Don't dream your life... live your dreams!

lunedì 19 agosto 2019

Recensione TI RUBO LA VITA di Cinzia Leone

Buon lunedì e buon inizio settimana. Superato il giro di boa di metà agosto si cominciano a fare i bilanci post-vacanzieri.  Avete trascorso una buona estate? Per quel che mi riguarda quando è passato Ferragosto si inizia con il conto alla rovescia per Natale! Sono eccessivamente proiettata in avanti? Forse si ma confesso, e credo sia risaputo ormai, che temo il caldo molto più di un pinguino e attendo con gioia tempi più freschi. Una delle poche cose che mi fa dimenticare l'afa è la lettura e durante questi giorni  ho avuto modo di leggere il libro di Cinzia Leone Ti rubo la vita. 


titolo Ti rubo la vita   autore Cinzia Leone  editore  Mondadori
data di pubblicazione 12 febbraio 2019    pagine  615

TRAMA - Vite rubate. Come quella di Miriam, moglie di un turco musulmano che nel 1936 decide di sostituirsi al mercante ebreo con cui è in affari, costringendo anche lei a cambiare nome e religione. A rubare la vita a Giuditta nel 1938 sono le leggi razziali: cacciata dalla scuola, con il padre in prigione e i fascisti alle calcagna, può essere tradita, venduta e comprata; deve imparare a nascondersi ovunque, persino in un ospedale e in un bordello. Nel 1991, a rubare la vita a Esther è invece un misterioso pretendente che le propone un matrimonio combinato, regolato da un contratto perfetto... Ebree per forza, in fuga o a metà, Miriam, Giuditta ed Esther sono donne capaci di difendere la propria identità dalle scabrose insidie degli uomini e della Storia. Strappando i giorni alla ferocia dei tempi, imparano ad amare e a scegliere il proprio destino. Una saga familiare piena di inganni e segreti che si dipana da Istanbul ad Ancona, da Giaffa a Basilea, da Roma a Miami, dalla Turchia di Atatürk all'Italia di fine Novecento, passando attraverso la Seconda guerra mondiale e le persecuzioni antisemite, con un finale a sorpresa. Un caleidoscopio di luoghi straordinari, tre protagoniste indimenticabili e una folla di personaggi che bucano la pagina e creano un universo romanzesco da cui è impossibile staccarsi. Cinzia Leone ha scritto un romanzo unico, generoso e appassionante, di alta qualità letteraria e innervato da un intreccio che fugge in volata, rapendo l'immaginazione del lettore. Un libro che, nella gioia della narrazione, riflette sulla storia, l'identità, la tolleranza.

RECENSIONE - Il libro di Cinzia Leone, autrice che non conoscevo, si legge con voracità; nonostante sia un bel volume di circa seicento pagine la lettura è scorrevole e intrigante. Ero molto curiosa di capire il motivo del successo che questo titolo ha  sui social e ora vi posso confermare che è del tutto meritato! In questo libro si trovano sia la trama molto ben elaborata che dei personaggi incisivi e, malgrado quel che può sembrare, tutt'altro che scontati. L'autrice scrive di un periodo che parte dal 1930 e arriva agli anni '90, dividendo il romanzo in tre capitoli e intitolandoli alle tre protagoniste principali: Miriam, Giuditta e Esther che sono unite tra loro da un legame sottile e senza tempo. L'inizio parte con il racconto su Miriam e suo marito Ibrahim, un uomo apparentemente remissivo ma ambizioso che sulla tragedia accaduta ai suoi vicini di casa riesce ad elaborare un piano per rubare loro identità e averi. In questo folle disegno coinvolge anche sua moglie Miriam e la sua figlioletta che devono assecondarlo cambiando nome, stile di vita , nazione ma soprattutto religione. Ibrahim trascina in questo vortice di falsità e menzogna la sua famiglia, ottenendo in cambio solo la sudditanza della moglie e l'inconsapevole innocenza della figlia ancora troppo piccola per capire tutto. Lui, concentrato sui suoi scopi, non si accorge del malessere e del rifiuto di Miriam, la ignora e la sottovaluta finché tutto cambia. In questo capitolo emerge la forza silenziosa di lei, il suo rifiuto verso tutto ciò che il marito ha scelto per loro. L'autrice parla con semplicità ma con tanto sentimento di vari problemi legati a quel preciso periodo storico: la sudditanza delle mogli verso i mariti, il potere del denaro e delle conoscenze e il difficile periodo storico per chi era ebreo. Tutto questo spiegato attraverso un intreccio di vite e di racconti raccontato in modo eccelso.

