Don't dream your life... live your dreams!

venerdì 27 dicembre 2019

Recensione UN REGALO CHE NON TI ASPETTI di Daniel Glattauer

Buon pomeriggio! Ritorno a scrivere un altro post veloce perché il tempo, ultimamente, non è mio amico e devo recuperare quello perso nei giorni precedenti. In questa mia nuova recensione vi parlo di un  libro che sostava da molto tempo nella mia libreria in attesa del suo momento.



titolo Un regalo che non ti aspetti     autore Daniel Glattauer  editore Feltrinelli
data di pubblicazione 5 novembre 2014    pagine  285

TRAMA - A Gerold Plassek piacciono le cose semplici. Lavora come giornalista per un quotidiano freepress, dove si occupa, senza troppe ambizioni, di cronaca locale. E trascorre gran parte del suo tempo da Zoltan, il bar sotto casa diventato ormai una specie di prolungamento del suo salotto. Una vita facile, basata su tre principi cardine: faticare il meno possibile, stare nell'ombra e trincerarsi dietro a una rassicurante routine. Quando un'ex fidanzata gli chiede di occuparsi per qualche mese del figlio quattordicenne Manuel, Gerold è tutt'altro che felice. Avere un adolescente tra i piedi mina il suo equilibrio, tanto più che la donna gli confessa senza troppi preamboli che il figlio è anche suo. Ignaro di tutto, Manuel passa i suoi pomeriggi nell'ufficio del padre, che si finge indaffaratissimo... a far niente. Ma un giorno la situazione si complica. Dopo l'uscita di un articolo di Gerold su un rifugio per senzatetto, il centro di accoglienza riceve una donazione anonima. Nella busta, diecimila euro e il ritaglio del giornale. La stessa cosa si ripete a ogni pezzo successivo, tanto che, da sconosciuto giornalista, Gerold diventa suo malgrado sempre più popolare. Ma chi è il misterioso benefattore? Che motivazioni ha? E Manuel e Gerold, uniti da questa impresa, riusciranno a dargli un volto?

RECENSIONE - Questo libro è stato uno dei molti acquisti fatti in maniera impulsiva: entro in libreria, scorro gli scaffali, leggo le sinossi e decido cosa acquistare. Molte volte mi oriento con i consigli di blogger che seguo o con i passaparola, in questo caso invece nulla di tutto ciò, l'ho preso senza un motivo preciso. Curiosità, questo credo sia il motivo principale che poi è sfumata nel tempo vista la durata della sua permanenza in TBR. 
In questo strano dicembre l'ho letto, finalmente, e racconta la storia di Gerold, giornalista senza particolari ambizioni che sopravvive scrivendo articoli per giornali gratuiti. il suo hobby preferito è stare al bar, bere e passare il tempo con altri compagni di bevute e non preoccuparsi di molto altro. Un giorno una sua vecchia fiamma gli comunica che deve occuparsi di Manuel e che lui è anche suo figlio. Gerold è costretto a rivedere il suo consolidato stile di vita per farci entrare anche un adolescente che ignora chi sia suo padre. Insieme trovano il modo di sopportarsi ma iniziano così a conoscersi, a condividere momenti di vita e a fare scelte condivise. Quando Gerold pubblica articoli in cui sottolinea situazioni di bisogno, oppure storie di famiglie in difficoltà o di attività benefiche a rischio di chiusura, si ritrova a smuovere una serie di misteriose donazioni che riportano sempre  a lui e a ciò che scrive. Attraverso situazioni esilaranti, momenti di imbarazzo, parole di conforto e molte di sconforto, Gerold si attiva per essere un buon padre e per non soccombere all'alcol e all'apatia arrivando ai festeggiamenti di un nuovo Natale insolito per lui e per la sua famiglia disastratamente allargata. Un libro scritto in modo scorrevole, un ritratto di un uomo che si ritrova il peso di cose inaspettate da affrontare e che vorrebbe solo vivere alla giornata. Gerold cerca di maturare, di crescere insieme a Manuel in modo più maturo, si da una scossa per vedere la sua vita emergere dal piatto e sonnolento stile di vita che lo ha sempre accompagnato. Un libro che fa sperare nella buona occasione, nel colpo di fortuna che arriva prima o poi per chiunque. basta solo non arrendersi, non buttarsi via nei bar o non smettere mai di sperarci. 

Recensione VOLEVO ESSERE UNA VEDOVA di Chiara Moscardelli

Buongiorno e Buone Feste! Riemergo da alcuni giorni intensi, Natale è sempre una gran festa per me e i miei parenti e cerchiamo di viverla veramente al meglio. Io, di mio, riesco sempre a ridurmi all'ultimo minuto nei preparativi e non per pigrizia ma perché mi si accavallano richieste e richieste di favori a cui non so dire di no. Dovrei conoscermi abbastanza bene e decidermi ad iniziare la programmazione del Natale già verso agosto! La conseguenza più evidente di questa mia scarsissima capacità di organizzazione è il ridotto tempo che dedico alle letture, con mio grande dispiacere e con molto senso di colpa. Oggi vi parlo di un libro che ho iniziato e finito in tempo record; era in attesa da un sacco di tempo e l'ho recuperato perché risponde a uno degli obiettivi della challenge delle 3 Ciambelle che mi chiede di leggere un libro con un verbo nel titolo. 



titolo Volevo essere una vedova    autore Chiara Moscardelli      editore Einaudi
data di pubblicazione 21 maggio 2019      pagine  210

TRAMA - Che fine ha fatto Chiara, l'aspirante ma mancata gatta morta? L'abbiamo lasciata a trent'anni, senza uno straccio di fidanzato, e la ritroviamo a quarantacinque, ancora single. Com'è potuto accadere? Com'è arrivata a questa età senza sposarsi, fare figli, adeguarsi alla vita che sua madre e le zie, anche quelle degli altri, prevedevano per lei? Per capirlo Chiara si racconta, ai lettori e all'analista, ripercorrendo gli ultimi dieci anni: il trasferimento a Milano, dove sperava di accasarsi e invece ha trovato sciami di gay, il lavoro in una città che per certi versi le è ostile, i disastri sentimentali e il fatto che tutti, ma proprio tutti, persino il dentista o l'ortopedico, continuino a chiederle perché sia sola. Così, pur di non essere sottoposta al solito strazio, all'ennesima visita medica decide di spacciarsi per vedova, guadagnandosi uno status finalmente accolto dalla società. Se è vedova, allora qualcuno se l'era presa, anche se poi è morto!

RECENSIONE -  Volevo essere una vedova è l'ultimo libro scritto da Chiara Moscardelli ed è anche quello che mi mancava per poter dire di aver letto tutto ciò che questa autrice ha pubblicato. La storia racconta le vicende di Chiara, quarantacinquenne ancora single che crede nell'amore ma che si stufa di doversi giustificare per il fatto di non essere ancora "accoppiata". Nel libro si leggono le sue vicende, a tratti divertenti ma anche molto realistiche e profonde, impariamo a conoscere Chiara attraverso quello che vive, prova e pensa. Viene naturale provare una sottile empatia nei suoi confronti, soprattutto se ci si ritrova in quello che le succede, in quelle occasioni in cui quasi le sembra di dover scusarsi per la sua condizione di single. La Moscardelli ha la capacità di scrivere cose tanto vere in modo veramente tanto ironico, riesce a buttarti la verità di certe situazioni direttamente in faccia senza risultare fastidiosa. Io credo che il suo ultimo libro sia un'analisi lucida e schietta di come la società cataloga le donne in base alla loro condizione, al loro stato civile. Cosa molto antipatica e fuori dal tempo ormai, in fondo, nessuna legge obbliga all'accoppiamento forzoso.  Chiara le prova tutte per cercare un'"anima gemella" giusta, quella che la convinca che il Principe Azzurro esiste davvero e anche per lei. Gli incontri con l'analista, cui si sottopone sfoderando una certa dose di ironia, la aiutano a vedere i fatti da un nuovo punto di vista: non è necessario avere un compagno per essere accettati! In questo libro il messaggio chiave è, alla fine, che per le donne la felicità non deve dipendere dall'Amore. Se arriva va benissimo altrimenti va bene uguale, una donna è già completa da sé, il principe casomai può portare colore e calore ma non sicuramente valore! 
Un libro che vale la pena leggere, lo consiglio alle donne che hanno bisogno di una dose di autostima e di sano "egoismo", nessuno deve per forza indurre  alla vedovanza come paravento... anche se quando ci vuole, ci vuole! Moscardelli docet. 

sabato 26 ottobre 2019

Recensione SARA AL TRAMONTO di Maurizio De Giovanni

Buonasera! Proseguono i post con i resoconti delle mie ultime letture e in questo vi parlo di un libro di De Giovanni. L'autore che conosco per il suo libro sui Bastardi di Pizzofalcone di cui vi parlo qui ha scritto anche dei titoli che raccontano la storia di Sara. In particolare ho scelto Sara al tramonto perchè volevo partire dall'inizio e capire bene le sue vicende per, eventualmente, continuare con la lettura di Le parole di Sara, uscito proprio a marzo di quest'anno. 



titolo Sara al tramonto   autore Maurizio De Giovanni    editore Rizzoli
data di pubblicazione  10 aprile 2018     pagine 360


TRAMA - Sara non vuole esistere. Il suo dono è l’invisibilità, il talento di rubare i segreti delle persone. Capelli grigi, di una bellezza trattenuta solo dall’anonimato in cui si è chiusa, per amore ha lasciato tutto seguendo l’unico uomo capace di farla sentire viva. Ma non si è mai pentita di nulla e rivendica ogni scelta. Poliziotta in pensione, ha lavorato in un’unità legata ai Servizi, impegnata in intercettazioni non autorizzate. Il tempo le è scivolato tra le dita mentre ascoltava le storie degli altri. E adesso che Viola, la compagna del figlio morto, la sta per rendere nonna, il destino le presenta un nuovo caso. Anche se è fuori dal giro, una vecchia collega che ben conosce la sua abilità nel leggere le labbra – fin quasi i pensieri – della gente, la spinge a indagare su un omicidio già risolto. Così Sara, che non si fida mai delle verità più ovvie, torna in azione, in compagnia di Davide Pardo, uno sbirro stropicciato che si ritrova accanto per caso, e con il contributo inatteso di Viola e del suo occhio da fotografa a cui non sfugge nulla. Maurizio de Giovanni ha dato vita a un personaggio che rimarrà tra i più memorabili del noir italiano. Sara, la donna invisibile che, dal suo archivio nascosto in una Napoli periferica e lunare, ci trascina nel luogo in cui tutti vorremmo essere: in fondo al nostro cuore, anche quando è nero.

