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martedì 4 gennaio 2022

Recensione - LE STANZE BUIE di Francesca Diotallevi

Ciao! Torno a scrivere di libri e più precisamente ecco la recensione di quella che è stata la mia lettura in questi ultimi 20 giorni. Si tratta dell'opera prima scritta dalla Diotallevi ma ripubblicata quest'anno dall'editore Neri Pozza che non vedevo l'ora di leggere e che  Cristina ha scelto per me come obiettivo della nuova Challenge librosa cui partecipo.
 
 
autore FRANCESCA DIOTALLEVI  - editore NERI POZZA
 data di pubblicazione 14 ottobre 2021- pagine 304 - prezzo 18 euro

TRAMA - Si possono coltivare le passioni in un tempo ingeneroso? Qualcosa di torbido e inesprimibile affiora alla superficie di questo romanzo. Ed è indefinito, difficilmente afferrabile eppure persistente, come il profumo che porta addosso Lucilla Flores, protagonista di questa storia fosca e al tempo stesso delicata e malinconica. Francesca Diotallevi, con una capacità di raccontare fuori dal comune, ci porta in una piccola provincia del Piemonte della seconda metà dell’Ottocento, dentro la casa di un aristocratico dedito a vigneti e poco d’altro. Dove la servitù inganna il tempo di un lavoro sempre uguale con qualche ingenuo pettegolezzo, e dove arriva a servizio un maggiordomo che prende il posto del vecchio zio appena scomparso.Ma nessun dio oscuro e severo sarebbe stato capace di tanto dolore e di tanta ingiustizia: verso una bimba innocente, e verso la moglie del conte, Lucilla, una donna con il volto «velato di oscurità», smarrita dentro un segreto che non le si addice, che non dovrebbe appartenerle, lei, la creatura più lieve, sospesa e innocente che si possa immaginare. Le stanze buie è una dichiarazione d’amore alle passioni, alla poesia, alla bellezza della natura, a quel femminile che ci meraviglia ogni volta che si rivela a noi. La storia di un amore negato, la prepotenza di un mondo chiuso e meschino, capace soltanto di nascondere, di reprimere, di lasciare che esistenze intere si lascino coprire dalla polvere della storia senza riscatto e senza futuro.
Tra queste stanze ferite dal pregiudizio e dall’indifferenza, Francesca Diotallevi trova, però, una luce e una delicatezza quasi preraffaelita e in questo contrasto affila una lama che taglia sempre perfettamente. E mostra che la felicità non è nelle cose del mondo, se il tempo è ostile.


RECENSIONE - Francesca Diotallevi ha scritto questo libro nel 2013 ma l'editore Neri Pozza l'ha ripubblicato a ottobre 2021 portando questa opera prima in evidenza tra i titoli del periodo. La Diotallevi è una giovane autrice che ho già conosciuto attraverso i suoi libri: uno dedicato alla tata/fotografa Vivian Maier (Dai tuoi occhi solamente -2018) e la storia di una ragazza che vive nei boschi e che per questo viene creduta strega durante la Grande Guerra in una Val d'Aosta fredda e superstiziosa ma solo in apparenza ( Dentro soffia il vento - 2018). 
Le stanze buie è un romanzo che però difficilmente si riesce a definire in modo più specifico: non è un mistery, non è romance, non è uno storico anche se descrive fatti accaduti nel periodo che va dal 1864 al 1904. Il libro racconta delle vicende accadute al maggiordomo Vittorio Fubini, le racconta lui stesso in quanto voce narrante, che "eredita" il lavoro a casa del conte Flores per merito di uno zio a cui non è nemmeno così tanto legato e deceduto da poco. In quella dimora si trova a dover affrontare situazioni che mettono in discussione tutti i suoi princìpi nonostante la sua impostata e devota obbedienza al conte.
"Avevo tenuto fede alla promessa fatta al padrone, avevo svolto il mio dovere, eppure non mi sentivo soddisfatto. Mi sentivo colpevole."
Nella casa vivono anche Lucilla, infelice moglie del conte e Nora la sua piccola bimba, Due figure che Fubini non riesce a capire subito ma che gli riservano sorprese cui non è preparato. Quello che più di tutto fa scricchiolare le sue sicurezze è la sensazione costante di qualcosa di nascosto dietro le porte di quella casa. Qualcosa di misterioso che vorrebbe conoscere ma da cui è tenuto alla larga dal resto del personale della casa, Inquietudini che rendono il suo lavoro uno slalom tra le sensazioni che prova, indeciso se cedervi o se continuare a resistere. 
"Nessuno vi farà del male, ve lo prometto. mormorai. Per qualcuno come me, che non diceva mai più del dovuto, era un fatto inusuale. così come era inusuale l'affetto che all'improvviso sentivo di provare per quella bambina. Allora non sapevo che l'amore era così."  