"Il pensiero bruciante del male che aveva già fatto alla figlia, e prima ancora alla donna che aveva sposato, per un istante lo annientò. Lo scaccio via dalla mente come uno di quegli incubi che è meglio che la notte divori per sempre. Tutto era ormai frantumato, corrotto, perduto. Ma accanto a lui c'era ancora sua figlia."

Rubare la vita di qualcuno non può esentare da ripercussioni anche pesanti, da strascichi che emergono tra le pieghe del tempo e dai risvolti di scelte scellerate. Ibrahim, o Avraham nella nuova vita, trascorre i suoi anni alla ricerca di pace, di qualcosa che lo faccia sentire una persona importante e realizzata e non solamente l'uomo fallito e privo di speranze che era e che vuole dimenticare. 
Il secondo capitolo prosegue con il racconto su Giuditta che, per salvarsi dai tedeschi, inizia una fuga verso un riparo sicuro aiutata dal suo ragazzo Giovanni ma soprattutto dal fratello Tobia. Conosce anche gente buona che li nasconde ma sono ben pochi quelli che affrontano il rischio di ospitare degli ebrei in quel periodo delirante in cui le leggi razziali stabiliscono chi vive e chi muore. Si spostano da Roma per rintracciare i nomi scritti sul foglietto che il padre affida loro prima di essere confinato. Sperano in ogni aiuto possibile per salvarsi, un credito di riconoscenza che il padre confida di riuscire a riscuotere per salvaguardare i figli. 

"Per salvarsi, Giuditta decise di fermare il tempo. E il tempo obbedì: si restrinse fino a ridursi ai soli istanti che lei rubò uno a uno. Ferocemente."   

Quando il padre liberato li ritrova, decidono di cambiare identità per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi: vite che scompaiono a favore di finzioni indispensabili per sopravvivere. Anche sposare l'amore della sua vita richiede una dose di coraggio a Giuditta: non vuole convertirsi e diventare cristiana ma accetta di crescere i figli secondo il credo di Giovanni. sapendo che comunque lei rimarrà sempre fedele a sé stessa. Disposta a dei compromessi per amore ma mai a rinunciare ai suoi princìpi. Una figura di donna che cerca affetto e protezioni ma che chiede anche il rispetto di quello in cui crede e di quello che la vita ha modellato nel suo carattere, nel bene e nel male.
Si arriva così al racconto su Esther, e siamo nei recenti anni '90, quando questa giovane donna si ritrova a dover decidere se accettare uno strano contratto. Non una proposta di lavoro, non un accordo commerciale ma un vero documento con regole scritte  per prendere in marito un uomo che cerca una madre ebrea per i suoi figli. questa proposta la fa riflettere: può lei rinunciare ad un amore sincero a favore di un buon accordo? E chi glielo ha proposto, potrà mai suscitare in lei una tenerezza e un affetto tali da poter divenire, un giorno, amore vero? 

"Il contratto era la sua voliera. Aprire quella busta era come contarne le sbarre ad una ad una. Firmarlo era come buttare la chiave. Una volta dentro, non ci sarebbe stato quello spericolato del nonno a liberarla. Eppure, proprio come quando ci si innamora, Esther sapeva che una parte nascosta e segreta di sé desiderava quella gabbia."

