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mercoledì 27 febbraio 2019

Recensione ROMANZO CRIMINALE di Giancarlo De Cataldo

Buongiorno! Proseguono le recensioni dei libri che ho letto in questo periodo molto molto proficuo. Oggi il libro protagonista è un pochino fuori dalla mia comfort zone, non amo particolarmente le atmosfere violente e cupe che avvolgono i romanzi di questo genere ma ho scelto Romanzo criminale per adempiere all'ultimo ingrediente che compone la mia pizza per il secondo mese. Per la challenge Dalle 3 ciambelle infatti mi viene chiesto di leggere un libro da cui è sia stata tratta una serie tv e pensando mi è venuto in mente questo titolo. 


titolo Romanzo Criminale   autore Giancarlo De Cataldo    editore Einaudi
data di pubblicazione 5 febbraio 2015          pagine 640

TRAMA -  Un'organizzazione nascente, spietata e sanguinaria, dalle periferie cerca la conquista del cielo. Tre giovani eroi maledetti, che hanno un sogno ingenuo e terribile. Un poliziotto molto deciso, un coro di malavitosi, giocatori d'azzardo, criminologi, giornalisti, giudici, cantanti, mafiosi, insieme a pezzi deviati del potere e terroristi neri. E il più esclusivo bordello in città. Un romanzo epico di straordinaria potenza, il cuore occulto della Storia d'Italia messo a nudo.

RECENSIONE - Romanzo criminale è un libro scritto in maniera molto cinematografica, con i dialoghi tra i protagonisti che ne esaltano lo scorrere degli eventi. La storia si svolge dai primi anni '70 fino al 1992 e racconta dell'evoluzione criminale di una banda di delinquenti romani composta dal Libanese, dal Dandi, dal Freddo e dal Terribile oltre ad altri personaggi con nomignoli che descrivono il loro tratto distintivo, piano piano arrivano a conquistare Roma con le loro azioni criminose. Iniziano dai piccoli furti, non si accontentano e tentano con un rapimento che finisce tragicamente ma il riscatto pagato offre la disponibilità per aprirsi al mercato degli stupefacenti. E poi, in un'escalation di violenza e inganni, il business malavitoso si ingrandisce, si espande e lascia tante vittime come sacrificio per il "successo". Le vicende narrate da De Cataldo - magistrato scrittore che ne conosce molte di storie come quella che ci espone nel libro, riesce a catapultarci nella Roma degli anni ottanta, ci ricorda episodi che sono ancora nella memoria di tantissime persone. Io ero bambina nel 1978 e ricordo chiaramente i telegiornali che parlavano di Moro e dei malavitosi della Banda della Magliana. De Cataldo porta tutta la sua esperienza di uomo di legge in questo libro e ci fa conoscere le dinamiche, gli scontri interni, gli intrecci con la politica e con il mondo dello spettacolo di questi uomini pronti a tutto pur di avanzare nella gerarchia del crimine romano anche stringendo alleanze con la criminalità organizzata di altre regioni. Tutto pur di spartirsi il maggior numero di  affari illeciti.

" Per questo è necessario agire, ma mantenendo il distacco dai frutti delle proprie azioni. Agire, non gioire dell'azione: questa è l'essenza."

La caratteristica principale di questo romanzo, secondo me, sta nella schietta esposizione dei fatti,  senza giri di parole, l'autore va dritto alle questioni e le narra attraverso i dialoghi dei personaggi più che con pure descrizioni dei fatti. Si capisce chiaramente che l'autore è conoscitore del sottobosco di illegalità e dei crimini che vengono commessi per raggiungere ricchezze e potere. La gang che si unisce per una scalata al potere che va oltre la loro immaginazione quasi, è formata da persone diverse tra loro ma unite dalla sete di successo. Ognuno  si spende per ottenere il massimo anche con menzogne, ricatti , violenze e collusioni con i poteri dello Stato. Ecco... la lotta tra chi persegue il bene, la giustizia , la legalità contro chi delinque, chi corrompe, chi uccide è sempre impari. Chi agisce secondo la legge molto spesso è costretto a cedere ai ricatti, a farsi da parte perché senza risorse e senza mezzi per contrastare i criminali. Ci prova Nicola Scialoja, giovane commissario, a tentare di fermare la banda, lui che ha ben chiaro quale sia il lato giusto dove stare ma si rende conto che l'onestà, a volte, deve sottostare ai compromessi. 

