato cuore. Nel viaggio pittoresco tra i canali francesi e le cittadine che li popolano leggiamo le vicende che riguardano Jean e i ricordi di Manon, l'evoluzione del giovane Max che condivide il viaggio col librario e di Vitale, il cuoco napoletano con problemi di cuore.

"Aveva toccato il fondo delle sue sofferenze fatte di disperazione e di rabbia: Aveva scavato, scavato e scavato via tutto. E d'un tratto c'era di nuovo spazio".

Questo libro ha attirato la mia curiosità per il titolo, sono sincera; leggendo rapidamente la trama lo credevo un libro che parlava di sentimenti ma in altro modo, più completo e definito. La storia poteva essere interessante se solo la narrazione fosse stata un po' più agile, più svelta e più accattivante. Purtroppo non riesco a trovare molto da dire su questo testo, la George non è riuscita a far presa su di me con i suoi personaggi: manca il feeling, il trasporto che mi aggancia  e  mi trascina nella storia. Qui tutto è lento, le descrizioni, i dialoghi, i ricordi... tutto diventa quasi noioso e si perde il filo. Manca lo sviluppo più approfondito del carattere e dei pensieri dei protagonisti: sono descritti in modo svelto, non arrivo a  "conoscerli" perché tutto è scritto pensando più alla descrizone del viaggio, dei luoghi piuttosto che delle persone. Pur essendo un libro non molto corposo ho impiegato tanto per finirlo e motivo tutto ciò con lo scarso interesse che il libro mi suscita. Mi piace molto solo l'appendice, con le pillole della "Farmacia Letteraria" che trovo interessanti e che avrei apprezzato veder spiegate in maniera più esaustiva all'interno della narrazione. Non sono sufficientemente poste in risalto come, secondo me, meritano. Sono assolutamente opinioni personali e chi legge i miei post sa bene che i libri, tendenzialmente, mi piacciono sempre tranne in rari casi. Ecco, questo è un di quelli... mi ha fregata il titolo! La storia d'amore tra Jean e Manon è descritta in maniera molto confusa, si passa dal racconto attuale alle memorie di lei e di lui ma il salto non sempre è chiaro. Il pensiero di Jean, libraio che potrebbe raccontare e farsi raccontare in modi infiniti dai clienti e da lui stesso, è descritto in modo superficiale e non mi lascia alcuna traccia di piacere per aver letto la sua storia. E' un libro che posso consigliare a chi vuole semplicemente leggere qualcosa  senza trattenerne un ricordo in particolare, così, per fare esercizio di lettura. 

giovedì 20 settembre 2018

Questa volta leggo ... LA LIBRERIA DOVE TUTTO E' POSSIBILE di Stephanie Butland

Buongiorno! Sono molto emozionata perchè, grazie a Laura La Libridinosa, Dolci Le mie ossessioni librose e Chiara La lettrice sulle nuvole, da questo mese partecipo con la mia recensione a Questa volta leggo...

Ogni mese un gruppo di blogger pubblica, una al giorno,  le recensioni sui libri letti che hanno un tema comune... questo mese parleremo di un libro non ambientato in Italia  e io ho scelto  La libreria dove tutto è possibile.


titolo La libreria dove tutto è possibile autore Stephanie Butland editore Garzanti
data di pubblicazione 8 febbraio 2018 pagine 316


TRAMA - Nel cuore di York, nel Nord dell’Inghilterra, c’è una piccola e fornitissima libreria. È il rifugio preferito della giovane Loveday Cardew. L’unico luogo che sia mai riuscita a chiamare casa. Solo qui si sente al sicuro. Solo qui può prendersi cura dei libri proprio come i libri si prendono cura di lei. Perché è attraverso le loro pagine che la giovane libraia riesce a comunicare le emozioni e i sentimenti più profondi: la solitudine di Anna Karenina; la gioia di vivere di La fiera della vanità; le passioni travolgenti di Cime tempestose. 
Fino al giorno in cui comincia a ricevere misteriosi pacchi ricolmi dei libri con cui è cresciuta, e inizia a pensare che qualcuno stia cercando di mandarle un messaggio. Qualcuno che, forse, la conosce bene e che conosce anche la sua infanzia, divisa tra una madre assente e una donna che ha cercato di esserne il sostituto. Un’infanzia piena di ricordi difficili. Loveday non ha la minima idea di chi possa essere e del motivo per cui il misterioso mittente si ostini a non lasciarla in pace. Sa solo che non può più continaure a nascondersi e a fare finta di niente: se vuole costruirsi un futuro diverso, migliore, deve affrontare il passato che ha fatto di tutto per lasciarsi alle spalle. Al suo fianco, pronto ad aiutarla a raccogliere tutto il coraggio di cui ha bisogno, c’è il brillante e dolcissimo Nathan, poeta in erba, l’unico che sembra conoscere la strada per arrivare al suo cuore. A poco a poco, con i suoi versi pieni di speranza, riesce a scalfire il guscio che Loveday si è costruita intorno e a regalarle la promessa di una felicità che lei, in fondo, non vede l’ora di afferrare.


RECENSIONE -  La protagonista di questo libro è Loveday, una ragazza che lavora in una libreria nella campagna inglese. Lei non è molto socievole e nessuno riesce a far breccia nella sua riservatezza tranne Archie, il proprietario del negozio,  che l'ha presa sotto la sua ala protettrice e conosce bene i travagli della sua infanzia. Loveday,  in effetti, deve fare i conti con un padre e una madre che hanno impresso segni pesanti nel suo vissuto; situazioni difficili che sradicano la ragazza dal suo malmesso contesto familiare e la in affidano ai servizi sociali e ad un diverso tipo di famiglia. L'unico vero e solido conforto che le rimane sono i libri: le parole la salvano: i fiumi di inchiostro delle le storie che sceglie di ricordare per sempre, tatuandosi gli incipit sul corpo,  l'aiutano a superare i momenti di sconforto. Quando incontra Nathan, poeta, mago e lettore maldestro, Loveday acquista  fiducia e inizia ad aprirsi un pochino alle persone e alla vita. Rimane sempre l'ombra tetra proiettata dai ricordi sul suo presente ma, piano piano, riesce ad affrontare ogni cosa con l'aiuto delle persone che la amano.

