Buongiorno e Buone Feste! Riemergo da alcuni giorni intensi, Natale è sempre una gran festa per me e i miei parenti e cerchiamo di viverla veramente al meglio. Io, di mio, riesco sempre a ridurmi all'ultimo minuto nei preparativi e non per pigrizia ma perché mi si accavallano richieste e richieste di favori a cui non so dire di no. Dovrei conoscermi abbastanza bene e decidermi ad iniziare la programmazione del Natale già verso agosto! La conseguenza più evidente di questa mia scarsissima capacità di organizzazione è il ridotto tempo che dedico alle letture, con mio grande dispiacere e con molto senso di colpa. Oggi vi parlo di un libro che ho iniziato e finito in tempo record; era in attesa da un sacco di tempo e l'ho recuperato perché risponde a uno degli obiettivi della challenge delle 3 Ciambelle che mi chiede di leggere un libro con un verbo nel titolo.
titolo Volevo essere una vedova autore Chiara Moscardelli editore Einaudi
data di pubblicazione 21 maggio 2019 pagine 210
TRAMA - Che fine ha fatto Chiara, l'aspirante ma mancata gatta morta? L'abbiamo lasciata a trent'anni, senza uno straccio di fidanzato, e la ritroviamo a quarantacinque, ancora single. Com'è potuto accadere? Com'è arrivata a questa età senza sposarsi, fare figli, adeguarsi alla vita che sua madre e le zie, anche quelle degli altri, prevedevano per lei? Per capirlo Chiara si racconta, ai lettori e all'analista, ripercorrendo gli ultimi dieci anni: il trasferimento a Milano, dove sperava di accasarsi e invece ha trovato sciami di gay, il lavoro in una città che per certi versi le è ostile, i disastri sentimentali e il fatto che tutti, ma proprio tutti, persino il dentista o l'ortopedico, continuino a chiederle perché sia sola. Così, pur di non essere sottoposta al solito strazio, all'ennesima visita medica decide di spacciarsi per vedova, guadagnandosi uno status finalmente accolto dalla società. Se è vedova, allora qualcuno se l'era presa, anche se poi è morto!
RECENSIONE - Volevo essere una vedova è l'ultimo libro scritto da Chiara Moscardelli ed è anche quello che mi mancava per poter dire di aver letto tutto ciò che questa autrice ha pubblicato. La storia racconta le vicende di Chiara, quarantacinquenne ancora single che crede nell'amore ma che si stufa di doversi giustificare per il fatto di non essere ancora "accoppiata". Nel libro si leggono le sue vicende, a tratti divertenti ma anche molto realistiche e profonde, impariamo a conoscere Chiara attraverso quello che vive, prova e pensa. Viene naturale provare una sottile empatia nei suoi confronti, soprattutto se ci si ritrova in quello che le succede, in quelle occasioni in cui quasi le sembra di dover scusarsi per la sua condizione di single. La Moscardelli ha la capacità di scrivere cose tanto vere in modo veramente tanto ironico, riesce a buttarti la verità di certe situazioni direttamente in faccia senza risultare fastidiosa. Io credo che il suo ultimo libro sia un'analisi lucida e schietta di come la società cataloga le donne in base alla loro condizione, al loro stato civile. Cosa molto antipatica e fuori dal tempo ormai, in fondo, nessuna legge obbliga all'accoppiamento forzoso. Chiara le prova tutte per cercare un'"anima gemella" giusta, quella che la convinca che il Principe Azzurro esiste davvero e anche per lei. Gli incontri con l'analista, cui si sottopone sfoderando una certa dose di ironia, la aiutano a vedere i fatti da un nuovo punto di vista: non è necessario avere un compagno per essere accettati! In questo libro il messaggio chiave è, alla fine, che per le donne la felicità non deve dipendere dall'Amore. Se arriva va benissimo altrimenti va bene uguale, una donna è già completa da sé, il principe casomai può portare colore e calore ma non sicuramente valore!
Un libro che vale la pena leggere, lo consiglio alle donne che hanno bisogno di una dose di autostima e di sano "egoismo", nessuno deve per forza indurre alla vedovanza come paravento... anche se quando ci vuole, ci vuole! Moscardelli docet.
Un libro che vale la pena leggere, lo consiglio alle donne che hanno bisogno di una dose di autostima e di sano "egoismo", nessuno deve per forza indurre alla vedovanza come paravento... anche se quando ci vuole, ci vuole! Moscardelli docet.
Nessun commento:
Posta un commento