"La verità è che i pentiti facevano schifo a tutti. Anche a certi giudici: Quelli buoni. Quelli che ragionavano proprio da uomini veri. Certe volte sembrava che tra i due mondi, quello della strada e quello dei palazzi, non ci fosse poi tutta 'sta gran distanza."

Io ho letto il libro ma mi sono presa del tempo per recensirlo; era necessario elaborare bene il racconto di questo corposo romanzo per riuscire a descrivere le mie impressioni. Non posso dire che sia un genere che mi piace ma riconosco il buon lavoro dell'autore De Cataldo, il libro scorre fluido nonostante le numerose pagine di cui è composto e, come dicevo, i dialoghi sono parte consistente del testo. L'intercalare è spesso dialettale quindi ruspante e realistico più possibile, tutto risulta veritiero e credibile, fin troppo direi. Ciò che mi lascia perplessa e insoddisfatta, infatti, è la consapevolezza che Romanzo criminale descrive la nostra società, i nostri peccati, le nostre debolezze. E' uno spaccato critico del pessimo costume italiano di aspirare al potere senza rispettare le regole oppure ignorando totalmente la legge. Ecco, a me dispiace tantissimo questo, vorrei poter credere che non  siamo un Paese descrivibile attraverso racconti stereotipati quali pizza, mafia e illegalità ma che la parte marcia rimane ai margini, uno sgorbio contrastabile in un meraviglioso scrigno di tesori qual è l'Italia intera. Utopia? Forse, io sono una sognatrice e, infatti, i libri come questo di De Cataldo mi fanno "soffrire" ma non smetto di pensare che le cose cambiano se ognuno di noi fa qualcosa per seminare giustizia e correttezza. 

martedì 26 febbraio 2019

Recensione LA VITA INIZIA QUANDO TROVI IL LIBRO GIUSTO di Ali Berg e Michelle Kalus

In questo post vi racconto di un altro bel libro che ho acquistato dopo pochi giorni dalla pubblicazione e che ero curiosa di leggere. Complice la challenge Dalle 3 Ciambelle che, per completare gli ingredienti della pizza mensile, mi chiede di leggere un libro a piacere io ho subito pensato a questo titolo. La vita inizia quando trovi il libro giusto può sembrare un titolo esagerato ma vi assicuro che ci si perde in un mondo raccontato bene e con dosata leggerezza e che ci trascina nella vita dei protagonisti raccontando di libri e di esperienze vissute all'ombra di qualche testo famoso.



titolo La vita inizia quando trovi il libro giusto autori Ali Berg e Michelle Kalus  editore Garzanti
data di pubblicazione  10 gennaio 2019      pagine  310

TRAMA  Frankie ha sempre cercato risposte nei libri. Risposte al perché la sua carriera non sia decollata, perché sia così difficile andare d'accordo con sua madre o non abbia ancora vissuto la sua grande storia d'amore. Leggere le pagine di Jane Austen, Francis Scott Fitzgerald e Steinbeck l'ha sempre aiutata. Ma spesso Frankie si sente spesso sola. Ora, però, ha escogitato un piano infallibile per cambiare vita. I libri non possono tradirla. Per giorni ha lasciato una copia dei suoi romanzi preferiti su treni e autobus, scrivendo all'interno la sua e-mail. Per una grande lettrice come lei non c'è modo migliore di conoscere qualcuno se non grazie a un libro. Quando le risposte cominciano ad arrivare, Frankie colleziona appuntamenti su appuntamenti. E purtroppo delusione su delusione. Si presentano le persone più strambe che lei abbia mai conosciuto. Fino a quando non incontra Sunny che sembra uscito da uno dei suoi romanzi preferiti. Ma ha un difetto: ha gusti letterari opposti ai suoi. Una cosa su cui Frankie non può proprio soprassedere. Per vivere la favola che ha sempre sognato, dovrebbe accettare Sunny con pregi e difetti. Accettare che l'uomo che le sta accanto possa amare autori che lei non ha mai letto. Perché una nuova vita inizia quando trovi l'amore. Ma anche quando scopri una nuova storia da leggere, che apre verso orizzonti inaspettati e protagonisti indimenticabili da incontrare.