...mi sembrava che Tolstoj parlasse alla mia anima quando diceva: "Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo." Perciò me l'ero fatta incidere con l'inchiostro sull'anca...

L'autrice sviluppa il suo racconto dividendolo in tre diverse fasi: il presente di Loveday, il suo passato, parlando dell'infanzia e della vita coi genitori e infine il passato più recente della protagonista dove illustra i fatti che preludono lo stato attuale di Loveday. Questi salti temporali mi hanno dato autentici scossoni mentre leggevo, conoscere Loveday e le sue paure spinge chi legge a voler approfondire sempre di più e i balzi sulla linea del tempo aprono la vista del lettore su quello che è il vissuto di Loveday, piccola grande lettrice, su come inizia ad amare i libri e a considerarli dei veri e propri amici cui aggrapparsi quando non ha più nessuno della sua famiglia a prendersi cura di lei. Si sente bene solo quando lavora nella libreria, quando cataloga e divide per scaffale gli amati libri oppure quando può parlare con qualcuno che capisce questo suo amore. Ed è questo che già mi ha conquistata ... la passione che Loveday ha per i libri, l'ambientazione in una libreria dove io vorrei poter vivere, il suo coraggio di cambiare opinione  legando il suo riscatto verso il prossimo alle rime di qualche poesia che con coraggio sconosciuto, declama in pubblico. Tanta forza, tanto dolore, violenze inutili e gratuite, paura e rabbia, speranza e amore - tutto questo esprime Loveday dal'inizio alla fine del libro. Mi sono ritrovata a provare un sacco di emozioni durante la lettura: impossibile non affezionarsi a Loveday e a provare  solidarietà per lei,  a fare il tifo per lei e per il suo innamoramento per Nathan,  impossibile sfuggire al disprezzo per Rob e per il suo modo di fare così pacato eppur così violento e poi il sperare che il rapporto con la sua mamma trovi uno sbocco per permetterle di alleggerirsi e liberarsi finalmente dall'angoscia che la opprime. Un pensiero dolcissimo anche per  il caro Archie, un tenero libraio che si fida e le offre aiuto e sostegno per non permettere  alle onde furiose degli imprevisti e delle asperità della vita di portare Loveday alla deriva. Una lettura intensa, coinvolgente ed emozionante, un libro che si legge d'un fiato per sapere, per accompagnare questa protagonista verso un punto fermo e calmo da cui ripartire a vivere in serenità. Un libro che offre spunti di riflessione e momenti di poesia, una scrittura delicata ma non per questo poco incisiva, anzi, io ne sono rimasta catturata dall'inizio alla fine. Oltretutto offre uno splendido panorama su capolavori letterari che chi non ha ancora conosciuto potrà aver voglia di approfondire... un ottimo spunto per alimentare la curiosità e la conoscenza verso l'affascinante mondo letterario! Ma mi rendo conto che sono molto di parte quando faccio queste affermazioni! Vi auguro tantissime buone letture e, timidamente, vi consiglio di leggere il libro di Stephanie Butland, ne vale la pena. 

"Un libro è come un fiammifero nell'attimo fumante tra lo strofinamento e la fiamma. Archie sostiene che i libri siano gli amanti migliori e gli amici più stimolanti. "

Vi lascio qui il calendario mensile... se volete leggere altre recensioni: 




mercoledì 19 settembre 2018

Recensione HARRY POTTER e IL PRIGIONIERO DI AZKABAN di J. K. Rowling


Buongiorno e bentornati! Oggi vi parlo di un libro, il terzo per essere precisi, che compone la saga di Harry Potter e che mia figlia mi ha gentilmente prestato. Per completare le letture del mese nella Challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 Ciambelle ho pensato che, per l'obiettivo "ambientato in UK, "questo titolo fosse perfetto e ora vi presento  Harry Potter e il prigioniero di Azkaban.



titolo Harry Potter e il prigioniero di Azkaban autore J. K. Rowling editore Salani
data di pubblicazione 17 ottobre 2013 pagine 391

TRAMA -  Tra colpi di scena, mappe stregate e ippogrifi scontrosi, zie volanti e libri che mordono, Harry Potter conduce il lettore nel terzo capitolo delle sue avventure. Harry, giovane studente della prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, è questa volta alle prese con un famigerato assassino che, evaso dalla terribile prigione di Azkaban, gli sta dando la caccia per ucciderlo. Forse questa volta nemmeno la scuola di magia, nemmeno gli amici più cari potranno aiutarlo, almeno fino a quando si nasconderà tra di loro un traditore...

RECENSIONE - Leggere i libri di Harry Potter sta diventando una cosa molto coinvolgente. Come già più volte scritto su questo blog, in materia potteriana, io mi faccio trascinare dall'entusiasmo che anima mia figlia dodicenne. Quando le ho chiesto in prestito il libro, il terzo volume della serie, prima mi ha guardata in maniera minacciosa e poi mi ha detto. "Io te lo presto ma non me lo rovinare!" anche se sa benissimo che io tratto i libri con un rispetto reverenziale. Questo per dirvi quanto lei tenga a tutto ciò che riguarda Harry e quanto io stia comprendendo il suo attaccamento mano a mano che procedo nella lettura delle sue vicende. In questo terzo episodio J. K. Rowling ci parla del terzo anno di Harry e dei suoi compagni alla scuola di magia di Hogwarts ma soprattutto del pericolo che il maghetto corre visto che un pericoloso evaso dalla prigione di Azkaban sembra cercarlo per fargli del male. Per proteggere la scuola e gli studenti Silente autorizza la sorveglianza dei Dissennatori, creature spaventose che rubano la felicità e i ricordi. In questo libro rimangono alcuni punti fermi: la viscida antipatia della famiglia Dursley e soprattutto dello zio Vernon, l'arroganza intollerabile di Draco Malfoy che continua a vessare Harry oltre il limite e l'amicizia vera che lega i tre amici Harry, Ron ed Hermione nonostante tutto. Harry durante l'anno di scuola scopre cose riguardo ai suoi genitori che non immaginava, fatti che cambiano per forza il suo atteggiamento verso chi riteneva un nemico. Alla fine, dopo episodi molto emozionanti e intensi, tutto si conclude al meglio ma l'autrice ci tiene sempre con il fiato sospeso!

