Don't dream your life... live your dreams!

lunedì 30 luglio 2018

Recensione: Fiori sopra l'inferno di Ilaria Tuti

Buongiorno! Come procede la vostra estate? Con queste temperature tropicali non mi sento molto attiva ed energica a dire la verità ma mi rendo conto che il periodo e' quello di "sole mare e zanzare" e cerco di adeguarmi. Almeno leggo e cosi non penso ai disagi e voi? Riuscite a leggere quanto vorreste? Io, con sommo piacere, mi dedico alla lettura con molta più calma rispetto ai mesi invernali e, visto che di andare in ferie non se ne parla, il mio paradiso lo trovo fra le pagine dei libri. Oggi vi parlo del libro che ho appena terminato - Fiori sopra l'inferno di Ilaria Tuti - che ho praticamente divorato!

Sinossi: Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, giù nell'orrido che conduce al torrente, tra le pozze d'acqua smeraldo che profuma di ghiaccio, qualcosa si nasconde. Me lo dicono le tracce di sangue, me lo dice l'esperienza: è successo, ma potrebbe risuccedere. Questo è solo l'inizio. Qualcosa di sconvolgente è accaduto, tra queste montagne. Qualcosa che richiede tutta la mia abilità investigativa. Sono un commissario di polizia specializzato in profiling, e ogni giorno cammino sopra l'inferno. Non è la pistola, non è la divisa: è la mia mente la vera arma. Ma proprio lei mi sta tradendo. Non il corpo acciaccato dall'età che avanza, non il mio cuore tormentato. La mia lucidità è a rischio, e questo significa che lo è anche l'indagine. Mi chiamo Teresa Battaglia, ho un segreto che non oso confessare nemmeno a me stessa, e per la prima volta nella vita ho paura».

Recensione: Il libro della Tuti é uscito a gennaio di quest'anno  ed è una lettura che da tempo sostava tra la mia wishlist e ora, complice la Challenge che sto seguendo, ho colto l'obiettivo di questo mese al balzo ( libro con la copertina bianca) per leggerlo.  La storia si svolge tra i monti di una località di nome Travenì, un posto che si potrebbe collocare in un punto qualsiasi delle nostre montagne a nord-est;  fa freddo nelle valli e le giornate sono corte tra quei boschi.  Il commissario Teresa Battaglia e la sua squadra sono chiamati a risolvere un caso di omicidio proprio lassu' ma si trovano a dover indagare su cose molto più sconvolgenti.  Il giovane ispettore Massimo Marini la affianca nelle indagini ma il loro rapporto diventa, fin da subito, una vera e propria schermaglia per la supremazia. Il commissario analizza il crimine su cui indaga con il metodo del "profiler" (chi come me adora Criminal Minds sa bene come lavora)  e quindi il suo compito è unire gli indizi materiali con le tracce psicologiche che gli stessi suggeriscono per poi unirli in una specie di identikit del sospetto da ricercare. Teresa Battaglia è un'esperta in questo e da subito, più che sul modus operandi  si concentra su quello che il colpevole vuole comunicare di sè. Ma i crimini non si fermano ad un unico omicidio, altre due sono le vittime che, seppur conciate male, sopravvivono all'aggressione del killer. Scavando nella storia del paese, nella vita delle vittime e di coloro che, in qualche modo sono toccate dai fatti criminosi, Teresa e Massimo risalgono a segreti inconfessabili e a esperimenti feroci e disumani che la gente del paese non ha saputo o voluto denunciare all'epoca. Il risultato di tutto questo ha un nome e un cognome ... ma non si può definirlo il colpevole.  Tutto quello che lui compie è frutto di un atroce esperimento, di un tremendo abuso e di tante privazioni subite in nome di una presunta scienza che deve dimostrare solo quanto abietto possa diventare l'uomo! Il responsabile di tanto male può essere definito chi compie materialmente i gesti criminosi oppure chi, con scopi tutt'altro che benevoli, manipola, costringe, riduce in schiavitù e abbandona al suo destino un povero individuo inconsapevole? Ilaria Tuti, in questo thriller, riesce a far entrare il lettore nella storia, nella mente dei personaggi e nel pensiero di Teresa che, oltre ad indagare, deve nascondere un segreto sconvolgente e lo fa con un umanissimo ma contenuto strazio.
Teresa ha un senso di protezione verso il colpevole, che diventa vittima egli stesso, perché si rende conto di quanto sia delicata la faccenda che lo riguarda e trova nell'ispettore Marini un ottimo complice per risalire al vero colpevole di tutto. Non posso spoilerare ma la fine è perfetta: i misteri tanto a lungo nascosti riaffiorano e, purtroppo, lasciano dei morti come conseguenza ma la bravura di Teresa Battaglia e della sua squadra toglie il velo di omertà e di vergogna che ristagna tra i boschi e i muri delle abitazioni di Travenì. Un libro bellissimo, scritto con maestrìa dalla Tuti: riesce a descrivere le sensazioni e le emozioni dei suoi personaggi in maniera molto delicata ma anche molto profonda.
La caratteristica del suo racconto che più mi ha colpita è quella di narrare i fatti con dovizia di particolari ma senza mai diventare noiosa, la descrizione dei fatti non si sgancia mai dall'unione di un'analisi profonda della componente umana dei personaggi coinvolti e perfino la descrizione dei luoghi è parte della storia stessa tanto è precisa e indispensabile per tutto l'insieme narrativo. Non meno importante, a mio giudizio, è la bravura della scrittrice nel trovare la chiave giusta per agganciare il lettore e fissarlo al racconto in modo così deciso che non riesce a mollare il libro finché la storia non è conclusa pe poi emozionare e commuovere con un finale non scontato. Una nuova scrittrice con un nuovo libro che mi auguro avrà un seguito... il commissario Battaglia avrà senz'altro qualcosa ancora da raccontarci  ora che l'abbiamo conosciuta!