RECENSIONE - Scrivendo questo post mi sono resa conto che è l'ennesimo in cui vi parlo di libri che parlano di chi ama i libri. Io vi assicuro però che questo è diverso dagli altri, è un testo geniale scritto in maniera scorrevole,mai pesante o stereotipata. Le autrici raccontano di Frankie, scrittrice delusa e commessa in un  negozio di libri, e di come decide di trovare la sua anima gemella attraverso i libri che abbandona sui treni.  Lascia scritto tra le pagine il suo invito ad un incontro per conoscere meglio chi risponde e,incredibilmente, incontra parecchi pretendenti. Nessuno che scatena il suo interesse però perchè lei ha in mente un bellissimo cliente visto in libreria! Frankie è convinta della bontà del suo proposito e insiste ad abbandonare libri, titoli appena usciti e grandi classici.

"Usando le parole straordinarie e inguaribilmente romantiche di alcuni dei miei romanzi preferiti, sono decisa a trovare un uomo dall'aspetto semidecente che sappia farmi ridere e sia capace di resistere per un'intera cena senza usare espressioni come <<ROFLMAO>> o  <<è quello che ha detto la mia ex>>. Non sto chiedendo troppo, no?"

La sua vena creativa ritorna a farsi viva e lei scrive in un blog, sotto pseudonimo, il racconto dettagliato degli incontri in cerca dell'amore, riscuotendo notevole successo. Nel frattempo riesce a conoscere Sunny, il cliente bello bello, a capirne i gusti letterari e a storcere il naso: lui legge gli Young Adult e non conosce Jane Austen! Frankie è molto selettiva nelle sue amicizie e giudica una persona anche da quello che legge perchè come diceva James Jayce: "La vita è troppo breve per leggere un brutto libro" e di conseguenza non si può stare con chi legge libri che non apprezziamo. Ma Sunny colpisce Frankie, tanto da frequentarlo sempre più spesso, conoscendosi e condividendo esperienze e letture. Gli amici della ragazza, Cat e Claud, il giovane Seb, i genitori di Frankie, tutti fanno il tifo perchè sia la volta buona per il suo cuore alla ricerca dell'amore. E sarebbe bello che tutto fosse semplice e lineare ma così non è anche nella trama di questo libro.

"Pimpi chiede: come si scrive <<amore>>? E Puh risponde: <<Non si scrive, si prova>>. Era quello che provava lei per Sunny."

Leggere questo libro è stato molto piacevole per me, ho trovato nominati autori che non ho ancora conosciuto e citazioni che mi hanno fatto apprezzare le autrici di questo libro per molti motivi. Prima di tutto sono riuscite ad imbastire un racconto che scorre bene, che non cade nel già sentito o già scritto. Il romanzo è fresco, le vicende di Frankie ci acchiappano e ci tengono allacciati alla scoperta di ogni nuovo episodio scatenato dal ritrovamento dei libri. Confesso un unico mio perplesso pensiero: al giorno d'oggi quello che decide di fare Frankie e cioè incontrare perfetti sconosciuti attirati dal suo invito tra le pagine, mi sembra un tantinello pericoloso. Riconosco anche che magari in Australia, dove è ambientata la storia. le cose possono funzionare meglio di qua. O forse, proprio perchè l'invito è scritto in fondo a un libro e si presuppone che chi lo trova abbia almeno letto quel testo, allora diventa già un punto a favore di chi risponde. In queste pagine viene evidenziato chiaramente il grande amore delle autrici prima e dei protagonisti poi, per i libri, tutti i tipi, libri che fanno parte delle vite di personaggi in modo massiccio. E io mi riconosco tanto in questo. Poi, in questo libro, si parla direttamente a chi pensa che i libri possano aiutare a cambiare la vita, a prenderla sempre nel modo giusto, a leggere per arricchirsi e per arricchire anche chi ci vive accanto, Tana roba, vero? Io credo fermamente in tutto questo, un libro può smuovere e far emozionare anche il cuore più indurito... credo che leggendo i miei post sia chiaro ormai tutto ciò! Non basta leggere un libro, occorre ascoltare anche come stiamo mentre lo leggiamo per capire quanto può far bene la lettura. Diffondiamo il gusto di leggere, diffonderemo pensieri gentili.