"Non vado in cerca di guai" disse Harry seccato "Di solito sono i guai che trovano me"

Sono al terzo libro letto della saga di J. K. Rowling,  ogni volta immagino di sapere più o meno quello che troverò tra le pagine e invece l'autrice mi stupisce di continuo. La trama continua a rimanere molto coinvolgente - con nuovi personaggi ed entità tipo i Dissennatori, i Mollicci, il Gramo e gli Ippogrifi e con nuove scoperte come il Nottetempo, il Patronus, gli Animaghi. Insomma, ad ogni episodio io mi ritrovo spiazzata  da continui colpi di scena  anche quando credo, più o meno ingenuamente,  di aver capito già tutto. Mi sono già espressa sul genio della Rowling, su quanto sia stata in gamba a trovare una trama e dei personaggi così incisivi, su come anche un semplice libro per ragazzi sia in grado di far riflettere con parallelismi che legano il libro alla vita reale di quasi ogni teenager.  Per esempio i Dissennatori... solo io credo che simbolicamente si possano associare all'adolescenza, a quel malessere che coglie i ragazzi che non si sentono abbastanza belli o sufficientemente interessanti e si chiudono in sè stessi? E poi le scoperte sui personaggi che sembrano ma non sono... nella realtà non succede molto spesso proprio questo? Siamo certi di conoscere qualcuno o di sapere tutto e poi, invece, capita che tutto si stravolga costringendoci a modificare le nostre opinioni.

" Non stavo pensando a Voldemort" disse Harry con onestà. "Io ... io pensavo a uno di quei Dissennatori". "Capisco" disse Lupin assorto "bene bene ... sono colpito". Fece un piccolo sorriso quando vide la sorpresa sul viso di Harry. "Ciò rivela che quello di cui hai più paura è ... la paura. Molto saggio, Harry".

 Credo inoltre che l'autrice abbia, con questi libri, la capacità di far capire ai giovani lettori di Potter che non devono temere di aver paura, che possono confessare le proprie paure senza timore perchè anche i grandi le provano e  che si può lavorare per superarle con carattere e determinazione. In conclusione credo che questo libro  ( e anche gli altri della serie) non siano solo per i ragazzi ma siano letture adatte anche agli adulti. Si trovano molti spunti per riflettere oltre che un sano divertimento dato da una trama avvincente e da personaggi che, per simpatia o per rabbia, riescono a rendere appassionata l'attesa del finale che non è mai scontato! 

lunedì 17 settembre 2018

Recensione I COLORI DOPO IL BIANCO di Nicola Lecca


Buon lunedì a tutti! Settembre procede con il ritorno a scuola delle figlie e quindi con un ritorno alla calma qui in casa...almeno al mattino!  Il clima non mi sta aiutando molto perché le temperature sono quelle tipiche di luglio e io fatico a sopportarle nei mesi estivi, figurarsi se mi "rovinano" anche il tanto sospirato e bramato autunno. Speriamo che prima della prossima settimana arrivi un po' di aria fresca. Oggi vi voglio parlare del libro I colori dopo il bianco di Nicola Lecca, uno dei tanti libri che sostava nella pila dei TBR da parecchio tempo. La sua occasione è arrivata grazie al nuovo obiettivo che devo raggiungere per la Challenge dove è chiesto "un colore nel titolo".


titolo I colori dopo il bianco  autore Nicola Lecca  editore Mondadori
 data di pubblicazione 24 gennaio 2017  pagine 189

TRAMA - Staccarsi dal passato farà male? Silke ancora non lo sa, ma è stanca di Innsbruck: una città gelida e perfetta in cui il destino, ostaggio dell'abitudine, domato dalla disciplina e ammansito dalla ricchezza, se ne sta quasi sempre in letargo. Per vivere a pieno sceglie Marsiglia. Ha voglia di novità, di mare e di colori, e non importa se tutto questo comporterà mille sfide: Silke è finalmente pronta ad affrontarle. Ragazza, ma non ancora donna, rinuncerà al benessere della sua vita privilegiata per trasferirsi in un micro appartamento vicino al porto, lasciandosi alle spalle lo sfarzo della villa di famiglia e il soffocante controllo di genitori ossessionati dalle regole, ancorati alle tradizioni e devoti al culto della reputazione più che all'amore o alla verità. Fin dal primo istante, Marsiglia coinvolgerà Silke nel suo alveare di esistenze complicate, curandola dalla solitudine e accogliendola con una moltitudine che turba e spaventa, rallegra e commuove. Se a Innsbruck il tempo pareva sospeso in un'illusione asettica e le giornate si susseguivano con la grazia innaturale del nuoto sincronizzato, a Marsiglia tutto scorre, governato da un'imprevedibilità che mette a dura prova ma offre, in cambio, vivacità e calore umano. Come accade con Murielle: una vicina di casa chiacchierona che, armata di torte e di prelibatezze africane, aiuterà Silke ad abbandonare la sua riservatezza per unirsi al flusso della città e imparare il valore dell'accoglienza, l'importanza dell'ascolto e l'arte di non prendersi troppo sul serio. Nel fitto reticolato delle stradine marsigliesi, Silke si incontrerà col mondo e si renderà conto che ogni labirinto può trasformarsi in un gioco: un rompicapo da risolvere per dimostrare di essere all'altezza della vita. E quando incontrerà la vecchia gattara di rue de la Palud e il giovane Didier - ladro, atleta e mangiatore di fuoco -, si accorgerà che il destino, capace di togliere tanto, è spesso pronto a dare: proprio quando meno ce lo aspettiamo. Con una scrittura semplice ma elegante, Nicola Lecca realizza l'affresco di una Marsiglia travolgente: e, con uno sguardo pieno d'amore per la vita, rende eterna l'ostinata ricerca di una ragazza desiderosa di un destino che finalmente le assomigli.