Anche Esther è una donna che fa tesoro del passato, di ciò che le è stato insegnato dai suoi genitori e dalla storia; l'autrice non le risparmi di compiere errori ma la rende riflessiva e capace di mediare tra ciò che deve e ciò che vuole fare. Il finale è un tocco perfetto, scritto per emozionare e per apprezzare ancor di più il libro. Sto notando che la mia recensione è un pochino lunga e mi scuso per questo ma credo di non sapere come altro parlarvi di questo romanzo della Leone: un'opera veramente ampia per i temi toccati e per la delicatezza delle figure femminili descritte. Un vero piacere leggere queste pagine e scoprire tante cose sugli usi delle diverse religioni, sulla tolleranza tra individui anche in periodi storici difficili, della tenacia di donne che si adattano ai contesti senza mai perdere di vista sé stesse. .Una trama avvincente capace di proiettare chi legge direttamente tra i protagonisti, descrizioni ben fatte e ricercate, un racconto che non perde mai l'interesse del lettore. Promuovo senza dubbio questo libro tra i migliori della mia biblioteca e lo consiglio calorosamente a chi non si accontenta solo di una bella storia ma cerca dei contenuti di peso: il libro di Cinzia Leone lascia traccia nella mente e nel cuore di chi lo legge.

domenica 18 agosto 2019

Recensione NEL SILENZIO DELLE NOSTRE PAROLE di Simona Sparaco

Eccomi di nuovo  voi... sembra che i miei post viaggino in coppia: non è un caso, scrivo le recensioni nei momenti "freschi" di questa estate eccessivamente calda e così succede che, quando sono al pc, io trascriva i miei pensieri sui libri letti per più di una lettura. In questo mio post vi parlo di un libro emozionante e intenso, commovente e pieno di umane fragilità. Simona Sparaco ha toccato le corde sensibili del mio cuore e vi racconto perché.


titolo Nel silenzio delle nostre parole     autore  Simona Sparaco  editore DeA Planeta
data di pubblicazione 14 maggio 2019    pagine 280

TRAMA -  E' quasi mezzanotte e una nebbia sottile avvolge la metropoli addormentata. In un palazzo di quattro piani, dentro un appartamento disabitato, un frigorifero va in cortocircuito. Le fiamme, lente e invisibili dall'esterno, iniziano a divorare ciò che trovano. Due piani più in alto, Alice scivola nel sonno mentre aspetta il ritorno di Matthias, il ragazzo che ama con una passione per lei nuova e del quale non è ancora riuscita a parlare a sua madre, che abita lontano e vorrebbe sapere tutto di lei. Anche Bastien, il figlio della signora che occupa un altro degli interni, da troppi mesi ormai avrebbe qualcosa di cruciale da rivelare alla madre, ma sa che potrebbe spezzarle il cuore e non trova il coraggio. È un altro tipo di coraggio quello che invece manca a Polina, ex ballerina classica, incapace di accettare il proprio corpo dopo la maternità, tantomeno il pianto incessante del suo bambino nella stanza accanto. Giù in strada, nel negozio di fronte, Hulya sta pensando proprio a lei, come capita sempre più spesso, senza averglielo mai confessato, ma con una voglia matta di farlo. Per tutti loro non c'è più tempo: un mostro di fuoco sta per stravolgere ogni prospettiva, costringendoli a scelte estreme per colmare quei silenzi, o per dare loro un nuovo significato. Simona Sparaco indaga i momenti terribili in cui la vita e la morte si sfiorano diventando quasi la stessa cosa, e in cui le distanze che ci separano dagli altri vengono abbattute dall'amore più assoluto, quello che non conosce condizioni. Vincitore del premio DeA Planeta 2019.