mercoledì 18 luglio 2018

Recensione: Io che amo solo te di Luca Bianchini

Ciao! L'estate procede a grandi passi, siamo già oltre la metà di luglio e io sto piacevolmente assaporando un po' di vero relax! non sono né al mare né in montagna e nemmeno in qualche bellissima città d'arte, sono semplicemente a casa mia, con il condizionatore rotto e il tecnico che si fa attendere e l'afa antipatica ma non importa. Non ho le ragazze da portare a scuola, a nuoto, a musica o a majorettes, non ci sono riunioni di nessun tipo... la pace vera per me! Il tocco sublime a tutto ciò è che posso leggere TANTO e questo, nella mia personale scale del piacere, è assolutamente ai primi posti! Oggi vi parlo di un libro che ho finito di leggere giusto ieri: Io che amo solo te di Luca Bianchini.

Sinossi: Ninella ha cinquant'anni e un grande amore, don Mimì, con cui non si è potuta sposare. Ma il destino le fa un regalo inaspettato: sua figlia si fidanza proprio con il figlio dell'uomo che ha sempre sognato, e i due ragazzi decidono di convolare a nozze. Il matrimonio di Chiara e Damiano si trasforma così in un vero e proprio evento per Polignano a Mare, paese bianco e arroccato in uno degli angoli più magici della Puglia.Gli occhi dei 287 invitati non saranno però puntati sugli sposi, ma sui loro genitori. Ninella è la sarta più bella del paese, e da quando è rimasta vedova sta sempre in casa a cucire, cucinare e guardare il mare. In realtà è un vulcano solo temporaneamente spento. Don Mimì, dietro i baffi e i silenzi, nasconde l'inquieto desiderio di riavere quella donna solo per sé. A sorvegliare la situazione c'è sua moglie, la futura suocera di Chiara, che a Polignano chiamano la "First Lady". È lei a controllare e a gestire una festa di matrimonio preparata da mesi e che tutti vogliono indimenticabile: dal bouquet "semicascante" della sposa al gran buffet di antipasti, dall'assegnazione dei posti alle bomboniere - passando per l'Ave Maria -, nulla è lasciato al caso. Ma è un attimo e la situazione può precipitare nel caos, grazie a un susseguirsi di colpi di scena e a una serie di personaggi esilaranti: una diciassettenne che deve perdere cinque chili e la verginità; un testimone gay che si presenta con una finta fidanzata; una zia che da quando si è trasferita in Veneto dice "voi meridionali" e un truccatore che obbliga la sposa a non commuoversi per non rovinare il make-up.
Io che amo solo te è un romanzo sulle gioie segrete, sull'arte di attendere e sulle paure dell'ultimo minuto. Tra ironia e commozione, quello di Luca Bianchini è un avventuroso viaggio sull'amore, che arriva - o ritorna - quando meno te lo aspetti, ti rimette in gioco e ti porta dove decide lui. Come il maestrale, che accompagna i tre giorni di questa storia, sullo sfondo di una Puglia dove regnano ancora antichi valori e tanta bellezza.