RECENSIONE - Il libro I colori tranne il bianco mi solleticava molto, il titolo e la copertina sono molto affascinanti, incuriosiscono e sembrano voler preannunciare una storia vivace e intensa. Invece tra le pagine si precipita nell'angoscia di Silke, la protagonista, giovane e ricca che scappa dalla sua famiglia e dalla solitudine che la accompagna da sempre facendole vedere il mondo tutto grigio. Arriva a Marsiglia per una nuova rinascita: lei che da sempre è stata abituata agli agi e al benessere deve accontentarsi di un piccolo appartamento in una zona piuttosto degradata. Solo la vista del mare la incoraggia a resistere, a prendere il coraggio tra le mani e ad affrontare la nuova colorata città e i suoi pittoreschi abitanti per trovare la nuova sè stessa. 

"Figlia mia, l'abitudine è una droga: dovresti temerla. E' l'imprevisto che ci tiene vivi. E' nell'imprevedibilità che la vita si svela, mettendoci alla prova: per mostrarci chi veramente siamo."

La nuova vita di Silke si dipana tra nuovi incontri - la vicina Murielle e suo figlio Didier, la vecchia gattara e le sorelle pasticciere - e tra episodi sgradevoli che la costringono ad aver bisogno di cure e a fidarsi del prossimo come non le era mai capitato prima. Lei riesce a confidarsi con le nuove amiche, a spiegare perché dalla sua Innsbruck è finita a Marsiglia e questo le serve a capire che deve trovare la sua strada con coraggio. Suo padre le ha sempre insegnato che non si trasgredisce mai alle regole, non si mette mai in imbarazzo la famiglia, non si cambiano mai le abitudini ma lei vuole staccarsi da tutto questo: lei vuole vivere e riuscire anche ad assaporare il gusto della vita e dell'amore. 

"Silke pensa. Pensa che la paura è da sempre in lei come un fango oscuro, capace di togliere trasparenza e lucidità ai pensieri. Paura di suo padre, paura di sbagliare, paura di non essere all'altezza, paura di desiderare, paura di scegliere. Paura di essere scippata di nuovo. Paura dell'amore."

Questo libro è un caleidoscopio di colori e di immagini, l'autore descrive molto accuratamente il calore di Marsiglia e altrettanto bene le freddezza della famiglia di Silke. Nel suo racconto ci porta quasi a percepire i profumi dei piatti cucinati da Murielle o dei dolci preparati dalle sorelle Gineaux, la sua descrizione delle cose accompagnate dal loro colore dona una nota di vitalità alla tristezza da cui Silke cerca di scappare. Il racconto della sua infanzia priva di affetto e di calore, di gesti amorevoli da parte dei suoi genitori scatena un senso di vuoto e di tristezza che trapassa attraverso le pagine e arriva al lettore, la sua voglia di rivincita su un destino che sembra già definito trascina chi legge e incuriosisce. Nonostante ciò mi sento di fare un piccolo appunto negativo: gli spunti e gli argomenti di cui tratta il libro sono molto interessanti e meritano uno sviluppo meno "scontato".  Secondo me si arriva in maniera troppo affrettata alla conclusione: Silke soffre e cerca la rinascita, trova amici nuovi e nuovi scopi per ricominciare con le sue forze a vivere lontana dalla famiglia ed è tutto ben raccontato nella prima parte del libro poi tutto va veloce, forse troppo per concludere bene e portare il lettore alla fine del racconto in maniera accurata. Lo trovo un vero peccato perché le idee di base sono molto buone: dare una svolta ad una vita che non soddisfa è una base interessante per raccontare una storia solo se si riesce a dare carattere ai personaggi (e questo è un punto a favore dell'autore), se si porta per mano il lettore tra i luoghi descritti (e qui c'è calore e colore!)  ma soprattutto se, alla fine del libro, si gira l'ultima pagina appagati dalla conclusione.  Quest'ultimo passaggio è mancato dandomi l'impressione che ci fosse fretta di concludere il libro e a me sarebbe piaciuto invece saperne di più su come Silke affronta la sua famiglia per far conoscere le sue scelte e su come riesce a imbastire la sua nuova vita finalmente vissuta a colori. 

"Non permettere  agli ostacoli di fermarti. Sei caduta. Rialzati."

martedì 11 settembre 2018

Recensione VOLEVAMO ANDARE LONTANO di Daniel Speck

Bentornati! E dico bentornata pure a me perchè mi sto piano piano riappropriando dei miei piccoli spazi dopo aver adempiuto alle incombenze stagionali... una super vendemmia nello specifico. Oggi vi parlo del libro che ho terminato un po' di giorni fa e che inserisco nella challenge Tutti ad Hogwarts con le 3 ciambelle per l'obiettivo "titolo con un verbo".


titolo Volevamo andare lontano autore Daniel Speck editore Sperling & Kupfer
data di pubblicazione 30 aprile 2018   pagine 543


TRAMA -  Milano, 2014. Julia, giovane e brillante stilista tedesca, sta per affrontare la sfilata che potrebbe finalmente coronare i suoi sogni. Ma, proprio mentre guarda al futuro, il passato torna a cercarla nei panni di uno sconosciuto che sostiene di essere suo nonno. Dice di essere il padre di quel padre che lei ha sempre creduto morto, e le mostra la foto di una ragazza che potrebbe essere Julia stessa, tanto le somiglia, se solo quel ritratto non fosse stato scattato sessant'anni prima.Milano, 1954. Vincent, promettente ingegnere tedesco, arriva da Monaco con il compito di testare una piccola automobile italiana che potrebbe risollevare le sorti della BMW. È così che conosce Giulietta, incaricata di fargli da interprete, e se ne innamora. Lei è una ragazza piena di vita e di sogni - ama disegnare e cucire vestiti - ma è frenata dalla sua famiglia, emigrata dalla Sicilia, e da una promessa che già la lega a un altro uomo. Si ritroverà a scegliere tra amore e dovere, libertà e tradizione, e quella scelta segnerà il destino di tutte le generazioni a venire…
Fino a Julia. Proprio a lei, oggi, viene chiesto da quel perfetto estraneo di ricucire uno strappo doloroso, di ricomporre una famiglia che non ha mai conosciuto. Ma che ha sempre desiderato avere. Se accetta, l'attende un viaggio alla ricerca della verità, un tuffo nel passato alla scoperta delle sue radici. L'attendono bugie e segreti che potrebbero ferirla: il prezzo da pagare per riavere un mondo di affetti che le è sempre mancato. L'attende la scoperta emozionante di un amore incancellabile a cui va resa giustizia e di una donna luminosa che, all'insaputa di Julia, vive da sempre dentro di lei e dentro i suoi sogni.