RECENSIONE - In questo nuovo personaggio che esce dalla penna di De Giovanni io ci ho visto tanta malinconia. Sara Morozzi è una donna schiva, silenziosa, quasi invisibile sia per indole che per lavoro. Lei è stata poliziotta, ora è in pensione e ha lavorato per un'unità speciale che ha saputo sfruttare le sue doti particolari per ascoltare le persone, intercettare i sussurri e il non detto di tutti quelli che hanno qualcosa da nascondere o da decifrare. La vita di Sara non è stata semplice: per seguire il suo cuore ha compiuto la scelta più dura per una madre ma, per i misteriosi casi della vita, ora le è offerta la possibilità di riparare, in qualche modo a tutto quello che è stato. Viola, la compagna di suo figlio che non c'è più, aspetta un bimbo e Sara vuole far parte della loro esistenza. 
Intanto le capita di ritrovare la sua collega Teresa che le chiede aiuto per un caso non del tutto risolto, un ritorno sul campo necessario per salvare un bimba. In questa operazione viene affiancata dallo sgangherato ispettore Pardo che non le ispira molta simpatia. Ad aggiungere talento però ci pensa Viola, che aiuta Sara forte della sua capacità giornalistica. A far da cornice alla vicenda mi è sembrato di percepire l'aria inconfondibile di Napoli, città scenario perfetta direi per questo libro, sfumata, nebbiosa e nonostante questo comunque viva.

"La gente, rifletté Sara resistendo al sonno, si aggrappa. Non fa altro, alla fine. Si aggrappa a una persona, a un animale, a un ricordo. Si aggrappa alle bollette, al mutuo, alle vacanze. Si aggrappa per non affondare, fissando gli occhi su qualcosa  di vicino per non dover guardare lontano, dove risiede solo l'abisso."

Raccontando le vicende di Sara, De Giovanni ci guida  attraverso gli abissi che l'animo umano purtroppo, a volte, genera. Ci mostra quanto Sara  riesca a scavare nelle vite delle persone per ricostruire verità taciute o nascoste. Inevitabilmente questa ricerca si riversa anche nella sua vita e pure in quella di Pardo, entrambi hanno bisogno di ricominciare a trovare un motivo per vivere e non per sopravvivere. Le indagini che compiono insieme ottengono anche questo risultato, li fanno lavorare su loro stessi e ritrovare la voglia di andare avanti. Dopo tante difficoltà una buona notizia.
De Giovanni, con Sara, ha rischiato molto: non è automatico che dopo aver scritto  dei Bastardi di Pizzofalcone  si riesca a replicare con successo e buona scrittura un personaggio femminile così intenso e complesso ma lui ci è riuscito alla grande. Sara al tramonto è un buon libro, da leggere aprendo la mente per percepire i dettagli che ci presenta, pagina dopo pagina. 
Una lettura che sono felice di aver scelto, nonostante il testo non sia proprio recente ma ultimamente sembro cercare libri anche datati per smaltire tutti quelli in attesa .

"Sara al tramonto era diversa. Sara al tramonto aveva nel cuore una porta aperta in cima ad una scala a chiocciola, e quella porta era la sua debolezza." 


venerdì 25 ottobre 2019

Recensione IL MANOSCRITTO di Franck Thilliez

Buon pomeriggio! Il libro protagonista oggi è un vero thriller, uno di quei libri che inizi e non riesci più a posare finché non scopri tutto: chi, cosa, dove e perché sono le domande che girano nella testa leggendo questo scritto di Thilliez. Ed è davvero un'impresa per me, ora, parlarvene senza fare alcun tipo di spoiler! Ci provo e vediamo come va...



titolo Il manoscritto     autore Franck Thilliez    editore Fazi
data di pubblicazione  5 settembre 2019       pagine 478

TRAMA -  Léane Morgan è considerata la regina del thriller, ma firma i suoi libri con uno pseudonimo per preservare la propria vita privata, che ha subito un profondo sconvolgimento: sua figlia Sarah è stata rapita quattro anni prima e la polizia ha archiviato il caso come omicidio a opera di un noto serial killer, pur non essendo mai stato ritrovato il corpo della ragazza. Dopo la tragedia, del suo matrimonio con Jullian non è rimasto che un luogo, la solitaria villa sul mare nel Nord della Francia che Léane ha ormai abbandonato da tempo; ma quando il marito viene brutalmente aggredito subendo una perdita di memoria, lei si vede costretta a tornare in quella casa, carica di ricordi dolorosi e, adesso, di inquietanti interrogativi: cosa aveva scoperto Jullian, perso dietro alla ricerca ossessiva della verità sulla scomparsa della figlia? Intanto, nei dintorni di Grenoble, viene ritrovato un cadavere senza volto nel bagagliaio di una macchina rubata: potrebbe forse trattarsi di un'altra vittima del presunto assassino di Sarah. Le intuizioni del poliziotto Vic, dotato di una memoria prodigiosa, permetteranno di incastrare alcuni tasselli del puzzle, ma altri spaventosi elementi arriveranno a confondere ogni ipotesi su una verità che diventa sempre più distante, frammentaria e, inevitabilmente, terribile.

RECENSIONE - Leggere Il manoscritto è stata un'esperienza incredibilmente angosciosa... questo è uno dei libri gialli più ben scritti che io abbia mai letto. E ne ho letti parecchi!
Franck Thilliez, autore francese che assolutamente non conoscevo, ha scritto un libro matrioska. un romanzo che racconta di un romanzo che nasconde una storia crudele, cruda e davvero ansiogena. Il racconto  parte dal ritrovamento di un manoscritto, una stesura scritta da Caleb Traskman cui manca la parte finale ma che il figlio vuole completare e pubblicare. Non sarà facile trovare un modo per  chiudere il racconto degno dell'autore ma bisogna tentare e magari riuscire a creare abbastanza suspance per mimetizzare il cambio di mano. La vicenda ha come nodo principale la scomparsa di Sarah, figlia di Jullian e Leane. Questo fatto crea reazioni a catena devastanti e la coppia di coniugi fatica a rimanere salda, oltre le apparenze e oltre i sospetti. Ogni pagina racconta di abissi in cui gli uomini possono sprofondare e neppure la bravura di due poliziotti - Vic e Vadim - riesce a evitare epiloghi impensabili.  Tra queste pagine si legge  davvero di ogni tipo di crudele e tragica disumanità e, al tempo stesso, io ci vedo raccontate le paure più profonde di ogni uomo: la morte, la scomparsa di un figlio, l'abbandono... Tutto, per Thilliez, concorre ad aumentare gli interrogativi; ad ogni pagina sembra di capire tutto e la pagina successiva ogni cosa viene rimescolata. Un lettore di thriller si aspetta da un buon libro giallo che il grado di tensione rimanga sempre alto, dall'inizio alla fine, e qui non c'è dubbio davvero su questo. L'autore è un vero genio che scompiglia le cose da subito. Leggere di uno scrittore che ritrova un manoscritto incompiuto che parla di una scrittrice protagonista di un misterioso caso, beh, mi sembra proprio un modo perfetto per intrigare il lettore. In ogni modo le tracce, gli indizi, le vicende paiono suggerire direzioni per la soluzione ma subito dopo arriva il colpo da maestro che ribalta i fatti e si ritorna a leggere con la fretta di arrivare alla soluzione. Un finale d'effetto, degno di un tale libro, quello che arriva all'ultima pagina. Il libro merita il mio applauso più caloroso perché regala momenti di lettura appassionata, curiosa e impaziente. La conclusione è solo il premio effimero infatti io considero un gran privilegio anche solo aver letto questo libro, aver goduto di momenti di reale e intrigante piacere pagina dopo pagina. Chi è appassionato di libri gialli spero mi conforterà in questo e condividerà con me questo pensiero. Un vero genio diabolico questo Thilliez, raramente si leggono libri così intriganti e coinvolgenti dalla prima all'ultima pagina! 

Recensione SE SON DONNE FIORIRANNO di Margherita Belardetti

Oggi presento una lettura che ho fatto in questo ultimo periodo, un libro scelto di pancia, scorrendo i titoli in libreria. Questo, i particolare,  ha catturato la mia curiosità quasi da subito: sarà che a casa mia le donne sono in maggioranza (io e tre figlie!), sarà che la copertina mi è sembrata molto originale, sta di fatto che non ho riflettuto molto per decidere l'acquisto. Completamente a scatola chiusa però ... non conosco l'autrice, non l'ho visto sui social, proprio una totale sorpresa. 


titolo Se son donne fioriranno    autore Margherita Belardetti     editore Piemme
data di pubblicazione 30 aprile 2019     pagine  285 pagine

TRAMA -  Ogni stagione della vita ha una sua luce. Elisa, sessantenne di fresca data, bibliotecaria in pensione, è l'ex moglie di un avvocato in carriera che ha buttato la grisaglia alle ortiche. Madre appassionata di una figlia ormai adulta e residente in una grande città del nord Europa, nonché affettuosa proprietaria di una gatta psicolabile, Nina - detta Prozac nei periodi di turbe -, vive le sue giornate con spirito da ragazza. Mille progetti sempre interrotti e una buona dose di improvvisazione: riordina casa, rimesta nei ricordi, osserva e commenta quanto le accade intorno, si accalora in consigli e rabbuffi alla figlia, sogna le gite in montagna che una caviglia rotta la costringe a rinviare e, quando questo suo tempo a singhiozzo glielo permette, scrive. Anche l'amore, mascherato dalle difese e dagli impacci dell'età matura, si riaffaccia nella vita di Elisa. Prende le vesti di tre campioni maschili che più diversi non potrebbero essere, ma che le permettono di riassaporare tutto il corredo emotivo che pareva dimenticato - batticuori, aspettative, rabbia, eros, indignazione, sfottò. Insieme al teatro amoroso, però, in lei si fa strada una consapevolezza nuova: non sarà nella relazione con un uomo il suo compimento. E nemmeno nel ruolo di madre. Perché anche Elisa sta crescendo: infatti è solo una distorta visione delle cose a far sì che oggi l'invecchiare sia dipinto come decadenza, quando invece è una forma alta di crescita, di messa a fuoco di se stessi. E così Elisa scopre che la aspetta una nuova fioritura: un tempo tutto suo, per mettere a frutto i talenti accantonati - a malincuore - per tutta la vita.