lunedì 25 febbraio 2019

Recensione IL CLUB DEL LIBRO E DELLA TORTA DI BUCCE DI PATATA DI GUERNSEY di Mary Ann Shaffer e Annie Barrows

Buon pomeriggio! Oggi vi parlo del libro che ho appena terminato: un libro molto originale, scritto da Mary Ann Shaffer e Annie Barrows, con un titolo altrettanto particolare Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey. Anche questo libro è un ingrediente per la pizza di questo mese nella gustosa challenge "Dalle 3 Ciambelle", precisamente il libro di una casa editrice minore.



titolo Il Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey  
autori Mary Ann Shaffer Annie Barrows editore Astoria     
data di pubblicazione 2 novembre 2017     pagine 292

 TRAMA È il 1946 e Juliet Ashton, giovane giornalista londinese di successo, è in cerca di un libro da scrivere. All'improvviso riceve una lettera da Dawsey Adams - che per caso ha comprato un volume che una volta le era appartenuto - e, animati dal comune amore per la lettura, cominciano a scriversi. Quando Dawsey le rivela di essere membro del Club del libro e della torta di bucce di patata di Guernsey, in Juliet si scatena la curiosità di saperne di più e inizia un'intensa corrispondenza con gli altri membri del circolo. Mentre le lettere volano avanti e indietro attraverso la Manica con storie della vita a Guernsey sotto l'occupazione tedesca, Juliet scopre che il club è straordinario e bizzarro come il nome che porta. Una commedia brillante (anche se nel corso della narrazione emergono tradimenti, bassezze, vigliaccherie) che parla di amore per i libri, di editori, scrittori e lettori, e poi di coraggio di fronte al male, di lealtà e amicizia, e di come i libri ti possano salvare la vita.

RECENSIONE - Il libro edito da Astoria è un romanzo epistolare: la vicenda è raccontata attraverso la corrispondenza che intercorre tra Juliet, scrittrice trentenne in cerca di nuova ispirazione, e gli abitanti dell'isoletta di Guernsey che si trova nel Canale della Manica. Tutto nasce dalla lettera  che Dawsey, un abitante dell'isola, scrive a Juliet dopo aver letto un libro che le apparteneva e che ha poi venduto. Scrivendosi scoprono di avere interessi in comune e Dawsey la mette a conoscenza dell'esistenza di un club del libro che incuriosisce subito Juliet. Inizia un fitto scambio di lettere tra Londra e l'isola di Guernsey:  Tutti - componenti del club e non - hanno qualcosa da raccontare alla curiosa scrittrice che, piano piano, si affeziona agli isolani e alla loro voglia di ricominciare a vivere la ricostruzione dopo la guerra. Proprio quando un ricco pretendente la chiede in sposa, Juliet sceglie di rinunciare al quel timido sentimento che pensava fosse amore, per partire ed andare a Guernsey; troppa la curiosità di incontrare di persona i mittenti di tutte le lettere ricevute e fortissimo il richiamo di una miriade di vite da raccontare, forse in un libro o forse no, per non mollare tutto e andare.

" Non riesco a immaginare niente di più deprimente che passare il resto della vita accanto a qualcuno con cui non posso parlare o, peggio ancora, qualcuno con cui non posso stare in silenzio."