RECENSIONE - Il libro di Daniel Speck mi ha letteralmente rapito il cuore... il suo racconto parte da Milano dove Julia, una giovane stilista che presenta la sua linea alla settimana della moda, apprende da un uomo mai visto prima che suo padre è vivo. Questa notizia fa traballare  il già precario presente della ragazza: lei sull'orlo di un esaurimento nervoso,  scelte lavorative che mettono in discussione i suoi principi e ora scopre che il padre che tanto le è mancato non è morto ma  vive proprio in Italia.  Quell'uomo anziano le racconta una incredibile storia d'amore ma anche di vita che la riguarda molto da vicino; Julia non può non credergli perché lui le mostra una foto che le toglie ogni dubbio. E' il ritratto di una coppia davanti al Duomo di Milano: la ragazza è sua nonna Giulietta  che le somiglia in modo incredibile e accanto c'è lui, suo nonno Vincent che le chiede di ritrovare suo padre Vincenzo e di portarlo in Germania a regolare i conti con un passato non troppo generoso. Per ritrovare le sue origini e colmare il vuoto interiore che genera il suo malessere decide di accontentare quel signore e parte per un viaggio che la riporta ad attraversare decenni di storia fatta di migrazione, di umiliazioni per trovare un lavoro, di compromessi e di rinunce in nome della stabilità lavorativa ma anche affettiva. Julia, un passo alla volta, ritrova la "sua" famiglia e riscopre il valore e la potenza  dell'affetto  che le è stato tolto fin da piccola. 

"La nostra vita non appartiene soltanto a noi. Questa cosa che chiamiamo IO è abitata da coloro che sono venuti prima di noi. Le loro orme sono impresse nella nostra anima. Le loro storie ci rendono quelli che siamo."

Ecco, questa frase riassume in poche righe il messaggio che, a mio parere, conta di più in questo libro. Per Julia diventa importante trovare suo padre per portarlo dal nonno come promesso ma soprattutto per riuscire a ricostruire le basi della sua vita, per dare un nome ai pilastri che reggono la storia della famiglia e che per quanto disastrati e sbagliati sono comunque necessari. Speck, oltre alla storia ben narrata offre una visone molto precisa su argomenti a me cari. Lui descrive la famiglia in diverse varianti: quella tipica italiana da anima e cuore, quella più nordica dove ogni individuo deve cavarsela anche da solo e quella dove ogni cosa deve funzionare perché la classe sociale lo impone. In ogni famiglia però albergano difficoltà e segreti che vengono gestiti in modo diverso e che causano gioie o tanto dolore a chi ne fa parte. Giulietta e Vincent non sono riusciti a diventare una famiglia perché le scelte li hanno allontanati ma la loro è stata una storia d'amore intensa, nonostante la distanza e gli eventi le loro vite erano legate comunque da un sentimento forte. Mi piace che il filo conduttore sia questo: possono esserci molti fattori che regolano la vita di ciascuno ma anche Julia si rende conto che l'amore fa la differenza. Per amore si sceglie, si soffre, si rinuncia, si vive oppure si può anche morire purtroppo. Daniel Speck, da buon tedesco, ha usato una precisione assoluta per dare carattere ai protagonisti del suo libro tanto che, mentre si legge, si rimane totalmente coinvolti nella sua narrazione e si ripercorre la storia di tre generazioni senza mai perdere il filo. Il confronto tra due popoli, italiano e tedesco, vicini geograficamente ma distanti per animo e per concezione di vita esalta il racconto aggiungendo un tocco sociologico che paragona i due mondi. Non è semplice scrivere un libro così corposo tenendo il ritmo costante ma qui ci sono tante cose da scoprire insieme a Julia: la storia di Vincenzo, i motivi di Tanja per averle nascosto il padre, la vita di Giulietta prima insieme a Vincent e poi senza di lui ma con accanto  Enzo e tutto ciò che da queste vicende si sviluppa. Un'emozionante viaggio nei sentimenti, nelle difficoltà e nelle speranze che per decenni sostengono e animano i componenti della famiglia di Julia e anche lei stessa perché la sua vita, alla luce delle nuove scoperte genealogiche, cambia e trova una dimensione che la completa e la rende felice. Un libro davvero da consigliare a chi vuole trovare messaggi di speranza e di fiducia, nonostante la fatica che la vita costringe ad affrontare! Un bellissimo lavoro di Daniel Speck che finisce dritto dritto nella lista dei miei preferiti! 

"Il grande equivoco nasce dall'idea che dobbiamo farcela da soli, invece c'è sempre chi ci sostiene. Non siamo soli a scrivere il libro della nostra vita. Lo scriviamo insieme a chi ci sta accanto e saranno i nostri figli a continuarlo."


sabato 18 agosto 2018

Recensione: Dodici ricordi e un segreto di Enrica Tesio

Buon sabato a tutti! Mi fa quasi piacere pensare che  il mese di agosto sta volgendo al termine... si tornerà presto alla routine scolastica ma pur di non soffrire il caldo mi va benissimo tutto!
Con me sfidano l'afa i fedeli amici libri e, quello di cui vi parlo in questo post, è stato uno dei testi più belli letti quest'anno. Con il libro di Enrica Tesio partecipo alla challenge "Tutti ad Hogwarts con le 3 Ciambelle" per l'obiettivo CE minore.

Sinossi: "Vuoi essere l’addetta al ricordo, bambina mia?" Attilio, il nonno che è stato per lei un padre, fa ad Aura questa richiesta sconcertante: non assistere alla malattia che divorerà la mia mente, ricordami nel pieno della vita. Aura è una ragazza speciale, ha il nistagmo – disturbo che fa muovere le pupille incessantemente e che le è valso il soprannome di Signorina Occhipazzi – e davvero il suo sguardo è sempre rivolto a qualcosa di diverso da quello che vedono gli altri, come alla ricerca di un dettaglio che eternamente le sfugge. Ma proprio per questo Aura è coraggiosa, sa stare sola, sa che gli uomini spesso guardano solo la superficie delle cose: così accetta la sfida e parte per un paese lontano. Quando però, al suo ritorno, scopre che Attilio è stato di parola e si è recluso in una casa di riposo, Aura capisce di non voler rispettare il patto e comincia a cercare il nonno ovunque: nei messaggi che lui ha seminato dietro di sé come sassolini bianchi nel bosco, nella memoria di chi gli ha voluto bene, nei propri ricordi e in quelli di sua madre Isabella, inadeguata all’amore eppure caparbiamente ostinata a cercarlo, sempre troppo “leggera” ma forse per questo capace di rialzarsi quando cade.
È così che Aura raccoglie frammenti dell’esistenza del nonno ma anche di quelle dei molti personaggi che popolano il romanzo: “cocci” di vite autentiche, spesso dolenti, irrisolte ma capaci di incastrarsi le une con le altre in maniera sorprendente.