 Recensione: Io che amo solo te è un libro ho letto in pochi giorni. Ricordo di aver visto la pubblicità  dell'omonimo  film con Scamarcio e la Chiatti qualche anno fa ma io preferisco sempre leggere il testo che lo ispira e così non l'ho visto ripromettendomi di prendere in mano il libro quanto prima. Il tempo è passato e l'occasione giusta è arrivata in questi giorni estivi. Luca Bianchini ha scritto una storia che parla di mare, di apparenze, di ricchezze ma non solo di quelle economiche, di sentimenti. Racconta in un intero libro di soli tre giorni: il venerdì dei preparativi, dei ripensamenti, della cura degli ultimi dettagli e degli sbandamenti dei futuri sposi. Il sabato è il gran giorno, tutto deve filare liscio proprio come previsto. La domenica è il giorno dopo, quello in cui tutto è più morbido e rilassato, i risvegli degli sposi e anche quelli degli invitati che possono dire di esserci stati e di aver visto uno spettacolo. In questi tre giorni conosciamo Damiano e Chiara, lui di famiglia benestante e lei con la madre e la sorella ad accompagnarla in questa organizzazione che deve essere perfetta per non far parlare la gente del posto. Ma il racconto delle loro nozze va di pari passo con quello del sentimento che lega i loro genitori nella loro giovinezza e che,sebbene la vita sia andata avanti lo stesso, non si sono mai dimenticati l'uno dell'altra e questo matrimonio concede loro una seconda occasione. Bianchini non è stato molto generoso con i pugliesi, ammettiamolo, da questo libro ne esce un loro ritratto un pochino stereotipato ma bisogna riconoscere che certe cose sono ancora valide anche qui, al Nord: la paura del giudizio altrui, i consigli delle suocere a cui non si riesce a dire di no senza offenderle, il matrimonio per tanti invitati perchè "va fatto così" e non invece una cerimonia intima solo per chi ci sta a cuore. Io ho amici con origini campane e mi raccontano che per loro i matrimoni sono feste grandi, sfarzose e molto spesso esagerate ma così fanno tutti. Ed è questo che traspare un pochino dalle pagine del libro: c'è un paese che giudica e due famiglie che devono passare l'esame, non solo gli sposini. Fanno sorridere poi le parole inglesi che seguono i nomi del fotografo, del parrucchiere, del musicista per indicarne il lavoro... sembra che servano a dare un tono internazionale alla festa. Tutto esagerato, tutto previsto tranne il maestrale: il vento dispettoso che si alza dal mare per rovinare i piani perfetti. E somiglia al maestrale il ballo che Mimì e Ninella (papà di Damiano e mamma di Chiara) si trovano costretti a concedersi al ricevimento: uno sconvolgente risveglio dei sentimenti, di quelli reali, sanguigni e che non passano con gli anni! Questo più di tutto mi ha fatto piacere ritrovare tra queste pagine, non il racconto di un matrimonio da ricchi ma il racconto dello struggimento di un amore costretto a soccombere appena nato ma che non è mai morto, è stato seppellito sotto strati di altra vita, altri eventi, altre persone ma è lì, pronto a ritornare ad ardere se solo Mimì e Ninella lo volessero. La vita reale è questa, oltre le apparenze, le convenzioni, le regole e le rinunce troviamo le emozioni, quelle che ci tengono in pugno il cuore stretto in una morsa di regole e principi che non si possono dimenticare, loro sono i genitori di due ragazzi che si sono appena convolati a nozze e lui è sposato. Questo non li rende liberi di seguire il loro cuore ma finalmente possono sentire la leggerezza e la forza di un sentimento che li unisce come mai prima di adesso. E non è sempre scontato! La vera forza dell'amore non conosce età.