 Una volta nell'isola le si svela un bellissimo mondo: Isola, Eben, Dawsey e Kit, tutti sono ansiosi di conoscerla e di raccontarle tutto di  loro e del loro club del libro ideato da Elizabeth per salvarli dai controlli dei tedeschi. Un club che, nonostante sia nato quasi per caso, offre l'occasione per rinforzare e saldare i legami tra gli abitanti di Guernsey ma anche alimenta gelosie, invidie e pettegolezzi. Quello che emerge chiaro e schietto e l'amore per i libri, per i buoni sentimenti nonostante tutto, per relazioni che portano lealtà e affetto. Io confesso che le prime pagine del libro mi hanno un po' fuorviata, la struttura epistolare del romanzo mi ha erroneamente spaventata. Saltare di continuo da un mittente all'altro, da un destinatario all'altro non rende la lettura semplice ma solo per poco. Tutto scorre non appena si focalizzano i nomi dei protagonisti, di tutti coloro che rendono vivace e intrigante lo scorrere delle pagine. 

" Forse i libri hanno un istinto segreto per cercare la strada di casa, che li porta dal loro lettore ideale. Come sarebbe bello se fosse vero!"

Leggendo questo libro si coglie nitido l'ardore delle autrici (Mary Ann Shaffer muore prima della pubblicazione e la revisione del testo è curata da sua nipote Annie Barrows) nello trasmettere il sentimento, la vivacità, l'umorismo e la passione che animano ognuno dei personaggi della storia. Come infatti è scritto in una lettera se ci si interessa profondamente a qualcuno o a qualcosa di nuovo, si emana un'energia feconda che il mondo può percepire. E io sono pienamente in sintonia con questo pensiero... leggere di Juliet che cerca notizie, spunti e idee per un nuovo racconto scrivendo lettere, scambiando pezzi di quotidianità con degli sconosciuti che, piano piano, diventano amici mi fa venire proprio voglia di tornare a scrivere delle vere lettere con carta e penna. Raccontarsi, scambiare opinioni su tutto tramite le parole scritte su un foglio di carta non è solo un gesto nostalgico ma un modo per tirare fuori il nostro meglio, aprirci agli altri confidando in chi riceve le nostre parole. Loro si sono fidati gli uni degli altri, costruendo amicizie e facendo conoscere il loro piccolo mondo. Io, da questo libro, mi porto nel cuore ingrandito di mille volte, l'amore per i libri e la consapevolezza che chi li ama parla un linguaggio speciale. Inoltre adesso ho una grandissima curiosità di poter vedere, un giorno, l'isola di Guernsey perchè sembra un piccolo gioiello collocato in mezzo alla Manica. Chissà se un giorno... intanto vi auguro di trovare tante belle letture come è stata per me questa storia del Club del libro e della torta di bucce di patata!


mercoledì 13 febbraio 2019

Recensione TERESA PAPAVERO E LA MALEDIZIONE DI STRANGOLAGALLI di Chiara Moscardelli

Buon mercoledì... nuovo post e nuovo libro di cui parlare. Stavolta scrivo le mie impressioni sul libro di Chiara Moscardelli che ho scelto per la challenge librosa e per l'obiettivo che mi chiede di leggere un libro ambientato in Italia. Ho scoperto che Strangolagalli è un piccolo comune realmente esistente in provincia di Frosinone, un paesino posato sulla sommità di un colle ai piedi dei monti Ernici. Oltre alle scoperte geografiche questo libro mi ha fatto anche divertire un sacco ma vi racconto tutto in ordine.


titolo Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli autore Chiara Moscardelli 
editore Giunti 
data di pubblicazione 16 maggio 2018  pagine 320 pagine 