RECENSIONE - Inizio subito con una mia considerazione che devo esternare già dall'inizio: questo libro mi è piaciuto proprio tanto! 
La storia vede la protagonista Elisa, sessant'anni solo sulla carta e pensionata di fatto, attraverso mille impegni, attività, persone che incrocia per poco o da una vita intera, riflettere su quanto possa essere bello anche invecchiare. Ma bisogna farlo senza ansie, senza riflettersi in altri, senza voler raggiungere effimere versioni mascherate di se stessi. Elisa racconta la sua evoluzione, la sua ri-nascita come donna consapevole: non più solo moglie, mamma, figlia, amante ma Elisa con tutto quello che ha dentro. Una scoperta maturata, non improvvisa ma generata da vicende elaborate con la testa non solo con il cuore.
Sua figlia Lena, ormai grande e indipendente, non ha più bisogno della mamma ma di lei come figura di riferimento per un consiglio, per una confessione, per una pacca sulla spalla. Elisa non si aspetta di perdere il suo ruolo così presto, di non essere più utile come un tempo, di dover accettare tutto ciò. 

"Le cose fatte e finite mi incutono rispetto: hanno conquistato un equilibrio prezioso, un'illusione di stabilità che non mi piace turbare."

I suoi amori passano, mutano di intensità ed Elisa, alla fine, si ritrova a far conto solo su sè stessa. Deve imparare a ragionare per lei e per la sua serenità, senza programmi e senza eccezioni.
L'autrice scrive di Elisa in un modo molto preciso, con un linguaggio insolito - forbito e ricco di termini ricercati - che aggiunge interesse alla storia. Le pagine scorrono in modo fluido, la ricerca di stabilità nella vita di Elisa cattura e intriga. Niente è di troppo in questo libro, nessuna riga risulta eccessiva o superflua, tutto concorre per portare chi legge verso la nuova serenità che la protagonista cerca analizzando anche episodi di vita passata. Il racconto si lega tra presente e passato in maniera molto ben intrecciata; ogni dettaglio o ricordo diventa un tassello da incastrare nella descrizione di Elisa e del suo carattere.

"Il crepacuore è proprio questo: strappi, erosioni infinitesimali, minuscoli lutti taciuti, ed è una faccenda di madri. Alla fine, interamente ricoperto di screpolature, come un dipinto antico di craquelure, il cuore si infragilisce."

Consiglio di cuore questo libro a tutti, a noi donne soprattutto, anche se ancora non siamo da pensione, perchè fa sempre bene sapere che il nostro valore non è legato alla giovinezza o al lavoro ma possiamo dare tanto sempre. Un valore aggiunto di questo libro è anche dato dalla scrittura della Belardetti: ricercata e mai banale. Vi basti sapere che ho rispolverato il vocabolario leggendo il suo libro e mi sono scritta le note dei vocaboli che non conoscevo. Erano anni che non mi capitava una cosa del genere e mi è piaciuta perchè ho imparato parole nuove... ditemi voi se sapevate di andare ogni mattina dal prestinaio a far scorta di pagnotte? Ecco, ora lardellerò i miei discorsi con tanti termini nuovi ^_^
P.S.: Mi sono documentata su Margherita Belardetti e questa è la sua prima opera! Aspetto qualcosa di altrettanto interessante molto presto, mi auguro! 

"...E l'amore, lasciamelo dire, è una costruzione magistrale, un castello di carte delicato, ma molto più magistrale è costruire se stessi con pilastri di cemento armato e sapere che su quelle fondamenta poggerai per tutta la vita!"

Recensione LA SPOSA SCOMPARSA di Rosa Teruzzi

Buongiorno e bentornati! Oggi vi scrivo di un libro non proprio recente ma che aspettavo da tempo di poter leggere. L'occasione è arrivata per merito della "Pizza sbagliata" nella challenge librosa che sto seguendo: la richiesta è quella di leggere un libro con meno di 200 pagine e, quindi, ecco la mia scelta cadere sul primo libro della serie che vede protagoniste Libera e le donne della sua famiglia!



titolo La sposa scomparsa    autore Rosa Teruzzi    editore  Sonzogno
data di pubblicazione 8 settembre 2016     pagine  171

TRAMA - Dentro Milano esistono tante città, e quasi inavvertitamente si passa dall'una all'altra. C'è poi chi sceglie le zone di confine, come i Navigli, a cavallo tra i locali della movida e il quartiere popolare del Giambellino. Proprio da quelle parti Libera quarantasei anni portati magnificamente ha trasformato un vecchio casello ferroviario in una casa-bottega, dove si mantiene creando bouquet di nozze. È lì che vive con la figlia Vittoria, giovane agente di polizia, un po' bacchettona, e la settantenne madre Iole, hippie esuberante, seguace dell'amore libero. In una piovosa giornata di luglio, alla loro porta bussa una donna vestita di nero: indossa un lutto antico per la figlia misteriosamente scomparsa e cerca giustizia. Il caso risale a tanti anni prima e, poiché è rimasto a lungo senza risposta, è stato archiviato. Eppure la vecchia signora non si dà per vinta: all'epoca alcune piste, dice, sono state trascurate, e se si è spinta fino a quel casello è perché spera che la signorina poliziotta possa fare riaprire l'inchiesta. Vittoria, irrigidita nella sua divisa, è piuttosto riluttante, ma sia Libera che Iole hanno molte buone ragioni per gettarsi a capofitto nell'impresa. E così, nel generale scetticismo delle autorità, una singolare équipe di improvvisate investigatrici a dispetto delle stridenti diversità generazionali e dei molti bisticci che ne seguono riuscirà a trovare, in modo originale, il bandolo della matassa.

RECENSIONE - Rosa Teruzzi è un'autrice, esperta di cronaca e di indagini, che scrive storie di misteri e di vita ambientate a Milano. Le protagoniste sono donne legate a stretto filo dal fatto di essere madre figlia e nipote: Iole non è la classica nonna che fa la calza ma è vivace, forse un pochino troppo spumeggiante e rimprovera la figlia Libera di non godersi la vita come dovrebbe. Libera ama leggere libri e, per vivere, compone bouquet per le spose nella sua bottega, un piccolo angolo nel casello ferroviario dismesso in cui abita con mamma e figlia. Vittoria, la terza donna di casa, fa la poliziotta e cerca di tenere rigorosamente in riga madre e nonna. Il piglio investigativo non è solo dono di Vittoria ma anche Iole e Libera si mettono a disposizione di chi confida loro i dubbi circa vecchi casi irrisolti. che lasciano dolore e angosciosi interrogativi. In questo primo volume che le vede protagoniste, l'insolito trio si dedica alle indagini, alquanto sgangherate ma non per questo meno efficaci, per trovare soluzione alla misteriosa scomparsa di una ragazza.

"Succede spesso così, dopo una tragedia, pensò: il dolore non cementa l'unione dei sopravvissuti ma mette quelli che si rassegnano contro chi si ostina a combattere, facendone dei nemici. E' il danno collaterale di tante disgrazie ..."

La Teruzzi dimostra un talento particolarmente spiccato nel tratteggiare i contorni di queste tre figure femminili molto diverse tra loro ma perfettamente incastrate l'una con l'altra. Iole, Libera e Vittoria sono la rappresentazione di tre modi diversi di intendere la vita: chi la prende di petto e gode di ogni momento come la più anziana del gruppo; chi la vive con curiosità ma tenta sempre di scappare da tutto quello che porta scompiglio in una vita calma e quasi piatta come Libera. E infine c'è chi ha regole che rispetta sempre, andando anche oltre ciò che potrebbe portare gioia, spensieratezza e anche alleggerire la quotidianità, in nome di un rigore morale e professionale che non cede mai come Vittoria.

"Libera osservava, come una spettatrice a teatro, quella commedia che conosceva così bene: sua mamma , la sfacciata, e sua figlia, la sfinge, che si tenevano testa reciprocamente: due autentiche femmine alfa, ognuna a modo suo."

Insomma, in questo romanzo ciò che colpisce non è solo il giallo da risolvere ma più di tutto ciò che esalta la lettura è proprio leggere le vicende delle tre donne: tra sotterfugi, confessioni, segreti e parrucche, è davvero una ventata di vitalità scoprire come le intrepide investigatrici si attivano per investigare in modo ruspante e creativo. Questo libro è ben molto ben scritto: Rosa Teruzzi usa un linguaggio chiaro ma ugualmente preciso e chi legge non ha difficoltà a seguire il mistero della ragazza scomparsa e a voler azzardare ipotesi sul colpevole, ovviamente niente è come sembra e anche la soluzione sarà sorprendentemente d'effetto. Ho adorato ogni riga letta e, sinceramente, devo sbrigarmi a recuperare gli altri libri che seguono per sapere come evolveranno le avventure delle nostre care protagoniste e sono certa che ritroverò il carisma e la verve di Iole, Libera e Vittoria. 

venerdì 27 settembre 2019

Questa volta leggo... I LEONI DI SICILIA - la Saga dei Florio di Stefania Auci

Buongiorno! Oggi è il mio turno per presentarvi un libro per la rubrica Questa volta leggo... che mi chiede di recensire un libro comprato/regalato in vacanza.


