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lunedì 6 giugno 2022

Recensione - I QUADERNI BOTANICI DI MADAME LUCIE di Melissa da Costa

Buon lunedì a tutti! E' arrivato il caldo dell'estate, un pochino in anticipo sul calendario, e mi ha causato un repentino calo di energia! Non sopporto davvero l'afa! Vorrei il frescolino autunnale all year long ma mi rendo conto che ciò potrebbe scontentare gli amanti della tintarella e del caldo. Quindi, mi ritiro a soffrire tra le pagine dei miei libri che, bontà loro, alleviano almeno in parte questo mio patire stagionale. Ma veniamo al motivo principale del post di oggi: il libro I quaderni botanici di Madame Lucie e le mie impressioni in merito. 


autore MELISSA DA COSTA editore RIZZOLI 
data di pubblicazione 8 aprile 2021
pagine 300   prezzo 18 euro

TRAMA - Fuori è l'estate luminosa e insopportabile di luglio quando Amande Luzin, trent'anni, entra per la prima volta nella casa che ha affittato nelle campagne francesi dell'Auvergne. Ad accoglierla, come una benedizione, trova finestre sbarrate, buio, silenzio; un rifugio. È qui, lontano da tutti, che ha deciso di nascondersi dopo la morte improvvisa di suo marito e della bambina che portava in grembo. Fuori è l'estate ma Amande non la guarda, non apre mai le imposte. Non vuole più, nella sua vita, l'interferenza della luce. Finché, in uno di quei giorni tutti uguali, ovattati e spenti, trova alcuni strani appunti lasciati lì dalla vecchia proprietaria, Madame Lucie: su agende e calendari, scritte in una bella grafia tonda, ci sono semplici e dettagliate indicazioni per la cura del giardino, una specie di lunario fatto in casa. La terra è lì, appena oltre la porta, abbandonata e incolta. Amande è una giovane donna di città, che non ha mai indossato un paio di stivali di gomma, eppure suo malgrado si trova a cedere; interra il primo seme, vedrà spuntare un germoglio: nella palude del suo dolore, una piccola, fragrante, promessa di futuro.

RECENSIONE - La protagonista del libro è Amande Luzin e il co-protagonista è il suo dolore. Questo è di certo il primo pensiero a caldo fatto dopo aver terminato il libro di Melissa da Costa. Ci sono anche i genitori di suo marito, i cognati, la figlia della proprietaria di casa, sua madre ma, intorno ad Amande, per tutto il corso della lettura, ho visto l'ombra del dolore che lei prova per la morte di suo marito Benjamin e della piccolina che portava in grembo Manon. Tutti cercano, a loro modo e con le energie rimaste dallo sforzo di superare loro stessi la tristezza, di aiutare  Amande a superare il lutto. Ma tutto sembra inutile: lei riesce solo a caricare poca roba in macchina e cercare rifugio altrove. Lontana dai ricordi, dal quotidiano strazio di rivedere, rifare e condividere le cose che le ricordano il marito e l'arrivo imminente di Manon, Amande trova una casetta in affitto nella campagna francesce, a distanza di sicurezza da Lione e chi ha perso.

"Una volta(...) c'era un tempo per curare il proprio dolore, per ricordare, per dire addio come si deve. Oggi(...) la società non ha più tempo per il lutto."

La disturba il tentativo di tutti di alleviare il peso del dolore: Amande non vuole superarlo perchè non vuole dimenticare Benjamin e Manon. Sa benissimo che non può continuare a "non vivere": non mangia, dorme poco, non si cura e non apre mai le imposte di casa. Vuole però fare a modo suo, a ritmo suo... chi decide quando è il momento di dimenticare? Chi ha dato una misura standard al grado di sofferenza? E soprattutto: Chi ha deciso qual è il modo per vivere un lutto? Nel libro l'autrice scrive con tanta delicatezza del dolore di Amande, della pena che prova per l'ambivalenza dei sentimenti che la inondano quando arriva la sua nipotina. Davvero non è possibile non avere i lucciconi agli occhi leggendo dello sfinimento a cui la protagonista deve far fronte. Perdere due figure così importanti e amate, in modo tanto repentino, straccia cuore e anima. Il racconto di Melissa da Costa ci rende parte del processo di elaborazione di questa perdita: le fasi sono molte e non sono indolore ma Amande è comunque circondata dall'affetto di tante persone che attendono solo un suo cenno per aiutarla. Nella casetta isolata in cui vive la proprietaria ha lasciato appunti e calendari che spiegano come prendersi cura del giardino e un lunario pieno di curiosità. La giovane incuriosita inizia a leggerli con attenzione e a mettere in pratica quanto scritto da Madame Lucie, rendendo orgogliosa anche sua figlia Julie che diventa presenza stabile nel tempo per Amande. Piano piano, anche un albero decorato o la luna piena possono aiutarla a mettere tutto in ordine e a dare un senso al suo dolore. Non esiste un percorso preconfezionato per superare una tragedia e la perdita di chi ami: Amande ne è convinta e cerca, con i suoi tempi e i suoi modi di ritrovare un motivo per vivere. 

"Non è la vita normale, è un'altra vita che mi sforzo di ricreare, una vita su misura, che si adatterà ai miei passi titubanti e lascerà spazio alle mie due perdite."

In questo libro, che ho letto con molta lentezza per non perdermi nessuna sfumatura e per godermelo il più possibile, ci sono tantissime sottolineature e tantissimi appunti a testimoniare il fatto che c'è molto su cui riflettere e da elaborare. Un libro scritto dall' autrice con tanta sensibilità, senza giri di parole o retorica facilmente stucchevole  ma schietto e a tratti anche piuttosto duro. Un romanzo  che consiglio davvero a tutti, per ritrovare tenerezza, fiducia e forza negli altri ma soprattutto in tutto ciò che è dentro di noi e che conserviamo (senza saperlo) e potrà diventare una risorsa in tempi difficili. Madame Lucie aveva capito tutto! 

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