TRAMA - Superati i quaranta un uomo diventa interessante, una donna zitella. Ma Teresa Papavero non se ne cruccia, ha ben altre preoccupazioni. Dopo avere perso l'ennesimo lavoro in circostanze a dir poco surreali decide di tornare a Strangolagalli, borghetto a sud di Roma nonché suo paese nativo, l'unico posto dove ricominciare in tranquillità. E invece la tanto attesa serata romantica con Paolo, conosciuto su Tinder, finisce nel peggiore dei modi: mentre Teresa è in bagno, il ragazzo si butta dal terrazzo. Suicidio? O piuttosto, omicidio? Il maresciallo Nicola Lamonica, il primo ad accorrere sul luogo, è abbastanza confuso al riguardo. Non lo è invece Teresa che, dotata di un intuito fuori del comune, capisce alla prima occhiata che qualcosa non va. Il fatto è che non le crede nessuno. Tantomeno Leonardo Serra, l'affascinante quanto arrogante poliziotto arrivato per indagare sulla morte del giovane. A peggiorare la situazione la misteriosa scomparsa di Monica Tonelli, una delle ospiti del B&B che Teresa ha aperto nella casa paterna con la complicità di Gigia, la sua amica del cuore. Tutto il paese è in subbuglio perché la sparizione della donna viene addirittura annunciata nel famoso programma "Dove sei?" e a indagare sulla Tonelli arriva proprio l'inviato di punta, Corrado Zanni. Per Teresa davvero un periodo impegnativo, coinvolta in indagini dai risvolti inaspettati e perseguitata dalle ombre del passato: la scomparsa della madre e il burrascoso rapporto col padre, il noto psichiatra Giovan Battista Papavero. E così, tra affascinanti detective, carabinieri di paese, reporter d'assalto e misteriosi sconosciuti, Teresa si trova risucchiata in una girandola di intrighi, in un susseguirsi di imprevedibili colpi di scena. Tanto a Strangolagalli non succede mai niente!

RECENSIONE -  Teresa è una vivace ed estrosa quarantenne che si trova, purtroppo o per fortuna, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Il suo appuntamento con Paolo, conosciuto sui social per vivacizzare la sua tranquilla e quasi noiosa vita al paesello natìo, finisce in modo tragico. Per ricostruire i fatti la povera Pap viene esposta ai commenti di poliziotti, vicini, sindaco e anche amici oltre che al giudizio sempre inflessibile di suo padre, lo stimato professor Papavero. Teresa ha da sempre dovuto faticare per togliersi di dosso lo stemma di "svampita" o addirittura il poco elegante aggettivo di "scema" di Strangolagalli. 

"Era tornata per questo. Non per salire sul carro, intendiamoci. Che cosa ne avrebbe fatto della sua vita ancora non lo sapeva, ma era certa che almeno avrebbe avuto un po'  di pace. A questo pensava mentre percorreva le viuzze di quella strana cittadina dalla forma circolare, annusando l'aria familiare, gli odori, riempiendosi gli occhi di immagini a lungo dimenticate. Non aveva idea di quanto si stesse sbagliando."

Teresa è l'immagine di una donna che deve ritrovare la sua identità, sfuggendo all'ingombrante ombra del padre famoso e stimato. Lei è una disordinata somma di impacciate estrosità ed è simpatica, tanto simpatica a chi, come me, si vede sempre inadeguata e fuori posto. Teresa torna al paese che l'ha vista nascere e crescere, dove la conoscono tutti e da dove è partita per trovare il suo posto nel mondo. Tenta di farlo con gli studi universitari che conclude ma che non le offrono un lavoro adeguato, trova invece un impiego molto  "originale" che però non dura tanto e quindi, demoralizzata, torna a Strangolagalli pronta a ritrovare un po' di serenità. Il B&B che gestisce con l'amica Luigia le offre una partenza e l'appuntamento rimediato su Tinder serve per non perdere la speranza in un futuro amoroso anche per lei.

"Di rado la vita ti concede un'altra occasione. ma quando questo accade, devi essere in grado di coglierla al volo e, per quanto possibile, di rimettere le cose a posto."