Devo fare una doverosa premessa: io non ho fatto vacanze ma solo giretti dalla mattina alla sera, il mio libro quindi è un acquisto fatto durante una di queste gite giornaliere e spero che possa valere ugualmente. Vi dico anche che quello da me scelto è un gran bel libro, di cui sicuramente avrete sentito parlare tanto. I leoni di Sicilia - La saga dei Florio è anche il titolo imposto, da indovinare, per la challenge librosa cui partecipo.


titolo I leoni di Sicilia - La saga dei Florio    autore Stefania Auci    editore Nord
data di pubblicazione 6 maggio 2019    pagine 437


TRAMA - Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città, poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione... E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri - il marsala - viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re; a Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno - sott'olio e in lattina - ne rilancia il consumo in tutta Europa... In tutto ciò, Palermo osserva con stupore l'espansione dei Florio, ma l'orgoglio si stempera nell'invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono comunque «stranieri», «facchini» il cui «sangue puzza di sudore». Non sa, Palermo, che proprio un bruciante desiderio di riscatto sociale sta alla base dell'ambizione dei Florio e segna nel bene e nel male la loro vita; che gli uomini della famiglia sono individui eccezionali ma anche fragili e - sebbene non lo possano ammettere - hanno bisogno di avere accanto donne altrettanto eccezionali: come Giuseppina, la moglie di Paolo, che sacrifica tutto - compreso l'amore - per la stabilità della famiglia, oppure Giulia, la giovane milanese che entra come un vortice nella vita di Vincenzo e ne diventa il porto sicuro, la roccia inattaccabile.

RECENSIONE - In questo libro bello corposo c'è racchiusa, oltre alla storia della famiglia Florio come già dice pure il sottotitolo, una grande parte della storia italiana e non solo dell'800. Le lotte per l'indipendenza dalla monarchia, i re che sembrano illuminati ma che vengono anche sopraffatti dalla voglia di libertà che la gente cerca da tanto. Un ripasso storico che mi fa molto riflettere in questi tempi, c'è bisogno di ricordare che in altri tempi c'è chi si è battuto per un'unità e una coesione che ora ha perso valore e sembra non contare più per nessuno. Stefania Auci ha scritto un meraviglioso romanzo che, partendo dalle vicende di una famiglia storica - i Florio - descrive il contesto in cui si dipana ogni loro movimento. Partiti dalla Calabria, lasciano la terra natale in cerca di fortuna e la Sicilia sembra il posto più adatto ai loro commerci. Purtroppo in ogni cambiamento c'è qualcuno che subisce e in questa storia è Giuseppina, la moglie di Paolo Florio che parte malvolentieri da casa sua. Si adatta, come ogni donna dell'epoca era abituata a dover fare, conta nel sentimento che comunque non le viene mai ricambiato. Neppure la nascita del figlio allevia il senso di vuoto che non la abbandona mai. L'unico che può alleviare la sua solitudine e offrire un pochino di sostegno è il cognato Ignazio, lui la aiuta ad accettare il trasferimento e a ritrovare un po' di pace e ricominciare una vita in terra siciliana. Il commercio di spezie procede, a volte a stento a volte speditamente ma gli orizzonti si espandono e i Florio riescono ad allargare i loro ambiti. Nel frattempo la famiglia attraversa lutti, amori, nascite e rinascite. Un romanzo grandioso, una storia familiare che esalta il potere della famiglia intesa come clan, come energia esplosiva per ottenere un riscatto sociale tanto agognato. Vincenzo, figlio di Paolo e Giuseppina mette tutto il suo vigore di giovane forte e scaltro nell'ampliamento l'attività di famiglia nonostante gli avvenimenti storici non siano sempre favorevoli. Altrettanta energia la dedica all'amore della sua vita, Giulia, che però farà anche soffrire in modo pesante. Leggere questa storia offre al lettore un racconto che sembra farci scorrere gli eventi dinanzi, come davanti al grande schermo di un cinema. La Auci ricostruisce in modo certosino i dettagli dei luoghi, dei profumi, degli avvenimenti politici e storici che ci danno esattamente l'idea di come funzionavano i commerci all'epoca. E non solo: ci spiega benone come gli affetti, la posizione  sociale e il denaro siano sempre gli indicatori maggiori per stabilire quanto vale ogni persona. La gente mormora, la gente deve vedere... successi o fallimenti che stabiliscono potere o l'incapacità di un individuo. Ho letto questo libro praticamente in due giorni, le pagine scorrono veloci e tanta è la curiosità di sapere, di conoscere l'evolversi delle vicende in casa Florio. Nulla è scontato, tutto è in fermento e la curiosità accompagna il lettore pagina dopo pagina, fino alla fine che è un altro colpo da maestro. Credo di non aver provato una tale sensazione di grandiosità dall'epoca dell mia lettura del  Gattopardo e, personalmente, questo libro me lo ricorda molto: il senso di maestosità e di grandezza dedicata al concetto di famiglia mi colpisce in entrambi, anche se i Florio fanno quanto in loro potere per espandersi tanto quanto la famiglia del principe di Salina si rifiuta di adattarsi ai cambiamenti. Comunque due libri in cui l'elemento principale, a mio avviso, risulta essere il legame familiare che anima e sospinge oppure soffoca ma che è l'ingrediente predominante nel periodo storico in cui la Auci ambienta la saga dei Florio. Un libro super consigliato a tutti coloro che apprezzano le storie concrete e di valore.
Vi lascio qui sotto il calendario delle recensioni di questo mese..
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Se cercate libri e recensioni interessanti per scoprire nuove letture vi consiglio di fare un giretto tra i blog delle mie compagne di rubrica! Buonissime letture a tutti.

giovedì 26 settembre 2019

Recensione DEMELZA La saga di Poldark di Winston Graham

Buongiorno! Il nuovo giorno mi vede alle prese con nuove letture e nuove recensioni da scrivere per parlarvi di libri letti negli ultimi giorni e che lasciano sempre pensieri e riflessioni anche dopo aver chiuso il libro. Molte volte i pensieri sono positivi, il ricordo di un bel libro lascia traccia per molto tempo ma anche le impressioni meno entusiaste fanno pensare. Nel cammino di ogni buon lettore si possono trovare libri che piacciono tanto, mediamente o per niente. Io mi reputo fortunata, nelle mie scelte poche volte ho trovato libri che non mi sono proprio piaciuti e comunque, per apprezzare quelli proprio belli ogni tanto bisogna beccare quello così così. Oggi il mio post non riguarda affatto un libro passabile ma è un secondo volume di una serie che amo già tanto: la saga dei Poldark di cui ho già scritto qui e che stavolta vi presento con Demelza.


titolo Demelza La saga dei Poldark autore Winston Graham  editore Sonzogno
data di pubblicazione 2 febbraio 2017  pagine 491

TRAMA - Cornovaglia, 1788-1790. Le nozze tra Ross, gentiluomo dal carattere forte, avverso alle convenzioni sociali, e Demelza, bella, brillante, ma figlia di un povero minatore, hanno scandalizzato l'alta società locale, che non approva il matrimonio di un nobile con una plebea. E così Demelza, pur facendo il possibile per assumere le maniere di una signora raffinata, fatica a conciliare il mondo da cui proviene con quello cui ora appartiene, e sì sente umiliata dai modi altezzosi di chi la circonda. Questo non le impedisce però di stare al fianco di Ross, che si trova ad affrontare la grave crisi economica in cui versa il distretto: l'industria del rame è infatti sull'orlo del collasso a causa di banchieri senza scrupoli, come lo spietato George Warleggan. Mentre dalla Francia soffiano i venti della rivoluzione e il malcontento dei minatori, ridotti alla fame, sembra pronto a esplodere, Ross decide di sfidare i potenti nel tentativo di riportare giustizia e prosperità nella terra che ama, nonostante il rischio di perdere tutto ciò che ha costruito. Tra sfarzosi eventi mondani, passioni maledette e amori ritrovati, tempeste di feroce bellezza e naufragi che sembrano benedizioni per la povera gente, Ross e Demelza tornano con il secondo episodio della saga di Poldark.

RECENSIONE - In questo secondo volume della serie dedicata alle vicende della famiglia Poldark si raccontano gli eventi, gli amori, le delusioni e le tragedie che vivono i protagonisti in quel meraviglioso scenario che offre la Cornovaglia. Il periodo è quello del tardo 1700 e le condizioni economiche della popolazione non sono affatto prospere, il lavoro è poco ed è dura trovare di che sfamare le famiglie. Ross Poldark, nonostante il suo nobile nome, non esita a spendersi per difendere i diritti del popolo e si schiera sempre a fianco di chi è debole e bisognoso. Il suo coraggio e la sua nobiltà d'animo sono sostenuti dall'avere al suo fianco una donna come Demelza. Lei, di umili origini e dai modi spicci, dopo aver sposato Ross cerca in tutti i modi di meritarsi l'amore del marito anche cambiando e raffinando il suo stile. Quello che non cambia è la sua veemenza e la grinta quando ci sono ingiustizie da far emergere oppure generosità da concedere alle persone che hanno bisogno. Demelza si trova spesso a dover gestire situazioni critiche, dove il cuore e la ragione spesso non trovano punti d'incontro. Il libro, facente parte di una serie composta da ben dodici libri scritti da Graham dal 1945 al 2002, è scritto con un'intenso lavoro scenografico. I paesaggi della Cornovaglia, dove i protagonisti risiedono, le descrizioni di tutto ciò che fanno o vedono i personaggi di cui il libro parla fanno in modo di portarci tra loro a seguire le vicende da vicino. Questo è uno dei motivi per i quali apprezzo questo romanziere e mi piace leggere dei Poldark, la minuzia di particolari, le sfumature dei caratteri delle persone, i risvolti belli e meno belli delle vicende che vi sono descritte. Quello che mi colpisce molto è la forza di Ross: lui, uomo di forti e nobili princìpi, riesce a trascinare e a rincuorare chi gli sta vicino, in ogni evenienza. Un protagonista con un'aura di potere, mai troppo esaltata ma sempre sotto gli occhi di tutti; per questo tutto ciò che lui fa assume valore, nel bene e nel male, perchè il suo carisma può esaltare o far affondare chiunque gli si contrappone. Demelza è la donna perfetta per lui, altrettanto forte ma bisognosa al tempo stesso di essere protetta da un uomo che la ama per quello che è: testarda e generosa, indipendente e coraggiosa, solida ma delicata. Insieme danno forza al valore di famiglia, quella che garantisce la protezione nel momento di difficoltà, quella che non si limita al sostegno economico ma che tesse la rete di salvataggio per i momenti infelici, per i lutti e per quando tutto sembra sprofondare. Un romanzo che emoziona, che mi emoziona tanto e che spero di continuare ad apprezzare anche nei prossimi libri della saga.