Recensione:  Dodici ricordi e un segreto è il primo libro della Tesio che leggo ma ho sbirciato tante volte nel suo blog e leggere i suoi post così pungenti ed ironici, pure sarcastici a volte, mi ha fatto pensare ad un libro più "leggero". Invece nulla di tutto ciò passa tra le righe che raccontano di Aura e del nonno Attilio, di mamma Isabella e degli amici Guglielmo e Giordano e di tutta la gente che li circonda. La Tesio racconta la storia di una famiglia molto particolare: c'è nonno Attilio che faceva il maestro e che cresce Aura meglio di come farebbe un padre, c'è Isabella la madre di Aura, strana e inaffidabile che rincorre l'amore anche quando non dovrebbe. C'è Aura, ragazza forte per necessità, solitaria per difesa, unica nel suo particolare nistagmo che le fa muovere continuamente gli occhi. E poi c'è Guglielmo, l'amico del cuore, che è sempre presente per Aura e la aiuta ad affrontare le difficoltà e i segreti della sua famiglia. La storia si svolge a Torino e nei dintorni piemontesi, Aura torna a casa dopo aver trascorso un periodo come ragazza alla pari in Irlanda,  il suo adorato nonno le ha fatto promettere di fare da custode ai suoi ricordi ma non vuole che lei lo veda quando la malattia di cui soffre gli porta via tutto ciò che fa parte del suo passato e anche del suo presente. Tutti i suoi cari cercano di evitare alla ragazza il dolore di vedere Attilio senza dignità ma lei capisce che non può mantenere la promessa fatta. Troppo è l'affetto che la lega al nonno, leggere i foglietti che lui ha seminato per casa lasciando scritti pezzi della sua vita, per farle sapere chi era lui ma soprattutto da dove viene lei e la sua famiglia. Aura parte da quei ricordi per ricostruire la sua storia, per mettere in ordine quelle tessere di puzzle che sembrano essere lei e sua madre, che alla fine, a furia di girare, troveranno il loro incastro. Ed è proprio nonno Attilio a suggerire tutto ad Aura, lei segue il filo che lui le lascia e riavvolgendolo scopre un segreto grande, un fatto che le fa capire quanto amore il nonno ha avuto per lei e la sua mamma e che le dimostra che la verità non esiste se nessuno se la ricorda. Mi sono commossa tanto leggendo questo libro, qui si parla di affetti, della memoria, di poter sempre trattenere i ricordi  e questa è una cosa che mi tocca nel profondo. Intorno a me vedo parecchie persone, anche giovani, che una malattia subdola e terribile costringe a diventare simili a pupazzi: non riconoscono i familiari, le cose che fanno parte del quotidiano, non ricordano nulla della loro vita. Personalmente è una cosa che mi spaventa moltissimo, non ho idea di come potrei affrontare questo se capitasse a me o a uno dei miei cari. Trovo che scrivere, tanto e di tutto, aiuti in ogni caso a mantenere fermi i ricordi, a fissarli affinché non se ne vadano per il tempo che passa o perché una malattia ce li ruba, E anche le foto aiutano, non ricorderanno i nomi ma i momenti! Enrica Tesio ha scritto una storia che mi è entrata nell'anima, ogni riga e ogni pensiero scritto parla di sentimenti, di sensazioni e di difficoltà reali ma al tempo stesso, l'unione che da un senso a tutto ciò è la famiglia e l'amicizia. Due valori fondamentali per me e che mi piace ritrovare sottolineati in questo libro insieme alla memoria, quella che perde Attilio e che Aura ritrova per mettere in fila i puntini e ottenere l'immagine completa che è data dalla sua storia, dalle sue origini e che la fa crescere e maturare come solo nonno Attilio può averle insegnato a fare. La sua è una famiglia "strana": un nonno che le da l'amore al posto della madre, troppo occupata a cercare altro in uomini improbabili e inadatti. E Aura...  forse la vita regala doti speciali quando si nasce in famiglie come la sua: lei è in gamba, sensibile ma corazzata per non subire gli eventi, lei affronta a suo modo tutto e supera ogni cosa. L'unica sua debolezza è il nonno che non vuole abbandonare ed è forte questo sentimento che lo si sente, lo si percepisce leggendo il libro e ti fa stringere il cuore, La consapevolezza  di dover perdere la memoria fa fare ad Attilio cose speciali: indirizza ad Aura ed Isabella i suoi pensieri per non lasciarle sole. Isabella, nella sua fragilità non coglie l'importanza di questi messaggi ma Aura sì e li trasforma in energia per muoversi e scoprire di più, per trovare l'unico segreto di Attilio che da un senso e mette ordine nel caos delle loro vite. E la maturità di Aura esce allo scoperto con la lettera che indirizza alla sua nonna. E che mi ha fatto piangere... perché la vita, a volte, diventa difficile ma con accanto la famiglia, pur nella sua imperfezione, e gli amici  poi succede come dice Guglielmo: " Il vento soffia e cambia le cose e anche le pietre diventano rose... "

martedì 14 agosto 2018

Recensione: Una magia a Parigi di Danielle Steel

Buon martedì a tutti. Oggi è un giorno che non sembra proprio anticipare un estivo e divertente Ferragosto, anzi, il cielo nero che qui da me preannuncia un furioso temporale sembra voler sottolineare il dolore e la tristezza che la tragedia di Genova porta nei nostri cuori. Un pensiero e una preghiera vanno a tutte le vittime e ai loro familiari... augurandomi che certe tragedie non si verifichino mai più! Un ponte dell'autostrada non deve crollare così nel 2018, non si deve più permetterlo! Scusatemi per lo sfogo ma davvero ho tanta mestizia nel cuore.
Ora, in questo post, vi parlo di un libro che ho scelto per la Challenge e per raggiungere l'obiettivo che mi chiede la lettura di un libro con il nome di città nel titolo.