Recensione: Dieci cose che avevo dimenticato di Lucrezia Sarnari

Ciao! In questo periodo sto soffiando via la polvere dal mio blog in maniera molto decisa... tanti post in pochi giorni non ero mai riuscita a scriverli prima d'ora! Diciamo che mi sono imposta delle linee d'azione molto più precise e cerco di rispettarle. Oggi vi parlo del libro che ho terminato ieri sera... quello di Lucrezia Sarnati. Quando ho scelto questo libro mi ha incuriosito molto la copertina, decisamente spiritosa ma al tempo stesso con elementi inaspettati uniti insieme. Devo anche dire che capita a fagiolo: l'obiettivo che devo completare per la challenge mi chiede di leggere un libro con un numero nel titolo! Credo che ci siamo! Dieci cose che avevo dimenticato è una lettura veloce che ti porta ad assaporare il gusto delle cose genuine e semplici.

Sinossi: Marta e Giò sono sorelle, e non potrebbero essere più diverse. Giò vive a Parigi, è libera, senza legami - tranne quello con la sua gatta che l'aspetta a casa la sera - e ha intrapreso una brillante carriera nella pubblicità. Marta invece ha scelto l'amore per il compagno e il figlio di tre anni: da Milano si è trasferita in provincia e lavora come speaker in una piccola radio. A volte ripensa al sogno di diventare fotografa che ha abbandonato per fare la mamma, ma sa che il coraggio e la determinazione della sorella, lei non riuscirebbe a trovarli. Un giorno, però, tutto viene messo in discussione: Giò e Marta ereditano la pasticceria di famiglia e fanno ritorno in Umbria, nel paese dei loro giochi di bambine. Lì, tra ulivi e buon vino, le giornate rallentano e, inaspettato, arriva il momento di capire se quello che hanno costruito le appaga davvero o se bisogna ripartire da zero. E poi c'è lui, uno che sa sempre trovare le parole giuste, e che sconvolgerà le vite di entrambe... Lucrezia Sarnari ci racconta di luoghi in cui il tempo ha ancora il valore di una volta e di donne che smettono di vivere in apnea per lasciarsi alle spalle tutto ciò che le fagocita. Ci ricorda che, anche oggi, in questo mondo che sembra non fermarsi mai, imparare a conoscersi ed essere felici è possibile.

Recensione: Marta e Giovanna sono due sorelle con vite completamente diverse, Marta ama la famiglia e sceglie di formarne una con Fabio e di avere un figlio rinunciando al lavoro e alle passioni. Giò invece vive in funzione della sua carriera, si trasferisce a Parigi dove si dedica anima e corpo al lavoro e ad ottenere la promozione che sente di meritare. Un doloroso imprevisto però la costringe a tornare a casa, nel paesetto dove viveva da piccola con la nonna Caterina che le ha insegnato a fare i dolci e a cucinare tanto bene. Tornare e rivedere anche Marta le smuove la terra da sotto i piedi, le fa scavare nel profondo per capire che ci sono cose importanti da tenere da conto nella vita. La realizzazione professionale non sempre basta, serve il calore degli affetti e un posto da considerare "casa" per sentirsi più complete. Marta invece , in quel piccolo borgo, capisce che non sarà mai una brava mamma se non diventa una donna felice e può farlo solo assecondando i suoi gusti e le sue passioni. Fabio , il suo compagno, è comprensivo e tanto amorevole nei suoi confronti: si rende conto che far crescere un figlio è impegnativo ed è stata Marta a far tutto da sola fin là. Si dice disponibile ad aiutarla e a fare in modo che lei possa ritrovare tutto ciò che ha accantonato per dedicarsi a loro. Anche lo sbandamento che Marco (personaggio carismatico ma molto poco corretto nei confronti di parecchie persone... e non svelo di più! ) causa sia in Marta ma soprattutto in Giò è quasi terapeutico per entrambe. Marta capisce che è ancora una donna desiderabile ma l'unica cosa che vuole è tornare ad amare Fabio e a crescere il suo bimbo. Per Giò invece la batosta è più sonora ma le fa rimettere i piedi per terra e ragionare sul suo futuro in maniera più lucida. Questo libro è stata una bella lettura: semplice, diretta e genuina. La storia di Giò e Marta mi ha fatto tornare indietro con la memoria a rivivere la mia infanzia, la casa della nonna, il suo caffè zuccherato tanto e il pane dentro. Che sensazioni! Sono sapori ed emozioni che rimangono stampate nella memoria e testimoniano l'affetto e il calore che  sapeva dare nonna sia a me che a mia sorella. Infatti un altro elemento che ritrovo familiare nel libro è il rapporto tra sorelle, come Giò e Marta anche io e mia sorella abbiamo condiviso momenti di gioia, dolori e invidie. Tutto superato con l'età e la maturità, infatti ci siamo aiutate tanto da adulte, con complicità e affetto sempre,  nonostante le diverse linee di pensiero. Il rispetto reciproco ci ha sempre permesso di essere sorelle di fatto non solo di nome e di appoggiarci l'una all'altra quando era il momento. Anche le protagoniste del libro fanno così, la distanza ha raffreddato un po' il rapporto ma non l'ha fatto morire e basta ritrovarsi vicine per riscoprire il valore di un legame familiare così forte. Loro, nel paesino della loro infanzia cercano di ritrovare sè stesse, le vere Giò e Marta con le passioni e la vita che le rende felici.  Non sempre essere felici si identifica con l'avere soldi e un bel lavoro oppure una bella famiglia: la felicità arriva quando si è in pace con se stesse e con le proprie aspettative. Possiamo aspirare alla Luna e ottenerla ma non saremo mai felici se la Luna non è quello che veramente vogliamo. Un romanzo che non è sdolcinato oppure banale ma un libro che fa riflettere sul senso che possiamo  dare alla nostra vita. La contrapposizione di Marta e Giò chissà in quanti la rivedono in sè stessi! Chi di noi è certo di fare sempre le scelte giuste, senza mai scendere a compromessi o a sottili ricatti, chi non ha mai tralasciato qualcosa, affetti o attività, per rincorrere la fama o lo status sociale più elevato? A volte ci dimentichiamo davvero di quali siano le vere cose importanti nella vita e di cosa serve per essere realmente felici!