Recensione E' TEMPO DI RICOMINCIARE di Carmen Korn

Oggi piove, con il fresco si riesce a mettere in ordine i pensieri in modo più ordinato e semplice. Adoro l'autunno ... forse l'ho già scritto altre volte tra le righe del mio blog ma lo ribadisco ancora: il caldo non è un clima che mi giova! Torno subitissimo al mio obiettivo principale che è parlarvi dei libri che leggo e, nello specifico, stavolta vi lascio i miei pensieri sul secondo libro della trilogia di Carmen Korn.


titolo E' tempo di ricominciare    autore Carmen Korn   editore Fazi
data di pubblicazione 8 aprile 2019     pagine 563

TRAMA - È il 1949. La guerra è finita. I nazisti sono stati sconfitti. Come molte altre città, Amburgo è ridotta a un cumulo di macerie e in parecchi si ritrovano senza un tetto sulla testa. Fra questi, Henny, che ha finalmente accettato di sposare Theo e continua a cercare la cara Ka?the, che risulta ancora dispersa nonostante l'amica sia sicura di avere incrociato il suo sguardo, la sera di San Silvestro, su quel tram... Nel frattempo, mentre Lina e la sua compagna Louise aprono una libreria in città, Ida si sente delusa dal modesto ménage coniugale con il cinese Tian, pur avendo mandato all'aria il suo precedente matrimonio per stare con lui, e ricorda con nostalgia la sua giovinezza di rampolla di una famiglia altolocata. Sono in molti ad aver perso qualcuno di caro, e sono in molti ad attendere il ritorno di qualcuno, giorno dopo giorno, alla finestra. Ma per i sopravvissuti tornare a casa non è facile, si ha paura di cosa si potrebbe trovare, o non trovare più.Gli anni passano, i figli delle protagoniste crescono e anche loro hanno delle storie da raccontare. Sullo sfondo, la ripresa dell'economia tedesca e le rivoluzioni sociali che hanno scandito gli anni Cinquanta e Sessanta: lo sbarco sulla Luna, la costruzione del Muro di Berlino, il riarmo e la paura del nucleare, l'arrivo della pillola anticoncezionale, l'irruzione della televisione nella vita quotidiana delle famiglie, l'inizio dei movimenti studenteschi e la musica dei Beatles. Dopo "Figlie di una nuova era", il secondo capitolo di questa trilogia che racconta la vita di quattro amiche nella Germania del Novecento.

RECENSIONE - Nel secondo libro di Carmen Korn ritrovo le amiche Henny, Kathe, Lina e Ida che, passata la guerre e i suoi disastri, cercano di ricostruirsi una vita che faccia loro dimenticare il periodo buio che la Germania si lascia ale spalle. La loro rinascita passa attraverso il lavoro, i figli, il coraggio di ripartire nonostante le ferite più gravi siano quelle scavate nel loro animo. Ognuna di loro cerca di metter ordine, di ritrovare affetti e di scoprire anche i cambiamenti che inevitabilmente gli anni portano alle persone e alle cose. Le protagoniste del libro raccontano di cose semplici, di argomenti spinosi e di decisioni anche discutibili ma che portano il lettore a sentirsi partecipe. La scrittura che la Korn usa in questi libri è decisamente coinvolgente, + inevitabile sentirsi catapultati dentro la storia, leggere con avidità le pagine, che non sono poche, per conoscere di più, per sapere come va a finire, per sapere come evolvono le vite delle quattro amiche e dei personaggi che gravitano loro intorno. Amburgo cerca di rinascere e la gente si arma di intraprendenza per presentarsi al meglio dopo gli anni della guerra. Il gruppo di amiche, che la Korn ci insegna ad apprezzare già dal primo volume della serie, ci mostra le loro difficoltà, le loro insicurezze ma anche la loro tenacia e la forza dei loro sentimenti in modo schietto e realistico. Non tutto è facile, non si cancellano sofferenza e dolore ma il fatto di essere legate da un'amicizia forte e duratura è la marcia in più per farcela. Un libro che insegna ad avere fiducia, a considerare i legami familiari e di amicizia, in modo serio perchè sono gli unici che al bisogno salvano. Leggere un libro così insegna a valorizzare i rapporti, a tener conto delle persone per creare n filo di mutuo soccorso: in questo caso è la guerra appena passata da metabolizzare ma può essere qualsiasi l'ostacolo che una necessita l'appoggio di persone amiche. Carmen Korn offre un ritratto schietto e attento di sentimenti forti, di persone realisticamente emozionanti che fanno provare a chi legge, un'altalena di reazioni diverse tanto è il potere dell'autrice nel trasportarci empaticamente tra le pieghe del romanzo. Un libro, questo, che mi sento di consigliare caldamente a tutti per il piacere che offre di leggere una bella storia e di una trama veramente ben articolata e intensa. 

mercoledì 25 settembre 2019

Recensione STELLE MINORI di Mattia Signorini

Buonasera! Ritorno a scrivere qui sul blog dopo un lungo tempo e vi confesso che non sono rimasta con  le mani in mano. Settembre a casa mia è, ogni anno, un mese complicato è il mese dei nuovi inizi, delle ri-partenze , della vendemmia e delle conseguenze che lascia. Stavolta, anzi, per il secondo anno consecutivo mi rimane una congiuntivite allergica dispettosa e resistente che non mi concede molte possibilità di procedere con le mie letture. Comunque io resisto e oggi vi scrivo le mie impressioni sul libro di Mattia Signorini.


titolo Stelle minori   autore Mattia Signorini editore Feltrinelli
data di pubblicazione 6 giugno 2019   pagine 224

TRAMA - Sono passati nove anni dal giorno che ha deviato il corso della vita di Zeno, quando in un tragico incidente muore il suo professore, Nicola Sceriman. Ora Zeno ha trent'anni, insegna in un liceo e sta per sposarsi: è arrivato il momento di fare i conti con il passato. Perché solo lui e Agata, la sua ragazza di allora, sanno come sono andate davvero le cose, solo loro conoscono la verità sulla morte di Sceriman. Ed è proprio Agata a rompere l'antico patto di silenzio attraverso una lettera in cui gli chiede di incontrarla: "Ci sono delle cose che ancora non sai, Zeno. È sull'Altopiano di Asiago che è iniziato il nostro silenzio, e credo sia lì che dobbiamo concludere questa storia, adesso con le giuste parole. Ho bisogno di farlo, perché ho paura di quello che accadrebbe alla tua vita se ritornasse a galla tutto quanto". Nel ricostruire quel giorno lontano torna l'amore che legava Zeno e Agata e tornano le promesse di futuro che gli anni dell'università e della gioventù portavano con sé, l'impressione di poterlo cambiare, quel futuro, il fascino sprigionato da Sceriman - autore di un solo romanzo, acclamato dalla critica e amato dai ragazzi, "La natura umana", e professore anticonvenzionale, capace di stringere con gli allievi rapporti di grande vicinanza, di coinvolgerli in progetti ambiziosi, esaltanti... Ma tornano anche le verità nascoste, le ombre che raccontano un'altra storia.

RECENSIONE - La storia di Agata e Zeno, i protagonisti di Stelle minori, raccontano di eventi passati ma che, nonostante gli anni trascorsi da quei momenti, fanno parte ancora del loro presente. Tutto si svolge tra la città universitaria, dove i due si conoscono e studiano, e l'altipiano di Asiago - splendidi paesaggi e quiete paradisiaca - che fa da cornice inconsapevole agli avvenimenti della giovinezza di Agata e Zeno. Sullo sfondo aleggia la tenera storia d'amore che lega, con un filo sottile di complicità muta e cieca, tutte le vicende che si susseguono poi. In primo piano troviamo sempre il carisma e il fascino del professor Nicola Sceriman che conquista l'attenzione dei suoi studenti sull'onda di un libro provocatorio e con lezioni coinvolgenti. Succede poi che il professore chiede ad un gruppo di suoi studenti di attivarsi per aiutarlo a concretizzare un progetto ambizioso: lavorare ad una rivista nuova, anticonformista e libera, un'idea che galvanizza i ragazzi che lo considerano un mentore. Inizia così una frequentazione stretta tra il docente e i suoi studenti, tra loro anche Zeno e Agata, che si sentono parte attiva nella creazione di un sogno. Il loro stato di grazia viene complicato dai rapporti che nascono tra componenti del gruppo, dalle cose non dette e dai particolari che sfuggono al loro controllo. Le conseguenze, è inevitabile, si riflettono nelle loro vite anche a distanza di anni e le ombre che ricoprono la loro esistenza richiedono attenzione. Il passato presenta il conto per ciò che è rimasto in sospeso tanto a lungo ed è una questione che Agata e Zeno devono risolvere. La mia impressione su questo libro di Signorini, il primo che leggo di questo autore, è ambivalente. La storia è raccontata in prima persona da Zeno, una sorta di diario che ripercorre gli avvenimenti dall'inizio dell'università ai giorni nostri e la scrittura è svelta, incisiva e molto curata. La lettura risulta quindi molto scorrevole ma, e non so se l'autore voleva volutamente questo, i fatti da un certo punto in poi diventano prevedibili. Io ho iniziato a dedurre lo svolgimento del racconto e mi sono sentita un pochino privata del gusto della lettura, ho perso il colpo di scena che mi aspettavo dopo aver letto le prime pagine. Insomma, ho potuto apprezzare solo la bravura di uno scrittore per come usa la lingua ma, in quanto a suspence, Stelle minori mi ha lasciato un leggero senso di vuoto. 

"Chi ama leggere sa che non potrà mai tenere i libri lontani per troppo tempo. Sono oggetti silenziosi che portano con sé un grande potere: resistono alle variazioni del tempo e sanno attendere i loro lettori. Possono stare in una libreria o in uno scaffale per anni. Poi a un tratto, mentre tutto il resto fa silenzio, ti chiamano con la loro voce sommessa. Credo che chi non ha mai letto un libro in vita sua semplicemente non abbia l'orecchio allenato ad ascoltare quella voce."