RECENSIONE - La storia che Simona Sparaco racconta in questo libro prende spunto da una tragedia realmente accaduta nel 2017,  Londra, dove la Grenfell Tower bruciò le vite e i sogni di molte persone. L'autrice si ispira a quel fatto di cronaca tanto eclatante per scrivere un romanzo che parla di maternità, di legami familiari, di conflitti e di redenzioni. Tutto si svolge a Berlino dove, nello stesso stabile vivono Alice e Mathias. Lei, italiana di Tivoli, figlia di una madre apprensiva e condizionante, studia in Germania grazie all'Erasmus e da qualche settimana vive col suo ragazzo i quel palazzo dove abita anche Polina, ballerina russa che ha appena partorito un bel bimbo. Polina ha tanti dubbi, non crede di essere capace di fare la mamma e non sa vedere in Janis il figlio che lei ha generato. Lo tiene quasi a distanza forse per paura di affezionarsi, lei da sola che futuro può offrire ad una così piccola creaturina? Guarda spesso fuori dalla finestra di casa sua, con pensieri che vagano per conto loro e con idee che non prevedono ritorni; fortunatamente, in quel palazzo, sembrano esserci degli angeli e persino un pezzo di torta al cioccolato può salvare dai tentacoli di un pensiero oscuro e folle che vuole trascinarla con sè. Nel suo condominio qualcuno si è accorto di lei e del suo bambino. Non soltanto i suoi vicini la osservano, c'è anche Hulya che lavora nel nello spati lì vicino a tenerla d'occhio ma non per spiarla, solo per osservare con chi si muove, chi l'aspetta e da chi ritorna. A Hulya sembra di conoscerla così bene, di capire che ha bisogno di lei. Anche Bastien, il figlio di Naima, altra condomina in quel caseggiato affollato di anime in fermento, cerca di aiutare la madre a superare una perdita pesante e improvvisa, anche se loro due si sono persi anni fa lui capisce che non fingere di non vedere quanto lei stia lottando con i fantasmi di un passato a cui è legata e con la paura della sua condizione fisica. Ogni giorno le loro vite si srotolano tra le vie di Berlino, tra studio, lavoro, attesa di tempi migliori o proprio soltanto tra le mura di quel caseggiato che contiene non solo le loro cose ma anche le loro vite, le trattiene tra i muri e le fa filtrare solo in rumori attutiti o nei saluti scambiati velocemente in ascensore. E nel momento del bisogno si adoperano per salvarsi anche se il nemico che li attacca è di quelli feroci.

"Era commovente sapere che esisteva qualcuno, nel palazzo, e più in generale nel momdo, che aveva ancora a a cuore le sorti di una sconosciuta."

La lettura di questo libro mi ha colpita molto; possiedo credo tutti i libri che la Sparaco ha scritto ma non  li ho ancora letti. Questo è il suo ultimo e, sinceramente, lo tenevo a portata di lettura perchè la trama mi ha veramente incuriosita. Il ricordo della devastante tragedia a cui l'autrice si ispira è ancora vivo nella mia memoria, i tg ne hanno parlato tanto e tra le vittime erano presenti due giovani ragazzi italiani emigrati in cerca di un futuro migliore. Leggere quindi queste pagine così cariche di emozioni, di pensieri che fanno parte di una quotidianità "normale" di persone qualsiasi, mi ha suscitato un senso di empatia fortissimo con i personaggi. Mi sono ritrovata nelle apprensioni di Silvana, la mamma di Alice, che la chiama sempre e non riesce a dialogare con lei in modo sereno ma che la ama a modo suo. Ho provato rabbia con Naima, verso Bastien che sembra avercela con lei, volerla privare della sua libertà senza ascoltare il suo bisogno, il suo problema ad elaborare la sofferenza. Anche Polina mi ha emozionato, ho percepito la sua richiesta di aiuto per imparare a tirar fuori l'amore che prova per il suo bimbo. Si ritrova sola, senza sogni, senza compagno e con un nuovo bambino che non sa riconoscere ma che ha bisogno di lei. Ogni mamma necessita di aiuto, anche silenzioso, anche da lontano, un sostegno per non perdersi nella nuova condizione che tanto cambia la vita. Hulya che segue i bisogni di famiglia nascondendo le sue inclinazioni ma che trova il coraggio di compiere un atto eroico e di ricominciare a credere nelle scelte coraggiose fatte per sé stessa.dimostra che no bisogna mai rinnegare ciò che siamo o temere di dimostrarlo. Siamo esseri unici, intensi e, a dispetto delle differenze etniche, culturali o religiose, siamo dotati di anime che nel momento del bisogno si adoperano per gli altri senza pensarci.  Un rogo improvviso spezza le vite di persone cariche di aspettative, di sogni e di progetti, persone amate e che amano, lascia cenere e lutto che difficilmente, chi sopravvive, riesce ad elaborare. Troppo dolore spezza l'animo dei parenti, dei sopravvissuti e di chi deve continuare a vivere con il ricordo di chi non c'è più. E questo dolore io l'ho percepito attraverso le parole di Simona Sparaco, questo senso di perdita e di abbandono che lascia una tragedia simile. Un malessere che rimane anche dopo aver finito il libro. 