Sinossi: Sei amici, molto affiatati, s'incontrano a una cena, elegante quanto esclusiva. Un evento che si svolge una volta all'anno nella Ville Lumière, all'ombra dei luoghi simbolo della città - a Notre-Dame, vicino all'Arco di Trionfo, ai piedi della Tour Eiffel, Place de la Concorde, tra le piramidi del Louvre, a Place Vendôme -, e dove tutto è rigorosamente in bianco. Dal vestito degli ospiti alle tovaglie, dai fiori alla porcellana. Un'atmosfera speciale che, al termine della serata, quando il sole è ormai tramontato e la luce di migliaia di candele illumina ogni cosa, si accende con il lancio verso il cielo di centinaia di lanterne volanti.
Ognuna custodisce silenziosa al suo interno un desiderio. E, con lo sguardo rivolto verso l'alto, i sei amici le osservano allontanarsi all'orizzonte. Ancora non sanno che quella sera sarà soltanto la vigilia di grandi cambiamenti nella loro vita. Un anno intenso, tra successi e rotture, li aspetta, fino alla prossima Cena in Bianco...

Recensione: La scelta di questo libro è fondamentalmente dovuta al titolo, anzi, solo per il titolo! Mi mancava un libro (non ancora letto e abbastanza insolito) con il nome di città nel titolo. Al supermercato ho trovato questo di Danielle Steel. Dire che ho forzato la mia scelta non è mentire, i libri di questa autrice li ho sempre evitati come evito i libri Harmony ma non perchè io abbia dei pregiudizi su questi tipi di testi solo che ho l'impressione che siano troppo "commerciali".  La trama di questo libro racconta di un gruppo di sei amici, anzi, sarebbero cinque più uno chiamato per far da cavaliere all'unica single del gruppo per la "cena in bianco". Questo evento ha luogo una volta all'anno, in un luogo che viene svelato poche ore prima, a Parigi e chi partecipa deve portarsi tutto il necessario per poter banchettare: tavoli e sedie bianchi, argenteria e il cibo che si intende consumare. Al termine della cena tutto deve sparire, tutto deve rimanere pulito e ordinato. A questa cena partecipano Jean-Philippe e sua moglie Valerie, due loro amici italiani Benedetta e Gregorio e Chantal, un'amica di lunga data di Jean-Philippe. Per non lasciarla da sola viene invitato anche Dharam, un facoltoso imprenditore indiano. Sebbene questa non sia la loro prima cena in bianco, da questo evento in poi, le loro vite cambieranno in modo radicale. Jean-Philippe e Valerie devono decidere se il loro matrimonio vale dei sacrifici e per scoprirlo attraversano un periodo di crisi molto serio. Gregorio ha scavalcato il limite della pazienza di Benedetta, lei non tollera più i suoi flirt soprattutto l'ultimo che gli darà due figli. La misura che una moglie può sopportare è stata abbondantemente superata dalle scappatelle di un play-boy di mezza età che promette amore alla moglie e non sa frenare la gelosia della sua amante! Benedetta trova in Dharam un amico e un inaspettato sostegno nella tempesta che le stravolge la vita. Chantal invece è una mamma sola con tre figli lontani, ognuno con la propria vita realizzata. Lei si è sempre prodigata per non fare mai mancare loro affetto e vicinanza ma ora che ha incontrato Xavier, molto più giovane di lei e veramente innamorato, loro si mostrano diffidenti e quasi contrariati da questa sua relazione. Chantal si adopera per far loro capire quanto sia importante anche la sua realizzazione come donna oltre che come mamma e i figli, alla fine, la capiscono e accettano le sue scelte.  Dopo un anno dalla "cena in bianco" ognuno dei sei amici si rende conto che i desideri espressi con le magiche lanterne dodici mesi prima , in un modo o in un altro, si sono avverati scompigliando le loro vite e donando a tutti un lieto fine... tranne a Gregorio che di tutti è il piu antipatico! Danielle Steel è un'autrice che sforna libri ad un ritmo incredibile, è la seconda scrittrice per copie vendute dopo Agatha Christie addirittura, io però mi sono sempre chiesta come riesca a tenersi i lettori senza stancarli. La sua scrittura nel libro Una magia a Parigi è scorrevole, i personaggi li ho trovati poco approfonditi e, per contro, ho notato una descrizione molto dettagliata delle loro condizioni sociali. Io apprezzo molto quando i protagonisti dei libri che leggo hanno carattere, quando lo scrittore riesce a farmi amare od odiare i suoi personaggi. In questo libro non ho provato nulla tranne un'antipatia viscerale per Gregorio che non ha un pregio nemmeno a cercarlo col lume: fedifrago reiterato, incapace di amare e pure senza un briciolo di dignità... non si può fare di peggio! Come già scritto io non sono prevenuta nei confronti della Steel, se riesce a vendere tanto sicuramente ci sono schiere di lettori che trovano i suoi libri interessanti e io li rispetto. Personalmente ho delle difficoltà ad amare libri che, comunque, finiscono in maniera scontata e che non mi "catturano" già dalle prime righe. Gli autori che sfornano libri a ciclo continuo come possono essere sempre intriganti e sorprendenti nelle loro trame e nei loro finali ma anche nei loro avvenimenti? Questo è quello che mi è pesato di più leggendo questo libro: la sensazione di sapere già cosa succederà, la trama poco avvincente, la mancanza di sintonia tra me e i personaggi; ho letto per forza di inerzia, per arrivare alla fine e poterne scrivere la recensione e non capita spesso. Io amo i libri, di tutti i generi. posso trovare quello che mi colpisce di più, quello a cui mi affeziono, gradire un autore più di un altro ma leggo di tutto. Nelle mie scelte tengo conto comunque del fattore F: il feeling che si crea quando prendo in mano un libro che non conosco o un libro scritto da chi apprezzo, questo mi condiziona  a volte anche sbagliando ma intanto allargo i miei orizzonti! Con il libro di Danielle Steel ho solo aumentato di una unità le sue vendite e ho letto un libro di quelli che definisco "estivi" nel senso più stretto possibile: l'afa di agosto evaporando ne scioglie il ricordo. Con buona pace dei suoi milioni di lettori che spero mi concedano un'opinione personale e spassionata!