Mattia Signorini scrive questo, tra le pagine del suo romanzo, e io non posso che dargli ragione ma Stelle minori non ha la voce sufficientemente forte per riuscire a chiamarmi, per lasciarmi un ricordo vivido di quanto ho letto. Mi rimane solo il piacere di un libro ben scritto ma con una storia che non è riuscita ad agganciarmi tra le righe e ad accompagnarmi alla fine con il senso di completezza che ricerco sempre nei libri che leggo. Ma potrebbe anche essere che sbaglio punto di vista: mi fisso su quello del lettore e non mi metto dalla parte dei protagonisti che raccontano i loro dubbi e le loro difficoltà come in confessione. 

lunedì 19 agosto 2019

Recensione TI RUBO LA VITA di Cinzia Leone

Buon lunedì e buon inizio settimana. Superato il giro di boa di metà agosto si cominciano a fare i bilanci post-vacanzieri.  Avete trascorso una buona estate? Per quel che mi riguarda quando è passato Ferragosto si inizia con il conto alla rovescia per Natale! Sono eccessivamente proiettata in avanti? Forse si ma confesso, e credo sia risaputo ormai, che temo il caldo molto più di un pinguino e attendo con gioia tempi più freschi. Una delle poche cose che mi fa dimenticare l'afa è la lettura e durante questi giorni  ho avuto modo di leggere il libro di Cinzia Leone Ti rubo la vita. 


titolo Ti rubo la vita   autore Cinzia Leone  editore  Mondadori
data di pubblicazione 12 febbraio 2019    pagine  615

TRAMA - Vite rubate. Come quella di Miriam, moglie di un turco musulmano che nel 1936 decide di sostituirsi al mercante ebreo con cui è in affari, costringendo anche lei a cambiare nome e religione. A rubare la vita a Giuditta nel 1938 sono le leggi razziali: cacciata dalla scuola, con il padre in prigione e i fascisti alle calcagna, può essere tradita, venduta e comprata; deve imparare a nascondersi ovunque, persino in un ospedale e in un bordello. Nel 1991, a rubare la vita a Esther è invece un misterioso pretendente che le propone un matrimonio combinato, regolato da un contratto perfetto... Ebree per forza, in fuga o a metà, Miriam, Giuditta ed Esther sono donne capaci di difendere la propria identità dalle scabrose insidie degli uomini e della Storia. Strappando i giorni alla ferocia dei tempi, imparano ad amare e a scegliere il proprio destino. Una saga familiare piena di inganni e segreti che si dipana da Istanbul ad Ancona, da Giaffa a Basilea, da Roma a Miami, dalla Turchia di Atatürk all'Italia di fine Novecento, passando attraverso la Seconda guerra mondiale e le persecuzioni antisemite, con un finale a sorpresa. Un caleidoscopio di luoghi straordinari, tre protagoniste indimenticabili e una folla di personaggi che bucano la pagina e creano un universo romanzesco da cui è impossibile staccarsi. Cinzia Leone ha scritto un romanzo unico, generoso e appassionante, di alta qualità letteraria e innervato da un intreccio che fugge in volata, rapendo l'immaginazione del lettore. Un libro che, nella gioia della narrazione, riflette sulla storia, l'identità, la tolleranza.

RECENSIONE - Il libro di Cinzia Leone, autrice che non conoscevo, si legge con voracità; nonostante sia un bel volume di circa seicento pagine la lettura è scorrevole e intrigante. Ero molto curiosa di capire il motivo del successo che questo titolo ha  sui social e ora vi posso confermare che è del tutto meritato! In questo libro si trovano sia la trama molto ben elaborata che dei personaggi incisivi e, malgrado quel che può sembrare, tutt'altro che scontati. L'autrice scrive di un periodo che parte dal 1930 e arriva agli anni '90, dividendo il romanzo in tre capitoli e intitolandoli alle tre protagoniste principali: Miriam, Giuditta e Esther che sono unite tra loro da un legame sottile e senza tempo. L'inizio parte con il racconto su Miriam e suo marito Ibrahim, un uomo apparentemente remissivo ma ambizioso che sulla tragedia accaduta ai suoi vicini di casa riesce ad elaborare un piano per rubare loro identità e averi. In questo folle disegno coinvolge anche sua moglie Miriam e la sua figlioletta che devono assecondarlo cambiando nome, stile di vita , nazione ma soprattutto religione. Ibrahim trascina in questo vortice di falsità e menzogna la sua famiglia, ottenendo in cambio solo la sudditanza della moglie e l'inconsapevole innocenza della figlia ancora troppo piccola per capire tutto. Lui, concentrato sui suoi scopi, non si accorge del malessere e del rifiuto di Miriam, la ignora e la sottovaluta finché tutto cambia. In questo capitolo emerge la forza silenziosa di lei, il suo rifiuto verso tutto ciò che il marito ha scelto per loro. L'autrice parla con semplicità ma con tanto sentimento di vari problemi legati a quel preciso periodo storico: la sudditanza delle mogli verso i mariti, il potere del denaro e delle conoscenze e il difficile periodo storico per chi era ebreo. Tutto questo spiegato attraverso un intreccio di vite e di racconti raccontato in modo eccelso.

"Il pensiero bruciante del male che aveva già fatto alla figlia, e prima ancora alla donna che aveva sposato, per un istante lo annientò. Lo scaccio via dalla mente come uno di quegli incubi che è meglio che la notte divori per sempre. Tutto era ormai frantumato, corrotto, perduto. Ma accanto a lui c'era ancora sua figlia."

Rubare la vita di qualcuno non può esentare da ripercussioni anche pesanti, da strascichi che emergono tra le pieghe del tempo e dai risvolti di scelte scellerate. Ibrahim, o Avraham nella nuova vita, trascorre i suoi anni alla ricerca di pace, di qualcosa che lo faccia sentire una persona importante e realizzata e non solamente l'uomo fallito e privo di speranze che era e che vuole dimenticare. 
Il secondo capitolo prosegue con il racconto su Giuditta che, per salvarsi dai tedeschi, inizia una fuga verso un riparo sicuro aiutata dal suo ragazzo Giovanni ma soprattutto dal fratello Tobia. Conosce anche gente buona che li nasconde ma sono ben pochi quelli che affrontano il rischio di ospitare degli ebrei in quel periodo delirante in cui le leggi razziali stabiliscono chi vive e chi muore. Si spostano da Roma per rintracciare i nomi scritti sul foglietto che il padre affida loro prima di essere confinato. Sperano in ogni aiuto possibile per salvarsi, un credito di riconoscenza che il padre confida di riuscire a riscuotere per salvaguardare i figli. 

"Per salvarsi, Giuditta decise di fermare il tempo. E il tempo obbedì: si restrinse fino a ridursi ai soli istanti che lei rubò uno a uno. Ferocemente."   

Quando il padre liberato li ritrova, decidono di cambiare identità per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi: vite che scompaiono a favore di finzioni indispensabili per sopravvivere. Anche sposare l'amore della sua vita richiede una dose di coraggio a Giuditta: non vuole convertirsi e diventare cristiana ma accetta di crescere i figli secondo il credo di Giovanni. sapendo che comunque lei rimarrà sempre fedele a sé stessa. Disposta a dei compromessi per amore ma mai a rinunciare ai suoi princìpi. Una figura di donna che cerca affetto e protezioni ma che chiede anche il rispetto di quello in cui crede e di quello che la vita ha modellato nel suo carattere, nel bene e nel male.
Si arriva così al racconto su Esther, e siamo nei recenti anni '90, quando questa giovane donna si ritrova a dover decidere se accettare uno strano contratto. Non una proposta di lavoro, non un accordo commerciale ma un vero documento con regole scritte  per prendere in marito un uomo che cerca una madre ebrea per i suoi figli. questa proposta la fa riflettere: può lei rinunciare ad un amore sincero a favore di un buon accordo? E chi glielo ha proposto, potrà mai suscitare in lei una tenerezza e un affetto tali da poter divenire, un giorno, amore vero? 

"Il contratto era la sua voliera. Aprire quella busta era come contarne le sbarre ad una ad una. Firmarlo era come buttare la chiave. Una volta dentro, non ci sarebbe stato quello spericolato del nonno a liberarla. Eppure, proprio come quando ci si innamora, Esther sapeva che una parte nascosta e segreta di sé desiderava quella gabbia."

Anche Esther è una donna che fa tesoro del passato, di ciò che le è stato insegnato dai suoi genitori e dalla storia; l'autrice non le risparmi di compiere errori ma la rende riflessiva e capace di mediare tra ciò che deve e ciò che vuole fare. Il finale è un tocco perfetto, scritto per emozionare e per apprezzare ancor di più il libro. Sto notando che la mia recensione è un pochino lunga e mi scuso per questo ma credo di non sapere come altro parlarvi di questo romanzo della Leone: un'opera veramente ampia per i temi toccati e per la delicatezza delle figure femminili descritte. Un vero piacere leggere queste pagine e scoprire tante cose sugli usi delle diverse religioni, sulla tolleranza tra individui anche in periodi storici difficili, della tenacia di donne che si adattano ai contesti senza mai perdere di vista sé stesse. .Una trama avvincente capace di proiettare chi legge direttamente tra i protagonisti, descrizioni ben fatte e ricercate, un racconto che non perde mai l'interesse del lettore. Promuovo senza dubbio questo libro tra i migliori della mia biblioteca e lo consiglio calorosamente a chi non si accontenta solo di una bella storia ma cerca dei contenuti di peso: il libro di Cinzia Leone lascia traccia nella mente e nel cuore di chi lo legge.

domenica 18 agosto 2019

Recensione NEL SILENZIO DELLE NOSTRE PAROLE di Simona Sparaco

Eccomi di nuovo  voi... sembra che i miei post viaggino in coppia: non è un caso, scrivo le recensioni nei momenti "freschi" di questa estate eccessivamente calda e così succede che, quando sono al pc, io trascriva i miei pensieri sui libri letti per più di una lettura. In questo mio post vi parlo di un libro emozionante e intenso, commovente e pieno di umane fragilità. Simona Sparaco ha toccato le corde sensibili del mio cuore e vi racconto perché.


titolo Nel silenzio delle nostre parole     autore  Simona Sparaco  editore DeA Planeta
data di pubblicazione 14 maggio 2019    pagine 280

TRAMA -  E' quasi mezzanotte e una nebbia sottile avvolge la metropoli addormentata. In un palazzo di quattro piani, dentro un appartamento disabitato, un frigorifero va in cortocircuito. Le fiamme, lente e invisibili dall'esterno, iniziano a divorare ciò che trovano. Due piani più in alto, Alice scivola nel sonno mentre aspetta il ritorno di Matthias, il ragazzo che ama con una passione per lei nuova e del quale non è ancora riuscita a parlare a sua madre, che abita lontano e vorrebbe sapere tutto di lei. Anche Bastien, il figlio della signora che occupa un altro degli interni, da troppi mesi ormai avrebbe qualcosa di cruciale da rivelare alla madre, ma sa che potrebbe spezzarle il cuore e non trova il coraggio. È un altro tipo di coraggio quello che invece manca a Polina, ex ballerina classica, incapace di accettare il proprio corpo dopo la maternità, tantomeno il pianto incessante del suo bambino nella stanza accanto. Giù in strada, nel negozio di fronte, Hulya sta pensando proprio a lei, come capita sempre più spesso, senza averglielo mai confessato, ma con una voglia matta di farlo. Per tutti loro non c'è più tempo: un mostro di fuoco sta per stravolgere ogni prospettiva, costringendoli a scelte estreme per colmare quei silenzi, o per dare loro un nuovo significato. Simona Sparaco indaga i momenti terribili in cui la vita e la morte si sfiorano diventando quasi la stessa cosa, e in cui le distanze che ci separano dagli altri vengono abbattute dall'amore più assoluto, quello che non conosce condizioni. Vincitore del premio DeA Planeta 2019.