sabato 14 luglio 2018

Un grazie che racchiude tante parole...

Buon sabato! Eccomi di nuovo qui per terminare il resoconto dei miei ultimi slanci creativi... il terzo album di cui vi parlavo nel post precedente! Per farlo sono partita senza un'idea precisa ma volevo provare un tipo di copertina vista su YouTube, in quel progetto era la base  per un  Traveler notebook. Io l'ho modificata e adattata alla mia idea di album per foto e pensieri: ho usato sempre carte di Kaisercraft e di Karine oltre a timbri vari e alla versatili carte per project life. Come noterete nelle foto ho oscurato i volti perché, essendo ritratti anche dei minori, mi sembra il caso di proteggere la privacy di tutti ma mi faceva piacere condividere il mio album con voi. Eccolo...


La copertina
le prime sei pagine

le successive quattro pagine.
Questo è stato un lavoro che finito mi ha dato tantissima soddisfazione, averlo in mano così consistente è stato un piacere. Fin' ora non ho fatto tantissimi album, ho sempre avuto paura di non riuscire a creare un lavoro fatto bene, ultimamente mi sono buttata anche in questa produzione e spero di migliorare. Oltre alle card posso provare a fare di più! Ah... non posso dimenticarmi di farvi vedere tutto il packaging completo che accompagnava l'album...


Come potete vedere ho cercato di fare un insieme in coordinato per dare un po' di tono al regalo! Speriamo che il tutto sia piaciuto come è piaciuto a me prepararlo, pensando a chi lo avrebbe ricevuto. Le mie piccole creazioni portano sempre in dono anche un pizzico del nostro cuore ai destinatari e spero sempre che si possa percepire sfogliandole. Bene, ho terminato il mio gran racconto post-anno scolastico. Vi auguro un pomeriggio solare in questa calda estate. Al prossimo post! 

Ricordi di un anno di scuola passato troppo veloce!