Quello che succede al suo cavaliere, però, scatena l'istinto di detective nascosto in Pap, per risolvere il giallo le si affiancano un maresciallo, un poliziotto e un giornalista che, a vario titolo, sono interessati a Teresa. La vicenda scorre con un ritmo incalzante e ben organizzato: chi legge si sente coinvolto in tutti i fatti che si susseguono; è semplicissimo,data la scrittura della Moscardelli, sentirsi parte del suo racconto, partecipare alle vicende che capitano ai protagonisti ed emozionarsi e divertirsi dinanzi alle sventure e  alle scoperte della mitica Teresa. A volte quello che è descritto nel libro sembra surreale ma, in effetti, la vita può, in certi periodi, riservare eventi degni della trama di una fiction! Chiara Moscardelli sa rendere i suoi personaggi molto concreti,  somiglianti a qualcuno che, almeno una volta nella vita, ciascuno di noi può dire di aver incrociato. Io, in particolare, mi sono riconosciuta nella povera Teresa, quando si è sentita sotto osservazione dagli abitanti di Strangolagalli: vicini, parroco, sindaco... tutti a commentare le sue vicende come se avessero voce in capitolo. C'è stato un periodo, durante la mia adolescenza, in cui tutti si sentivano in dovere di riferire ai miei genitori o di rimproverarmi per qualsiasi cosa io facessi... incredibile! Non ho mai tollerato questo tipo di comportamento, non mi permetto di attuarlo e tanto meno accetto di subirlo ora, trent'anni fa invece ero molto più malleabile e non avevo il coraggio necessario per rimettere tutti al loro posto! Teresa, diversamente da me, usa l'ironia e le cose per lei assumono un peso diverso, fortunatamente.Il piccolo paese, dove tutti la conoscono, costruisce anche la rete di protezione che attutisce gli scossoni che la vita riserva a Teresa ma dai quali lei sa rialzarsi in maniera molto elegante. Infatti, bisogna riconoscerglielo, sa conquistare non solo uno ma ben due bei fustacchioni, scatenando le invidie delle sue gaie compaesane!
In conclusione, questo libro della Moscardelli mi ha fatto ridere, mi ha divertita e mi ha fatto credere nel potere dell'autoironia: nella forza che una dose giusta di leggerezza può dare agli avvenimenti, siano essi tristi o felici, portando il coinvolgimento di chi li affronta ad un livello giusto di emozioni. In fondo, vedere sempre tutto nero non rende le cose più sopportabili e, al tempo stesso, evitare di ammettere le difficoltà non le fa scomparire. 
Adesso mi auguro che le avventure di Teresa non finiscano qui e che l'autrice scriva il seguito di questa storia: sono curiosa di sapere se Pap cercherà di ricostruire la vicenda che riguarda la sua mamma e anche di conoscere gli sviluppi dei suoi affari di cuore. Sarà sicuramente un'altra dose di buonumore che mi piacerà poter condividere con tutti voi!

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sabato 2 febbraio 2019

Recensione ORFANI BIANCHI di Antonio Manzini

Buon sabato a tutti! Il tempo grigio, freddo e piovoso incentiva solo la voglia di caldo, divano e libri... io trovo tutto ciò semplicemente perfetto. Infatti riesco a scrivere la prima recensione per la challenge Dalle 3 Ciambelle, quella che vi parla del libro di Manzini  - Orfani Bianchi dopo averlo letto a tempo di record!



titolo Orfani bianchi      autore Antonio Manzini     editore  Chiarelettere
data di pubblicazione  20 ottobre 2016        pagine 256 pagine

TRAMA - Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio, poi la signora Mazzanti, “che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all’albero ai regali e al panettone”, poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall’esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c’è lei, Mirta, che non le conosce ma le accompagna alla morte condividendo con loro un’intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato, il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. “Nella disperazione siamo uguali” dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi. Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza. Una storia contemporanea, commovente e vera, comune a tante famiglie italiane raccontata da Manzini con sapienza narrativa non senza una vena di grottesco e di ironia, quella che già conosciamo, e che riesce a strapparci, anche questa volta, il sorriso.