lunedì 30 luglio 2018

Recensione: Fiori sopra l'inferno di Ilaria Tuti

Buongiorno! Come procede la vostra estate? Con queste temperature tropicali non mi sento molto attiva ed energica a dire la verità ma mi rendo conto che il periodo e' quello di "sole mare e zanzare" e cerco di adeguarmi. Almeno leggo e cosi non penso ai disagi e voi? Riuscite a leggere quanto vorreste? Io, con sommo piacere, mi dedico alla lettura con molta più calma rispetto ai mesi invernali e, visto che di andare in ferie non se ne parla, il mio paradiso lo trovo fra le pagine dei libri. Oggi vi parlo del libro che ho appena terminato - Fiori sopra l'inferno di Ilaria Tuti - che ho praticamente divorato!

Sinossi: Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, giù nell'orrido che conduce al torrente, tra le pozze d'acqua smeraldo che profuma di ghiaccio, qualcosa si nasconde. Me lo dicono le tracce di sangue, me lo dice l'esperienza: è successo, ma potrebbe risuccedere. Questo è solo l'inizio. Qualcosa di sconvolgente è accaduto, tra queste montagne. Qualcosa che richiede tutta la mia abilità investigativa. Sono un commissario di polizia specializzato in profiling, e ogni giorno cammino sopra l'inferno. Non è la pistola, non è la divisa: è la mia mente la vera arma. Ma proprio lei mi sta tradendo. Non il corpo acciaccato dall'età che avanza, non il mio cuore tormentato. La mia lucidità è a rischio, e questo significa che lo è anche l'indagine. Mi chiamo Teresa Battaglia, ho un segreto che non oso confessare nemmeno a me stessa, e per la prima volta nella vita ho paura».

Recensione: Il libro della Tuti é uscito a gennaio di quest'anno  ed è una lettura che da tempo sostava tra la mia wishlist e ora, complice la Challenge che sto seguendo, ho colto l'obiettivo di questo mese al balzo ( libro con la copertina bianca) per leggerlo.  La storia si svolge tra i monti di una località di nome Travenì, un posto che si potrebbe collocare in un punto qualsiasi delle nostre montagne a nord-est;  fa freddo nelle valli e le giornate sono corte tra quei boschi.  Il commissario Teresa Battaglia e la sua squadra sono chiamati a risolvere un caso di omicidio proprio lassu' ma si trovano a dover indagare su cose molto più sconvolgenti.  Il giovane ispettore Massimo Marini la affianca nelle indagini ma il loro rapporto diventa, fin da subito, una vera e propria schermaglia per la supremazia. Il commissario analizza il crimine su cui indaga con il metodo del "profiler" (chi come me adora Criminal Minds sa bene come lavora)  e quindi il suo compito è unire gli indizi materiali con le tracce psicologiche che gli stessi suggeriscono per poi unirli in una specie di identikit del sospetto da ricercare. Teresa Battaglia è un'esperta in questo e da subito, più che sul modus operandi  si concentra su quello che il colpevole vuole comunicare di sè. Ma i crimini non si fermano ad un unico omicidio, altre due sono le vittime che, seppur conciate male, sopravvivono all'aggressione del killer. Scavando nella storia del paese, nella vita delle vittime e di coloro che, in qualche modo sono toccate dai fatti criminosi, Teresa e Massimo risalgono a segreti inconfessabili e a esperimenti feroci e disumani che la gente del paese non ha saputo o voluto denunciare all'epoca. Il risultato di tutto questo ha un nome e un cognome ... ma non si può definirlo il colpevole.  Tutto quello che lui compie è frutto di un atroce esperimento, di un tremendo abuso e di tante privazioni subite in nome di una presunta scienza che deve dimostrare solo quanto abietto possa diventare l'uomo! Il responsabile di tanto male può essere definito chi compie materialmente i gesti criminosi oppure chi, con scopi tutt'altro che benevoli, manipola, costringe, riduce in schiavitù e abbandona al suo destino un povero individuo inconsapevole? Ilaria Tuti, in questo thriller, riesce a far entrare il lettore nella storia, nella mente dei personaggi e nel pensiero di Teresa che, oltre ad indagare, deve nascondere un segreto sconvolgente e lo fa con un umanissimo ma contenuto strazio.
Teresa ha un senso di protezione verso il colpevole, che diventa vittima egli stesso, perché si rende conto di quanto sia delicata la faccenda che lo riguarda e trova nell'ispettore Marini un ottimo complice per risalire al vero colpevole di tutto. Non posso spoilerare ma la fine è perfetta: i misteri tanto a lungo nascosti riaffiorano e, purtroppo, lasciano dei morti come conseguenza ma la bravura di Teresa Battaglia e della sua squadra toglie il velo di omertà e di vergogna che ristagna tra i boschi e i muri delle abitazioni di Travenì. Un libro bellissimo, scritto con maestrìa dalla Tuti: riesce a descrivere le sensazioni e le emozioni dei suoi personaggi in maniera molto delicata ma anche molto profonda.
La caratteristica del suo racconto che più mi ha colpita è quella di narrare i fatti con dovizia di particolari ma senza mai diventare noiosa, la descrizione dei fatti non si sgancia mai dall'unione di un'analisi profonda della componente umana dei personaggi coinvolti e perfino la descrizione dei luoghi è parte della storia stessa tanto è precisa e indispensabile per tutto l'insieme narrativo. Non meno importante, a mio giudizio, è la bravura della scrittrice nel trovare la chiave giusta per agganciare il lettore e fissarlo al racconto in modo così deciso che non riesce a mollare il libro finché la storia non è conclusa pe poi emozionare e commuovere con un finale non scontato. Una nuova scrittrice con un nuovo libro che mi auguro avrà un seguito... il commissario Battaglia avrà senz'altro qualcosa ancora da raccontarci  ora che l'abbiamo conosciuta!