Ciao! Un post dietro l'altro perchè volevo farvi vedere alcuni dei miei lavori scrapposi, a dire il non mi sono mai fermata  con i lavori di carta ma ho pubblicato poco qui sul blog perché mi sono concentrata molto di più sui libri. Mi piace però raccontarvi di tre lavori che mi hanno dato molta soddisfazione sul piano creativo, mi è piaciuto pensarli, crearli e anche guardarli finiti e donarli. Spero che chi li ha ricevuti possa goderseli e, perché no, anche apprezzarli! Sono stati tutti dei pensierini per tre diverse insegnanti che, nell'anno scolastico appena finito, hanno lasciato un segno indelebile nel cuore delle mie tre figlie. Sono state loro che mi hanno chiesto espressamente di preparare un album come ringraziamento per la cura e la passione che hanno dimostrato verso i loro studenti.
Ho scelto per il primo albumino la struttura proposta al meeting ASI Trentino Alto Adige da Roberta Rosi a settembre 2017, mi piace la sua compattezza e il fatto che possa diventare anche un picolo quaderno perchè ci sono pagine a righe, a quadretti e bianche. Ci sono poche foto perché non ne avevo di più ma ho inserito frasi che piacevano molto a me e alle mie ragazze e ci sembravano particolarmente significative. Ho usato carte scrap che avevo a casa (e di cui non ricordo la marca), vellum e carte del project life. Vi lascio  le foto ...




Per il secondo album ho scelto invece di ispirarmi ai lavori della mia amica Francesca Biancon che ha classe e bravura da vendere, nel mio piccolo ho solo avuto il coraggio di usare le carte che ha usato lei , quelle di Creative Studio e visto che è venuto bello grande, ho completato con un set di carte di Karine e abbellimenti vari che avevo a casa. Le foto qui sono più numerose e valeva la pena inserirle per abbinarle anche alle frasi scritte sulle card da project life. Ho lasciato anche degli spazi per scriverci delle frasi, in fondo è un album per conservare dei ricordi, può essere arricchito anche da chi lo riceve! Ma ecco le foto: 




Quando termino dei lavori spero sempre che siano in grado di suscitare delle emozioni in chi li riceve. Tutto quello che preparo con la carta e le foto, i miei lavoretti scrap insomma, sono sempre per i miei familiari o per le persone a cui devo fare un regalo o un piccolo pensiero. Io ci metto sempre un pezzetto di cuore in quello che creo e se traspare agli occhi dei destinatari allora so che ho raggiunto il mio obiettivo. Questi sono due dei tre album preparati ma il post sta diventanto lungo e non voglio annoiarvi. Del terzo progetto vi parlo meglio un'altra volta e ci saranno tante foto pure lì. Grazie per avermi seguito fin qua... e aggiungo solo che è importante tenere conto dei momenti perchè una volta passati non tornano più! Per questo adoro le foto e scrivere, per non dimenticare nulla!

venerdì 13 luglio 2018

Recensione: Pomodori verdi fritti al caffè di Wistle Stop di Fannie Flagg

Rieccomi! Sostenuta ed incoraggiata da una brezza che mi permette di respirare un po', riprendo la tastiera e continuo a scrivervi delle mie letture estive.
Questa volta vi parlo di un altro dei libri di Fannie Flagg: Pomodori verdi fritti al caffè di Wistle Stop, un  libro che mi mancava da leggere e che tenevo pronto sottomano.

Sinossi: Vero e proprio caso editoriale, Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop è un piccolo capolavoro che molti lettori hanno scoperto e amato anche grazie all'omonimo fortunato film dei primi anni Novanta. Coniugando uno humour irresistibile alla rievocazione struggente di un mondo che non c'è più, Fannie Flagg racconta la storia del caffè aperto in un'isolata località dell'Alabama dalla singolare coppia formata da Ruth, dolce e riservata, e Idgie, temeraria e intraprendente. Un locale, il loro, che è punto di incontro per i tipi umani più diversi e improbabili: stravaganti sognatori, poetici banditi, vittime della Grande Depressione. La movimentata vicenda che coinvolge Ruth e Idgie, implicate loro malgrado in un omicidio, e la tenacia che dimostrano nello sconfiggere le avversità, donano a chiunque segua le loro avventure la fiducia e la forza necessarie per affrontare le difficoltà dell'esistenza.