RECENSIONE -  Ho terminato questo libro ieri sera, l'unico titolo di Manzini che ancora non avevo letto e sono ancora profondamente commossa. La storia che Manzini racconta non ha nulla a che vedere con il pungente sarcasmo di Rocco Schiavone - adorato vicequestore, protagonista dei libri di questo autore sorprendente - ma, pur mantenendo una profonda e vivida capacità di descrivere i personaggi oltre che descrivere il contesto in modo preciso e realistico, colpisce duro all'anima di chi legge. Mirta, la protagonista della vicenda, lavora in Italia come badante/donna delle pulizie: lei è disposta a tutto pur di offrire a suo figlio, l'unica cosa che le rimane e che ama oltre ogni cosa, un futuro dignitoso. I lavori che si trova a dover accettare sono quanto di più umiliante e inaccettabile si possa pensare; lei invece accetta tutto perché è l'unico modo che ha per raccimolare soldi. Lei non è avida, non vuole diventare ricca ma desidera soltanto poter portare in Italia anche suo figlio Ilie, la luce dei suoi occhi. Il ragazzo è rimasto in Moldavia, accudito dalla nonna prima che le cose precipitino in maniera tragica costringendo Mirta a decidere di estirpare un pezzo del suo cuore e di lasciare il figlio in un istituto moldavo, una specie di collegio visto da fuori ma un tragico incubo per Ilie.

"Che paese è quello che ti costringe a partire e andare a vivere in una famiglia straniera incapace di badare ai propri anziani costringendoti a sputare sulla tua?"

Questa è una domanda lecita che si pone Mirta, una riflessione che dovremmo fare anche noi, quelli che si avvalgono del lavoro delle badanti e delle signore delle pulizie straniere, disposte a fare tutto quello che noi non vogliamo svolgere. Abbiamo idea di quello che lasciano a casa? Riusciamo a capire lo strazio che si trascinano se hanno lasciato figli e famiglia al loro Paese? Rinunciano ai loro affetti più cari per tanti mesi e si mettono a disposizione delle nostre famiglie per alleggerirle dell'impegno verso familiari bisognosi. E poi... i destinatari delle cure di queste signore, siamo sicuri che siano felici di sottoporsi al modo spiccio e, comunque pur sempre impersonale e poco coinvolto? Perchè riusciamo ad offrire, a chi arriva  da lontano. soltanto i lavori che noi stessi non vogliamo più svolgere o non siamo in grado di svolgere? E poi... perchè, se è vero che il lavoro nobilita l'uomo, riusciamo a far sentire quasi degli schiavi coloro che abbandonano terra e cari per trovare uno stipendio?

"La fame te lo toglie l'orgoglio. E ti toglie anche l'amor proprio e la dignità. Come si fa a sopportare di essere colpevole di cose che non hai mai pensato?

Mirta mette da parte l'orgoglio, riesce a immedesimarsi,  a leggere nei pensieri dell'anziana signora a cui bada e a scalfirne la corazza di odio, di disprezzo. Compie tutto questo per un unico, grande desiderio: portare con sé Ilie, offrirgli di realizzare nuovi sogni e non cede a nessun compromesso, a nessuna scorciatoia. Grande, grandissimo Manzini... nonostante Rocco non ci sia, il libro è così coinvolgente e potente. Non sono riuscita a leggerlo con distacco: ci sono pagine che suscitano emozioni e che commuovono profondamente. Antonio Manzini ha una grande dote, secondo me, lui scrive i suoi libri usando la penna e il cuore; narra la storia e dà vita ai suoi protagonisti in un modo che rende quasi impossibile non sentirsi coinvolti in quello che racconta. L'unica cosa che un po' mi ha perplessa è il finale: una botta secca, veloce, con poche spiegazioni Nient'altro. Pensandoci poi ho dedotto che così deve essere... lasciare che il pugno allo stomaco faccia male per far pensare, per fa ragionare il lettore su quanto raccontato nelle pagine appena terminate e lasciare che il messaggio arrivi dritto in fondo all'animo di chi legge Orfani bianchi. Come sempre, a parer mio,  un ottimo lavoro caro Manzini.