La trama mi ha affascinata fin da subito, mi sembrava di esserci anche io all'interno di quel palazzo e di subirne il fascino misterioso, inquieto e doloroso. Palazzo Flores, custode di amori negati, di cattiverie perpetrate in nome di un onore distorto. La verità rende liberi ma non sempre si è disposti a riconoscerlo, soprattutto se questo rende fragili, deboli ed esposti. Il conte Flores non ama nessuno, tranne la sua brama di possesso che lo rende insicuro e quindi pericoloso. nemmeno la vitalità della piccola Nora lo muovono a tenerezze paterne, anzi, costringe la moglie a liberarsene trovandole una tata. Lucilla invece è un'anima delicata, fragile e preziosa che non accondiscende alle cattiverie del marito. L'autrice narra con tanta sensibilità i tratti dei protagonisti rendendo noi lettori spettatori partecipi dei loro emozionanti caratteri. Tesse una trama ben articolata, magnetica, che trascina con curiosità tra le righe per arrivare al nocciolo del racconto, per dipanare quel velo di triste mistero che si percepisce da subito ma che sorprende solo al momento giusto. L'atmosfera nel libro mi ha riportato alla mente Downtown Abbey, per un sacco di similitudini qui in versione  più "noir". 

" Gli spettri, compresi in quel  momento, non esisterebbero se non fossimo noi, col nostro amore, col nostro dolore, a trattenerli qua. Gli spettri vivono dentro di noi. Gli spettri, talvolta, siamo noi."

La scrittrice racconta, in modo egregio a parer mio, le inquietudini e gli sconvolgimenti che i fantasmi del passato portano nelle esistenze di chi ha agito in modo ambiguo nel nome di una rispettabilità di forma ma non assolutamente di sostanza.La sensibilità, a volte, non aiuta a superare o ad affrontare gli eventi di una vita apparentemente agiata. La Diotallevi descrive con una penna magica la personalità di Fubini, un maggiordomo che sembra tanto impostato, ligio a regole e gerarchie ma che mette tutto a rischio per un moto di dolcezza cui non è preparato. Una magia che circonda anche i personaggi di Nora e Lucilla, incastrate in agi che negano qualsiasi loro libera scelta. La malinconica descrizione di un amore proibito (solo del passato?) che racchiude dolcezza e felicità solo apparenti. Ogni cosa si scontra col dolore, con la gelosia e la tristezza di un presente fatto di buio e silenzio. L'autrice, pagina dopo pagina, ci prende  per mano e aiuta a scoprire che nulla è perduto se si lascia filtrare la luce, se si smette di nascondere la verità perchè...

"Non si può vivere chiusi in stanze buie."

Un libro che mi ha fatto far pace con la lettura dopo un periodo non facile per me. I libri non sono mai mancati nelle mie giornate, per la verità, ma avevo un po' perso il gusto di condividere le impressioni  che mi suscitano e che lasciano traccia. Se posso essere utile per incuriosire anche solo una persona a leggere un libro  con queste mie parole, allora avrò di che esserne fiera. 

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