Recensione: Fannie Flagg ha la capacità di fare dei suoi libri una macchina del tempo, leggendo le sue pagine riesco a sentirmi esattamente nel periodo di cui racconta, riesco ad immaginare le atmosfere che descrive e a visualizzarle talmente bene che mi sembrano quasi reali. Insomma, io adoro Fannie Flagg e ogni suo libro mi fa stare bene. Questo fa esattamente anche Pomodori verdi fritti: racconta del caffè alla fermata del treno in uno sperduto paesino dell'Alabama. Lo gestiscono la dolce Ruth e la determinata e forte Idgie. A quel caffè si ritrovano tanti personaggi e il racconto di chi  passa e di che cosa succede in quel locale lo fa Ninny, tanti anni dopo dalla casa di riposo, a Evelyn, una casalinga insoddisfatta che le fa compagnia e ascolta i suoi racconti. La loro conoscenza avviene per caso, mentre Evelyn è all'ospizio per trovare la suocera; Ninny è talmente socievole e bisognosa di raccontare la sua vita passata che non vede l'ora di aver qualcuno che le presta l'orecchio. Non sempre per la povera Evelyn è un piacere sentire i racconti di Whistle Stop ma, col tempo, inizia ad affezionarsi ai protagonisti di quei racconti e a volerne conoscere ogni volta altri  dettagli ed episodi. Più di tutto. però. le serve il sostegno che le offre Ninny, l'incoraggiamento che sembra non avere da nessun altro per uscire da quel giro di pensieri che la sta facendo sprofondare in vortice oscuro e malsano. Le confidenze e i tanti consigli che la vecchia signora le porge, tra una chiacchiera e l'altra, le fanno riscoprire che vale e che può ottenere ancora molto dalla vita! Non le servirà trasformarsi in Towanda (chi di noi non ha mai sognato di trasformarsi in un supereroe per vendicarsi dei torti subiti?) per meritare rispetto e ascolto... saprà svoltare solo con la sua volontà. Quando, qualche anno dopo, Ninny muore, Evelyn va a trovarla per portarle un fiore e le racconta di tutti i cambiamenti avvenuti nella sua vita e la aggiorna sulla vita e sulla morte dei suoi amici e paesani. Che tenerezza quel discorso... due persone conosciutesi per caso che stringono un'amicizia così intensa e così forte! Cosa può mai indicare una vecchia signora ad una molto più giovane come Evelyn? Forse la prospettiva giusta per vedere il reale valore delle cose, della vita e delle persone! Forse può insegnarle il gusto dell'amicizia, la forza dell'amore e la potenza di un piccolo gruppo di abitanti che si aiutano e che superano insieme gioie e dolori.
E' incredibile come la Flagg riesca sempre a farmi stare bene leggendo le sue storie: scrive di argomenti molto intensi ma lo fa con una delicatezza che incanta. In questo libro si toccano temi come la questione razziale, la violenza sulle donne, l'omosessualità. la depressione, la disabilità ma sono talmente funzionali al racconto e così bene inseriti nella trama che tutto si amalgama con la vita vera di Whistle Stop, quella che sembra di assaporare dal vivo leggendo le pagine della Flagg. Esilarante anche il Bollettino Settimanale, con il povero Wilbur che subisce supinamente gli scherni della moglie dalle righe del resoconto che passa agli abitanti di Wistle Stop... troppo divertente! Quando chiudo i libri di Fannie Flagg le sensazioni che mi restano sono quelle di aver sbirciato nelle anime dei personaggi delle sue storie, di averli affiancati mentre loro vivevano le loro vite veraci e di aver potuto percepire i loro sentimenti e i loro stati d'animo. L'intensità con cui l'autrice ci descrive i protagonisti di ogni suo libro, mi piace, mi fa sorridere e riflettere ma soprattutto me ne fa sentire la nostalgia già da quando arrivo all'ultima riga di ogni suo libro.

martedì 10 luglio 2018

Recensione: Chiamami col tuo nome di Andrè Aciman

Buon pomeriggio! La calura estiva frena molto le mie energie e, seppur animata da buoni e dinamici propositi, mi ritrovo a metterci molto tempo per concludere i miei compiti. Una cosa che non rallenta è il tempo, lui scorre che è un piacere ma non posso lasciarmi fregare e rubare momenti importanti: sto pur sempre partecipando ad una challenge che adoro e che mi chiede la puntualità nelle varie scadenze. Dimentico l'afa e, seduta al pc col tuono di sottofondo (ennesimo temporale che non rinfrescherà nulla temo), vi racconto di un libro letto in questi giorni. Chiamami col mio nome di Andrè Aciman  è il libro che, se ho interpretato bene gli indizi, dovrebbe essere il mio Cappello Parlante e farmi ottenere 3 punti in classifica.

