Buon pomeriggio! Finalmente oggi è un giorno di calma, speriamo non apparente, in cui riesco a sedermi al computer e scrivere la mia recensione sul libro di Marco Balzano Resto qui. Questo libro è il mio titolo imposto questo mese per la mia challenge librosa preferita.
titolo Resto qui autore Marco Balzano editore Einaudi
data di pubblicazione 20 febbraio 2018 pagine 180
TRAMA - L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine. Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina.
RECENSIONE - Questo libro racconta una storia, quella della piccola città di Curon e della sua gente, prima che una diga in costruzione devii l'acqua fino a coprire case, storie e futuro di quegli abitanti e Trina, voce narrante e protagonista, scrive per la figlia un diario in cui racconta ciò che succede in sua assenza... La vita a Curon, paesello sudtirolese, scorre tranquilla e i racconti di Trina iniziano a parlarci di lei e del ragazzo per cui prova una forte simpatia. Piano piano questa simpatia si trasforma in qualcosa di più e la famiglia di Trina non vuole che circolino pettegolezzi inutili quindi il matrimonio è scontato. Trina ed Erich si sposano, lei insegna di nascosto ai bimbi del paese e Erich lavora nei campi. Arrivano i figli, un maschio e una femmina, ma Trina ama particolarmente la piccola Marica: riversa su di lei amore materno e sogni per il futuro che spera migliore almeno per la figlia. Il tempo passa e arriva il duro presagio di qualcosa di terribile. I tedeschi propongono agli abitanti del posto di passare al Reich ma la popolazione si divide: chi vede un'opportunità di riscatto vorrebbe partire e chi invece non tradisce le proprie radici sceglie di rimanere nonostante tutto.
"Ci eravamo abituati a non essere più noi stessi. la nostra rabbia cresceva, ma i giorni correvano veloci e il bisogno di sopravvivere la trasformava in qualcosa di debole e sfibrato. Simile alla malinconia, diventava la nostra rabbia, non esplodeva mai."
La guerra arriva anche lassù, tra i monti, Trina ed Erich scappano nei boschi per evitare di dover partecipare al massacro che si prospetta; non è una fuga ma è una prova di vera sopravvivenza alle atrocità, alla fame e al dolore. Al termine del conflitto i due sposi tornano al paese e, dopo la guerra, devono assistere agli espropri e all'esodo della gente compaesana: riapre il cantiere della diga e il futuro di Curon è segnato. Il campanile emerge dalle acque che sommergono il paese, niente altro rimane a ricordare chi ci viveva e chi ci lavorava. Tutti sradicati dalle loro abitazioni ma anche dal loro posto nei monti, quei monti che offrono riparo e conforto a chi li rispetta.
"Li osservo e mi sforzo di comprendere. Nessuno può capire cosa c'è sotto le cose. Non c'è tempo per fermarsi e dolersi di quello che c'è stato quando non c'eravamo. Andare avanti è l'unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato, come i pesci."
L'uomo che cerca solo profitto e speculazione, rovinando una vallata e infischiandosene delle conseguenze, accelera soltanto il pauroso degrado e lo scempio delle amate montagne. Trina ed Erich, gente montanara abituata al sacrificio, cercano in tutti i modi di salvare la loro famiglia e anche il loro paese. Gli eventi non li aiutano: Trina scrive per non soccombere al doloroso strappo subìto da sua cognata, si aggrappa all'insegnamento come unica via per superare la mancanza di sua figlia. Una terribile esperienza per una madre. Erich è una roccia, attraversa gli scossoni della vita piegandosi senza spezzarsi ma nulla torna a posto. Il dolore segna anche lui e, leggendo il libro di Balzano, diventa dura non provare un insieme di compassione e di tristezza per quanto racconta. La storia di Resto qui non descrive solo le vicissitudini di Trina e della sua famiglia ma di un intero popolo nel periodo infelice del fascismo , della guerra e del dopoguerra. La difficoltà di arrivare al giorno successivo accomuna chiunque in quel periodo. E' impresa ardua non lasciarsi andare alla rassegnazione, alla mesta obbedienza e alla perdita di quel briciolo di dignità, quelle popolazioni montanare non sono semplicemente "gente" ma portano dentro un animo che difende il territorio dove vivono prima che sé stessi. Leggere questo libro è un percorso, anche doloroso, che attraversa un periodo infame della nostra storia e mette in evidenza il carisma e la caparbietà di gente semplice ma di valore, persone che portano nel fisico e nell'animo la fatica e le criticità di un territorio impervio e scomodo ma che sono capaci di sacrifici e di slanci immensi in nome dell'amore per la loro terra e la loro famiglia. Un libro commovente e intenso, da non leggere se ci si aspetta solo un semplice racconto ma da amare se si cerca la profondità, l'intensità e le emozioni che le pagine ben scritte possono donare. Inoltre, aggiungo, sarebbe utile la lettura di Resto qui a tanti giovani che non conoscono bene la storia del nostro Paese, della nostra gente e non posseggono quel carattere e quel rigore morale che animava la gioventù di un tempo... magari una piccola riflessione in merito farebbe loro solo del bene!
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