"Se è vero quel che diceva mia madre, che tutto ha una ragione, allora questo lutto assurdo, feroce che mi è capitato, è come un terribile schiaffo. Forse mi dovevo svegliare, Alice. Dovevo uscire dal mio corpo, come certe sere mi capita di immaginare, e vedere la mia vita sotto un'altra prospettiva, che, per la prima volta, comprende anche la tua. Comprende davvero anche te."


domenica 11 agosto 2019

Recensione QUELLO CHE NON SIAMO DIVENTATI di Tommaso Fusari

Buongiorno! Come procede la vostra estate? Spero che sia piena di buone letture e tantissimo relax! La mia, per ora, continua ad essere principalmente caldissima e fatico a trovare la giusta quiete che vorrei quando leggo. Allora mi adatto... e leggo libri belli per dimenticare l'afa!



titolo Quello che non siamo diventati  autore  Tommaso Fusari  editore  Mondadori
data di pubblicazione   9 luglio 2019    pagine  262 pagine

TRAMA - «Andrà tutto bene, Michael.» «E come fai a dirlo, Sara? Prevedi il futuro?» «Non prevedo il futuro, ma siamo insieme, no?» Mi volto verso il campo di cocomeri e le vigne, che avevamo attraversato per arrivare alla recinzione. Non c'è nessuno all'orizzonte. «E se andasse tutto male?» «Be', restiamo insieme.» «Sempre?» «Per tutta la vita.» Una promessa fatta da bambini, calda e rassicurante come una carezza, come un abbraccio quando fuori fa tanto, tanto freddo. Un fratello e una sorella, Michael e Sara, che una volta erano inseparabili e ora sono quasi due estranei, due che, pur abitando sotto lo stesso tetto, si sfiorano appena. E, nel mezzo, la vita, fatta di momenti belli ma anche brutti, momenti in cui tutto può andare avanti, oppure può interrompersi bruscamente. Momenti che arrivano inaspettati per dirti che tutto deve cambiare. Anche se non vuoi, anche se non sei pronto. E a quel punto, poco importa come, tu devi trovare un modo per andare avanti. E questo hanno fatto Sara e Michael. Ognuno per conto proprio, però. Lei attenta a non far trapelare il dolore che le si appiccica alle ossa, agli occhi, ai battiti cardiaci e che le fa mancare l'aria, e a controllare sempre tutto, a non lasciarsi sfuggire niente, in un ingenuo tentativo di tenere ogni cosa in equilibrio. Lui in balia di ciò che accade, senza trovare mai la forza di avere un orientamento, col cuore imbottito di hashish e la testa di sogni infranti. Entrambi sempre più estranei, e lontani l'uno dal cuore dell'altra. Ma a un certo punto però qualcosa, o meglio qualcuno, irrompe nella loro vita facendo vacillare il loro piccolo mondo cristallizzato, fatto di giorni sempre uguali, silenzi, muti rimproveri, possibilità sospese, distanze che diventano siderali e ricordi sbiaditi. Di nuovo, Michael e Sara sono di fronte a qualcosa che potrebbe stravolgere la loro esistenza. E se soltanto smettessero di vivere ogni cambiamento come una crepa dalla quale possono entrare solo cose brutte, forse potrebbero riprendere il cammino interrotto tanti anni prima, trovare il modo di tornare a respirare, a credere nel futuro, e, magari, infine, ritrovarsi.