Sinossi: Vent'anni fa, un'estate in Riviera, una di quelle estati che segnano la vita per sempre. Elio ha diciassette anni, e per lui sono appena iniziate le vacanze nella splendida villa di famiglia nel Ponente ligure. Figlio di un professore universitario, musicista sensibile, decisamente colto per la sua età, il ragazzo aspetta come ogni anno "l'ospite dell'estate, l'ennesima scocciatura": uno studente in arrivo da New York per lavorare alla sua tesi di post dottorato. Ma Oliver, il giovane americano, conquista tutti con la sua bellezza e i modi disinvolti. Anche Elio ne è irretito. I due condividono, oltre alle origini ebraiche, molte passioni: discutono di film, libri, fanno passeggiate e corse in bici. E tra loro nasce un desiderio inesorabile quanto inatteso, vissuto fino in fondo, dalla sofferenza all'estasi. "Chiamami col tuo nome" è la storia di un paradiso scoperto e già perduto, una meditazione proustiana sul tempo e sul desiderio, una domanda che resta aperta finché Elio e Oliver si ritroveranno un giorno a confessare a se stessi che "questa cosa che quasi non fu mai ancora ci tenta".

Recensione: La trama di questo libro è molto conosciuta ormai, il film tratto dall'opera di Aciman ha vinto un Oscar, quest'anno, per la miglior sceneggiatura. e racconta di Elio e della sua famiglia che ospitano ogni anno uno studente universitario nella loro casa estiva in Liguria. In un'estate degli anni '80 arriva Oliver, studente americano intraprendente e vivace che conquista i familiari e gli amici di Elio ma soprattutto sconvolge lui stesso. Elio è un diciassettenne inesperto e ancora non pratico nell'affrontare i sentimenti forti che sente di provare per Oliver, sentimenti che lo spingono ad essere possessivo, remissivo, geloso e anche audace. Repentini cambi di umore e di atteggiamenti che caratterizzano l'estate di Elio, tutti regolati sul comportamento che Oliver gli riserva e da cui dipende sempre di più. La sua più grande gioia arriva quando parte per Roma con Oliver, frequentano amici e si ritagliando momenti da soli per dare libero sfogo a quei sentimenti che Elio non riesce a reprimere e che non sa ancora come gestire e che Oliver usa a suo piacimento. Al loro ritorno Oliver parte per tornare in America dove poi si sposa e dove porta avanti la sua vita di insegnante universitario con figli. Elio rimane sempre con il suo ricordo impresso nella mente e, tanti anni dopo, va a trovarlo e scopre che nulla nei loro cuori è cambiato. Il libro mi incuriosiva, ho tanto sentito parlare del film che è inevitabile non pensare al testo da cui è tratto. Tendenzialmente sono convinta che i film solo in rari casi siano all'altezza dei libri nella trasposizione cinematografica, almeno è quello che mi è capitato con quelli che ho visto. I testi sono sempre migliori del film; credo che questo caso invece sia diverso perché il libro non mi ha colpito molto ma se il film ha vinto un Oscar magari un motivo c'è! Ho trovato certi punti molto ripetitivi e quasi stucchevoli, Elio prova un sentimento molto forte per Oliver che, all'inizio è descritto in maniera molto delicata e poetica quasi ma in certi punti sprofonda verso un'ossessione esagerata (mi riferisco all'episodio del costume e poi a quella del bagno a Roma); io ho trovato eccessive queste descrizioni che, secondo me, rovinano la purezza della scoperta dei sentimenti profondi di un diciassettenne alle prese con l'amore o quello che lui considera tale. Poi, un'altra parte che non ho apprezzato è stato il discorso del padre a Elio: un gran bel discorso, forte, sostenuto e di conforto ma io lo vedo molto poco credibile... in fondo parliamo degli anni '80 e certe cose non erano così scontate e semplici. Lo stesso incoraggiamento a Elio io l'avrei piuttosto fatto fare magari da un amico di famiglia, da un professore o da qualcuno che non fosse di famiglia. Sono del parere che certe cose sono sempre più visibile a chi non abita con noi e  ci osserva più attentamente e anche confidarsi viene più facile con chi non è nel nucleo familiare. Sono appunti che mi sento di fare a questo libro, da cui mi aspettavo folgoranti pagine e che, invece,  non vedevo l'ora di finire. Io spero soltanto che, almeno, mi sia servito leggerlo per i tre punti nella challenge.