RECENSIONE - La storia che Simona Sparaco racconta in questo libro prende spunto da una tragedia realmente accaduta nel 2017,  Londra, dove la Grenfell Tower bruciò le vite e i sogni di molte persone. L'autrice si ispira a quel fatto di cronaca tanto eclatante per scrivere un romanzo che parla di maternità, di legami familiari, di conflitti e di redenzioni. Tutto si svolge a Berlino dove, nello stesso stabile vivono Alice e Mathias. Lei, italiana di Tivoli, figlia di una madre apprensiva e condizionante, studia in Germania grazie all'Erasmus e da qualche settimana vive col suo ragazzo i quel palazzo dove abita anche Polina, ballerina russa che ha appena partorito un bel bimbo. Polina ha tanti dubbi, non crede di essere capace di fare la mamma e non sa vedere in Janis il figlio che lei ha generato. Lo tiene quasi a distanza forse per paura di affezionarsi, lei da sola che futuro può offrire ad una così piccola creaturina? Guarda spesso fuori dalla finestra di casa sua, con pensieri che vagano per conto loro e con idee che non prevedono ritorni; fortunatamente, in quel palazzo, sembrano esserci degli angeli e persino un pezzo di torta al cioccolato può salvare dai tentacoli di un pensiero oscuro e folle che vuole trascinarla con sè. Nel suo condominio qualcuno si è accorto di lei e del suo bambino. Non soltanto i suoi vicini la osservano, c'è anche Hulya che lavora nel nello spati lì vicino a tenerla d'occhio ma non per spiarla, solo per osservare con chi si muove, chi l'aspetta e da chi ritorna. A Hulya sembra di conoscerla così bene, di capire che ha bisogno di lei. Anche Bastien, il figlio di Naima, altra condomina in quel caseggiato affollato di anime in fermento, cerca di aiutare la madre a superare una perdita pesante e improvvisa, anche se loro due si sono persi anni fa lui capisce che non fingere di non vedere quanto lei stia lottando con i fantasmi di un passato a cui è legata e con la paura della sua condizione fisica. Ogni giorno le loro vite si srotolano tra le vie di Berlino, tra studio, lavoro, attesa di tempi migliori o proprio soltanto tra le mura di quel caseggiato che contiene non solo le loro cose ma anche le loro vite, le trattiene tra i muri e le fa filtrare solo in rumori attutiti o nei saluti scambiati velocemente in ascensore. E nel momento del bisogno si adoperano per salvarsi anche se il nemico che li attacca è di quelli feroci.

"Era commovente sapere che esisteva qualcuno, nel palazzo, e più in generale nel momdo, che aveva ancora a a cuore le sorti di una sconosciuta."

La lettura di questo libro mi ha colpita molto; possiedo credo tutti i libri che la Sparaco ha scritto ma non  li ho ancora letti. Questo è il suo ultimo e, sinceramente, lo tenevo a portata di lettura perchè la trama mi ha veramente incuriosita. Il ricordo della devastante tragedia a cui l'autrice si ispira è ancora vivo nella mia memoria, i tg ne hanno parlato tanto e tra le vittime erano presenti due giovani ragazzi italiani emigrati in cerca di un futuro migliore. Leggere quindi queste pagine così cariche di emozioni, di pensieri che fanno parte di una quotidianità "normale" di persone qualsiasi, mi ha suscitato un senso di empatia fortissimo con i personaggi. Mi sono ritrovata nelle apprensioni di Silvana, la mamma di Alice, che la chiama sempre e non riesce a dialogare con lei in modo sereno ma che la ama a modo suo. Ho provato rabbia con Naima, verso Bastien che sembra avercela con lei, volerla privare della sua libertà senza ascoltare il suo bisogno, il suo problema ad elaborare la sofferenza. Anche Polina mi ha emozionato, ho percepito la sua richiesta di aiuto per imparare a tirar fuori l'amore che prova per il suo bimbo. Si ritrova sola, senza sogni, senza compagno e con un nuovo bambino che non sa riconoscere ma che ha bisogno di lei. Ogni mamma necessita di aiuto, anche silenzioso, anche da lontano, un sostegno per non perdersi nella nuova condizione che tanto cambia la vita. Hulya che segue i bisogni di famiglia nascondendo le sue inclinazioni ma che trova il coraggio di compiere un atto eroico e di ricominciare a credere nelle scelte coraggiose fatte per sé stessa.dimostra che no bisogna mai rinnegare ciò che siamo o temere di dimostrarlo. Siamo esseri unici, intensi e, a dispetto delle differenze etniche, culturali o religiose, siamo dotati di anime che nel momento del bisogno si adoperano per gli altri senza pensarci.  Un rogo improvviso spezza le vite di persone cariche di aspettative, di sogni e di progetti, persone amate e che amano, lascia cenere e lutto che difficilmente, chi sopravvive, riesce ad elaborare. Troppo dolore spezza l'animo dei parenti, dei sopravvissuti e di chi deve continuare a vivere con il ricordo di chi non c'è più. E questo dolore io l'ho percepito attraverso le parole di Simona Sparaco, questo senso di perdita e di abbandono che lascia una tragedia simile. Un malessere che rimane anche dopo aver finito il libro. 

"Se è vero quel che diceva mia madre, che tutto ha una ragione, allora questo lutto assurdo, feroce che mi è capitato, è come un terribile schiaffo. Forse mi dovevo svegliare, Alice. Dovevo uscire dal mio corpo, come certe sere mi capita di immaginare, e vedere la mia vita sotto un'altra prospettiva, che, per la prima volta, comprende anche la tua. Comprende davvero anche te."


domenica 11 agosto 2019

Recensione QUELLO CHE NON SIAMO DIVENTATI di Tommaso Fusari

Buongiorno! Come procede la vostra estate? Spero che sia piena di buone letture e tantissimo relax! La mia, per ora, continua ad essere principalmente caldissima e fatico a trovare la giusta quiete che vorrei quando leggo. Allora mi adatto... e leggo libri belli per dimenticare l'afa!



titolo Quello che non siamo diventati  autore  Tommaso Fusari  editore  Mondadori
data di pubblicazione   9 luglio 2019    pagine  262 pagine

TRAMA - «Andrà tutto bene, Michael.» «E come fai a dirlo, Sara? Prevedi il futuro?» «Non prevedo il futuro, ma siamo insieme, no?» Mi volto verso il campo di cocomeri e le vigne, che avevamo attraversato per arrivare alla recinzione. Non c'è nessuno all'orizzonte. «E se andasse tutto male?» «Be', restiamo insieme.» «Sempre?» «Per tutta la vita.» Una promessa fatta da bambini, calda e rassicurante come una carezza, come un abbraccio quando fuori fa tanto, tanto freddo. Un fratello e una sorella, Michael e Sara, che una volta erano inseparabili e ora sono quasi due estranei, due che, pur abitando sotto lo stesso tetto, si sfiorano appena. E, nel mezzo, la vita, fatta di momenti belli ma anche brutti, momenti in cui tutto può andare avanti, oppure può interrompersi bruscamente. Momenti che arrivano inaspettati per dirti che tutto deve cambiare. Anche se non vuoi, anche se non sei pronto. E a quel punto, poco importa come, tu devi trovare un modo per andare avanti. E questo hanno fatto Sara e Michael. Ognuno per conto proprio, però. Lei attenta a non far trapelare il dolore che le si appiccica alle ossa, agli occhi, ai battiti cardiaci e che le fa mancare l'aria, e a controllare sempre tutto, a non lasciarsi sfuggire niente, in un ingenuo tentativo di tenere ogni cosa in equilibrio. Lui in balia di ciò che accade, senza trovare mai la forza di avere un orientamento, col cuore imbottito di hashish e la testa di sogni infranti. Entrambi sempre più estranei, e lontani l'uno dal cuore dell'altra. Ma a un certo punto però qualcosa, o meglio qualcuno, irrompe nella loro vita facendo vacillare il loro piccolo mondo cristallizzato, fatto di giorni sempre uguali, silenzi, muti rimproveri, possibilità sospese, distanze che diventano siderali e ricordi sbiaditi. Di nuovo, Michael e Sara sono di fronte a qualcosa che potrebbe stravolgere la loro esistenza. E se soltanto smettessero di vivere ogni cambiamento come una crepa dalla quale possono entrare solo cose brutte, forse potrebbero riprendere il cammino interrotto tanti anni prima, trovare il modo di tornare a respirare, a credere nel futuro, e, magari, infine, ritrovarsi.