RECENSIONE - Quello che siamo diventati è il secondo libro scritto da Tommaso Fusari e, dopo Tempi duri per i romantici che mi ha fatto piangere come nient'altro prima, non potevo non leggerlo subito. E' uscito in libreria lo scorso 9 luglio ma ho dovuto tenerlo in attesa proprio pochi giorni, il tempo di concludere altre letture in corso e poi me lo sono proprio divorato. 
Tommaso è uno scrittore giovanissimo e io trovo, comunque, la sua scrittura molto matura  Nelle storie che ci racconta riesce a farci sentire quasi "fisicamente" le emozioni dei suoi personaggi, ci mette al loro fianco e noi lettori percepiamo tutte le sfumature che lui descrive. Prima con Stefano e Alice e ora con Michael e Sara e Lola non leggiamo una storia... la stiamo vivendo attraverso le parole dell'autore. Questo è il primo mio pensiero su Fusari e i suoi libri: ci prende il cuore in ostaggio già dalle prime pagine e ce lo riconsegna stritolato alla fine dei suoi romanzi. 

"La vita non può e non deve essere una metafora. Tutti abbiamo bisogno di un posto in cui tornare, reale, fatto di muri, o con un certo profumo."

Qui la storia racconta di Michael e Sara, due fratelli rimasti orfani troppo presto, che sopravvivono grazie all'affetto che li lega l'uno all'altra e alla loro nonna che li aiuta a non cedere. La vita però riserva sempre delle svolte e succede che i due fratelli si perdono tra i fili intricati della quotidianità, delle scelte sbagliate, degli obiettivi falliti e del dolore provocato da perdite sempre impreviste. Ma l'amore, quello vero, non  evita i momenti difficili ma  aiuta a non soccombere sotto il loro peso e  tiene a galla quando sembra che gli ostacoli  trascinino verso il fondo come la zavorra più pesante. Ed è amore vero anche quello che unisce Michael e Sara, due anime spezzate e provate tanto duramente ma che, grazie ai loro ricordi e a quel filo tessuto a doppia trama che li lega, riescono a salvarsi l'un l'altra. Il senso di inquietudine di Michael e la tenacia di Sara passano chiaramente attraverso le prime pagine del romanzo tanto che ho quasi l'impressione di partecipare di persona agli eventi delle loro vite. Il dolore, la solitudine, la rabbia che provano i due ragazzi sono descritti così bene che sono punti fondamentali e trainanti del libro e caricano di emozioni contrastanti i lettori:  è impossibile non sentirsi coinvolti nel tormento che stanno affrontando e farsene quasi carico, non sentire la tenerezza che servirebbe per consolare i due fratelli, per avvolgerli di affetto e dire loro che tutto si sistemerà. Tommaso, con l'uso sapiente delle parole, descrive momenti rabbiosi, duri, che lasciano ferite fisiche e psicologiche ma riesce a non far prevalere lo sconforto, la rassegnazione e l'abbandono.

"Nella vita crediamo di poter essere autosufficienti. Crediamo di poterci bastare da soli perché come dice qualcuno, nasciamo  soli e soli ce ne andremo, ma non è sempre così. Ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di una mano in più. (...) Di qualcuno che aggiunga qualcosa alla nostra vita."

In Quello che non siamo diventati trovo che il messaggio da evidenziare sia quello di non isolarsi, di contare su chi si ama per trovare un appoggio e attraversare imprevisti e di ricordare sempre che nessuno si salva da solo. Abbiamo bisogno di qualcuno al nostro fianco, come Michael e Sara; loro hanno riscoperto il loro essere fratelli ma anche il rapporto genitori-figli o tra innamorati serve a condividere e a sopravvivere alle incredibili variabili della vita. Una vecchia foto, un ricordo condiviso e persino un buon piatto di spaghetti al pomodoro alleviano i dolori e le difficoltà di ogni giorno. Un libro che spiega, con grande compostezza, quanto dura può essere la vita e i suoi eventi ma che, con il giusto cuore accanto, nulla può spaventare. Grazie a Tommaso Fusari per non aver tradito le mie aspettative con il suo nuovo libro e, nonostante i lucciconi agli occhi, consiglio veramente a tutti di leggere quello che racconta con grande maestria.