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mercoledì 27 febbraio 2019

Recensione ROMANZO CRIMINALE di Giancarlo De Cataldo

Buongiorno! Proseguono le recensioni dei libri che ho letto in questo periodo molto molto proficuo. Oggi il libro protagonista è un pochino fuori dalla mia comfort zone, non amo particolarmente le atmosfere violente e cupe che avvolgono i romanzi di questo genere ma ho scelto Romanzo criminale per adempiere all'ultimo ingrediente che compone la mia pizza per il secondo mese. Per la challenge Dalle 3 ciambelle infatti mi viene chiesto di leggere un libro da cui è sia stata tratta una serie tv e pensando mi è venuto in mente questo titolo. 


titolo Romanzo Criminale   autore Giancarlo De Cataldo    editore Einaudi
data di pubblicazione 5 febbraio 2015          pagine 640

TRAMA -  Un'organizzazione nascente, spietata e sanguinaria, dalle periferie cerca la conquista del cielo. Tre giovani eroi maledetti, che hanno un sogno ingenuo e terribile. Un poliziotto molto deciso, un coro di malavitosi, giocatori d'azzardo, criminologi, giornalisti, giudici, cantanti, mafiosi, insieme a pezzi deviati del potere e terroristi neri. E il più esclusivo bordello in città. Un romanzo epico di straordinaria potenza, il cuore occulto della Storia d'Italia messo a nudo.

RECENSIONE - Romanzo criminale è un libro scritto in maniera molto cinematografica, con i dialoghi tra i protagonisti che ne esaltano lo scorrere degli eventi. La storia si svolge dai primi anni '70 fino al 1992 e racconta dell'evoluzione criminale di una banda di delinquenti romani composta dal Libanese, dal Dandi, dal Freddo e dal Terribile oltre ad altri personaggi con nomignoli che descrivono il loro tratto distintivo, piano piano arrivano a conquistare Roma con le loro azioni criminose. Iniziano dai piccoli furti, non si accontentano e tentano con un rapimento che finisce tragicamente ma il riscatto pagato offre la disponibilità per aprirsi al mercato degli stupefacenti. E poi, in un'escalation di violenza e inganni, il business malavitoso si ingrandisce, si espande e lascia tante vittime come sacrificio per il "successo". Le vicende narrate da De Cataldo - magistrato scrittore che ne conosce molte di storie come quella che ci espone nel libro, riesce a catapultarci nella Roma degli anni ottanta, ci ricorda episodi che sono ancora nella memoria di tantissime persone. Io ero bambina nel 1978 e ricordo chiaramente i telegiornali che parlavano di Moro e dei malavitosi della Banda della Magliana. De Cataldo porta tutta la sua esperienza di uomo di legge in questo libro e ci fa conoscere le dinamiche, gli scontri interni, gli intrecci con la politica e con il mondo dello spettacolo di questi uomini pronti a tutto pur di avanzare nella gerarchia del crimine romano anche stringendo alleanze con la criminalità organizzata di altre regioni. Tutto pur di spartirsi il maggior numero di  affari illeciti.

" Per questo è necessario agire, ma mantenendo il distacco dai frutti delle proprie azioni. Agire, non gioire dell'azione: questa è l'essenza."

La caratteristica principale di questo romanzo, secondo me, sta nella schietta esposizione dei fatti,  senza giri di parole, l'autore va dritto alle questioni e le narra attraverso i dialoghi dei personaggi più che con pure descrizioni dei fatti. Si capisce chiaramente che l'autore è conoscitore del sottobosco di illegalità e dei crimini che vengono commessi per raggiungere ricchezze e potere. La gang che si unisce per una scalata al potere che va oltre la loro immaginazione quasi, è formata da persone diverse tra loro ma unite dalla sete di successo. Ognuno  si spende per ottenere il massimo anche con menzogne, ricatti , violenze e collusioni con i poteri dello Stato. Ecco... la lotta tra chi persegue il bene, la giustizia , la legalità contro chi delinque, chi corrompe, chi uccide è sempre impari. Chi agisce secondo la legge molto spesso è costretto a cedere ai ricatti, a farsi da parte perché senza risorse e senza mezzi per contrastare i criminali. Ci prova Nicola Scialoja, giovane commissario, a tentare di fermare la banda, lui che ha ben chiaro quale sia il lato giusto dove stare ma si rende conto che l'onestà, a volte, deve sottostare ai compromessi. 

"La verità è che i pentiti facevano schifo a tutti. Anche a certi giudici: Quelli buoni. Quelli che ragionavano proprio da uomini veri. Certe volte sembrava che tra i due mondi, quello della strada e quello dei palazzi, non ci fosse poi tutta 'sta gran distanza."

Io ho letto il libro ma mi sono presa del tempo per recensirlo; era necessario elaborare bene il racconto di questo corposo romanzo per riuscire a descrivere le mie impressioni. Non posso dire che sia un genere che mi piace ma riconosco il buon lavoro dell'autore De Cataldo, il libro scorre fluido nonostante le numerose pagine di cui è composto e, come dicevo, i dialoghi sono parte consistente del testo. L'intercalare è spesso dialettale quindi ruspante e realistico più possibile, tutto risulta veritiero e credibile, fin troppo direi. Ciò che mi lascia perplessa e insoddisfatta, infatti, è la consapevolezza che Romanzo criminale descrive la nostra società, i nostri peccati, le nostre debolezze. E' uno spaccato critico del pessimo costume italiano di aspirare al potere senza rispettare le regole oppure ignorando totalmente la legge. Ecco, a me dispiace tantissimo questo, vorrei poter credere che non  siamo un Paese descrivibile attraverso racconti stereotipati quali pizza, mafia e illegalità ma che la parte marcia rimane ai margini, uno sgorbio contrastabile in un meraviglioso scrigno di tesori qual è l'Italia intera. Utopia? Forse, io sono una sognatrice e, infatti, i libri come questo di De Cataldo mi fanno "soffrire" ma non smetto di pensare che le cose cambiano se ognuno di noi fa qualcosa per seminare giustizia e correttezza. 

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