RECENSIONE - Quello che siamo diventati è il secondo libro scritto da Tommaso Fusari e, dopo Tempi duri per i romantici che mi ha fatto piangere come nient'altro prima, non potevo non leggerlo subito. E' uscito in libreria lo scorso 9 luglio ma ho dovuto tenerlo in attesa proprio pochi giorni, il tempo di concludere altre letture in corso e poi me lo sono proprio divorato. 
Tommaso è uno scrittore giovanissimo e io trovo, comunque, la sua scrittura molto matura  Nelle storie che ci racconta riesce a farci sentire quasi "fisicamente" le emozioni dei suoi personaggi, ci mette al loro fianco e noi lettori percepiamo tutte le sfumature che lui descrive. Prima con Stefano e Alice e ora con Michael e Sara e Lola non leggiamo una storia... la stiamo vivendo attraverso le parole dell'autore. Questo è il primo mio pensiero su Fusari e i suoi libri: ci prende il cuore in ostaggio già dalle prime pagine e ce lo riconsegna stritolato alla fine dei suoi romanzi. 

"La vita non può e non deve essere una metafora. Tutti abbiamo bisogno di un posto in cui tornare, reale, fatto di muri, o con un certo profumo."

Qui la storia racconta di Michael e Sara, due fratelli rimasti orfani troppo presto, che sopravvivono grazie all'affetto che li lega l'uno all'altra e alla loro nonna che li aiuta a non cedere. La vita però riserva sempre delle svolte e succede che i due fratelli si perdono tra i fili intricati della quotidianità, delle scelte sbagliate, degli obiettivi falliti e del dolore provocato da perdite sempre impreviste. Ma l'amore, quello vero, non  evita i momenti difficili ma  aiuta a non soccombere sotto il loro peso e  tiene a galla quando sembra che gli ostacoli  trascinino verso il fondo come la zavorra più pesante. Ed è amore vero anche quello che unisce Michael e Sara, due anime spezzate e provate tanto duramente ma che, grazie ai loro ricordi e a quel filo tessuto a doppia trama che li lega, riescono a salvarsi l'un l'altra. Il senso di inquietudine di Michael e la tenacia di Sara passano chiaramente attraverso le prime pagine del romanzo tanto che ho quasi l'impressione di partecipare di persona agli eventi delle loro vite. Il dolore, la solitudine, la rabbia che provano i due ragazzi sono descritti così bene che sono punti fondamentali e trainanti del libro e caricano di emozioni contrastanti i lettori:  è impossibile non sentirsi coinvolti nel tormento che stanno affrontando e farsene quasi carico, non sentire la tenerezza che servirebbe per consolare i due fratelli, per avvolgerli di affetto e dire loro che tutto si sistemerà. Tommaso, con l'uso sapiente delle parole, descrive momenti rabbiosi, duri, che lasciano ferite fisiche e psicologiche ma riesce a non far prevalere lo sconforto, la rassegnazione e l'abbandono.

"Nella vita crediamo di poter essere autosufficienti. Crediamo di poterci bastare da soli perché come dice qualcuno, nasciamo  soli e soli ce ne andremo, ma non è sempre così. Ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di una mano in più. (...) Di qualcuno che aggiunga qualcosa alla nostra vita."

In Quello che non siamo diventati trovo che il messaggio da evidenziare sia quello di non isolarsi, di contare su chi si ama per trovare un appoggio e attraversare imprevisti e di ricordare sempre che nessuno si salva da solo. Abbiamo bisogno di qualcuno al nostro fianco, come Michael e Sara; loro hanno riscoperto il loro essere fratelli ma anche il rapporto genitori-figli o tra innamorati serve a condividere e a sopravvivere alle incredibili variabili della vita. Una vecchia foto, un ricordo condiviso e persino un buon piatto di spaghetti al pomodoro alleviano i dolori e le difficoltà di ogni giorno. Un libro che spiega, con grande compostezza, quanto dura può essere la vita e i suoi eventi ma che, con il giusto cuore accanto, nulla può spaventare. Grazie a Tommaso Fusari per non aver tradito le mie aspettative con il suo nuovo libro e, nonostante i lucciconi agli occhi, consiglio veramente a tutti di leggere quello che racconta con grande maestria. 

venerdì 26 luglio 2019

Recensione PICCOLE GRANDI BUGIE di Liane Moriarty

Buongiorno! Vi capita di leggere un libro da cui è stata tratta una serie tv ma di leggerlo dopo aver visto il telefilm? Ritrovate il piacere della lettura oppure il deja-vu vi rovina tutto? E i personaggi ve li figurate con il volto degli attori della serie? Spero di non  essere l'unica a cui capita perché in questo caso è stato davvero un sovrapporsi di sensazioni tra ciò che leggo e ciò che conosco. Il libro protagonista di oggi è Piccole Grandi Bugie di Liane Moriarty da cui è stata tratta la serie tv Big Little Lies.



titolo Piccole grandi bugie    autore Liane Moriarty     editore Mondadori
data di pubblicazione  28 febbraio 2017     pagine 428

TRAMA - Una cittadina di provincia come tante, fatta di villette, giardini con i giochi e piscine gonfiabili, famiglie sorridenti, madri che chiacchierano all'uscita della scuola. Un luogo in cui è spontaneo conversare con i vicini e trovarsi per una grigliata dietro casa nei pomeriggi estivi. E facile per Madeline, Celeste e Jane diventare amiche. Anche se non potrebbero essere più diverse, e non possono dire di conoscersi davvero. Madeline è divertente e caustica, si ricorda tutto e non perdona nessuno. Il suo ex marito si è appena trasferito con la giovane moglie e la figlioletta nelle vicinanze e, quel che è peggio, la sua primogenita adolescente è già totalmente conquistata dalla nuova matrigna. Com'è possibile? si tormenta Madeline. Celeste è quel genere di bellezza che tutti si voltano a guardare quando cammina per la strada, ha due gemelli e un marito adorabile e bello quanto lei, sono ammirati da tutti, specialmente dai genitori della scuola dei figli. Tanta fortuna non potrebbe avere un prezzo? E quanto sarebbe disposta a pagare, si domanda Celeste. E poi c'è Jane, che si è appena trasferita in città. Una mamma single provata da un passato di tristezze, piena di dubbi e segreti che riguardano suo figlio. Madeline e Celeste prendono subito Jane sotto la propria ala protettrice, senza capire quanto il suo arrivo, e quello del suo imperscrutabile bambino, stia per cambiare per sempre le loro vite. Senza rendersi conto che a volte sono le bugie più piccole, quelle che raccontiamo a noi stessi per sopravvivere, che possono rivelarsi le più pericolose...

RECENSIONE -  In questo libro Liane Moriarty racconta, principalmente di una morte su cui indagare e, per farlo, tesse la trama in cui ci parla di Madeline, Jane e Celeste: Tre mamme che si incontrano portando i figli a scuola e diventano amiche, così amiche da condividere segreti, drammi e bugie. Madeline è la più convinta di tutte loro: ogni cosa assume forma di battaglia per lei che si divide tra figli, marito ed ex-marito e nuova compagna dell'ex. Poi c'è Jane, mamma single di un bimbo speciale, che combatte contro un ricordo tremendo da cui vuole liberarsi per vivere finalmente una vita serena. E c'è Celeste, mamma perfetta: sposata, ricca con due gemelli adorati da lei e da suo marito Perry. Celeste che tutti invidiano ma che, dentro le mura di casa, vive conflitti atroci e si chiede sempre se ciò che le capita sia colpa sua. 

"Come potevano ammettere davanti ad un estraneo ciò che accadeva nel loro matrimonio? L'indecenza di quella situazione. La bruttezza del loro comportamento. Erano una bella coppia..(...) Era scortese ed ingrato che si comportassero in quel modo."

Troviamo, tra le pagine, il racconto di violenze domestiche, inganni, invidie e gelosie ma anche episodi di generosità e di amicizia veramente speciali, belli soprattutto perché, questi slanci, accadono tra donne e sono sempre rari! Le tre amiche sopravvivono, a loro modo, alle difficoltà che il mondo ignora ma che causano tristezza e infelicità. Unite, all'inizio solo dal fatto che i figli condividono la scuola e poi dall'affinità che scoprono tra loro, si coalizzano per superare invidie, fatiche e problemi pratici come un albero genealogico da fare all'ultimo secondo per scuola! Come ho scritto sopra, la vicenda che aleggia per tutto il libro è questo misterioso omicidio di cui non si sa nulla, a parte le testimonianze che vengono riportate in ogni inizio o fine capitolo. Bravissima l'autrice a tenerci sulle spine fino alla fine, con un colpo di scena splendido e inaspettato ci svela una serie di interrogativi che il lettore si porta a corredo fin dalle prime righe del romanzo. 

"Aveva progettato di raccontare loro i fatti, ma non di mettere a nudo a sua anima: Avrebbe conservato la sua dignità. Avrebbe mantenuto al sicuro un pezzetto di sé. In quel momento, però , la invase improvvisamente un desiderio appassionato di condividere tutto, di raccontare la verità nuda e cruda, di non tenere niente per sé."

I segreti, le apparenze, gli status sociali non aiutano mai a unire ma, molte volte, tracciano dei confini precisi entro cui si formano i gruppi, le alleanze o le antipatie che  poi regolano i comportamenti di persone che dovrebbero soltanto riuscire a convivere civilmente. Per quanto possa sembrare esagerato, leggendo questo libro, mi sono tornate alla mente molti delle dinamiche che vedo e vivo nei gruppi di genitori a scuola delle mie figlie. Non esagero quando dico che, in quel contesto, le persone tirano fuori il peggio di sé  quando lo scopo dovrebbe essere unicamente il raggiungimento di un clima benefico per i ragazzi e chi lavora con e per loro. Ovviamente il libro è molto più ampio, il tema delle violenze domestiche è dolorosamente trattato ma in modo consapevole, rende benissimo conto del disagio e del senso di colpa che logora più le vittime che i carnefici. Assurdamente attuale questo tema, purtroppo, e riconosco la sensibilità dell'autrice che ha saputo parlarne mescolandoci la leggerezza e l'ironia di alcune situazioni quasi divertenti e comiche. Un libro che racconta quanto sia facile farsi fuorviare da un'immagine di perfezione, di apparenza senza vedere le sfumature che possono essere racchiuse in uno sguardo, in un livido goffamente nascosto, in qualche bugia palesemente troppo menzognera.  Ma le verità sono scomode... e una volta svelate niente può essere uguale a prima.