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mercoledì 8 maggio 2019

Recensione L'ARTE DEL DUBBIO di Gianrico Carofiglio

Secondo post della giornata, con me le cose vanno cosi temo: o raramente o spessissimo. Prometto che lavorerò per far tornare le cose in modo più equilibrato e quindi poter scrivere ad intervalli regolari. Qui vi parlo del libro "dinosauro"... un libretto che credo di aver acquistato ormai un decennio fa ma che è rimasto nascosto tra i titoli che aspettavano di essere letti con pazienza. Ho letto questo di Carofiglio perché mi serviva un libro con un titolo che iniziasse con un articolo apostrofato. direi che ci siamo con L'arte del dubbio! Grazie alle mie adorate LauraLaura e Stefania  che mi aiutano a smaltire la pila di testi da leggere con la loro Reading Challenge 2019.  


titolo L'arte del dubbio     autore Gianrico Carofiglio     editore Sellerio
data di pubblicazione 22 novembre 2007           pagine 231

TRAMA - Anni fa, quando fu pubblicato per la prima volta con un altro titolo, questo libro era diverso da adesso. Gianrico Carofiglio, allora esclusivamente un magistrato ben lontano dai romanzi che ne hanno fatto uno degli autori più amati dal pubblico, l'aveva concepito come un manuale sulla tecnica dell'interrogatorio, su come demolire o rafforzare una testimonianza nel dibattimento penale. Ma siccome il testo era tutto costruito su casi concreti, su verbali di veri interrogatori, ebbe una cerchia di lettori più vasta di quella degli specialisti. Evidentemente molti, nell'arte controllata di insinuare il dubbio fra i fatti, avevano avvertito l'umorismo, ossia il lavoro del contrario. In breve, lo spirito della letteratura, in una raccolta di racconti veristici venati di giallo: pezzi di vita, storie tragiche e comiche di esseri umani presi in avventure e peripezie, di prede e predatori, furbi e poveracci sul palcoscenico del processo che diventa teatro di vita. Da tutto questo lo stimolo a ripubblicarlo oggi liberato dalle parti più tecniche, per tornare ciò che era veramente: una raccolta di racconti giudiziari.

RECENSIONE - Un genere di telefilm che da sempre preferisco ha come protagonisti gli avvocati o ciò che ruota intorno alla giurisprudenza: qualcuno forse ricorda JAG- avvocati in divisa, Ally McBeal che sono più datati oppure Close to home o Giudice Amy fino ai più recenti Bull o The good wife. Ecco, parte da lontano la mia preferenza per tutto ciò che si occupa di legge e di processi e forse, lavorando di memoria, posso andare anche a rispolverare gli scritti di John Grisham di cui ero affezionata lettrice. Si capisce così perchè, scorrendo la sinossi di questo libricino di Sellerio Editore,  io lo abbia acquistato tanto tempo fa ormai lasciandolo ad aspettare con pazienza che mi si presentasse l'occasione buona per leggerlo.  E, per merito del suo titolo apostrofato, l'ho letto, non speditamente vi confesso, e qui vi dico la mia in merito. Conosco Carofiglio come autore  per aver letto altri tre suoi testi e mi ha sempre colpita per la sua bravura nel tessere storie avvincenti usando un linguaggio che rimane semplice ma preciso. Infatti lui è un ex-magistrato che scrive di processi, di investigazioni e di investigatori con bravura e competenza. In L'arte del dubbio ci introduce al linguaggio processuale - questo non nasce come libro così com'è - nella prima stesura è un manuale per "gli addetti ai lavori" con verbali e deposizioni e tanti tecnicismi. Chi ha modo di leggerlo però rimane sorpreso e l'editore convince Carofiglio a rivederlo per ripubblicarlo in veste di saggio alla portata di tutti, L'autore usa esempi reali (toglie nomi e luoghi ovviamente) ma usa tutto ciò per spiegare come il  linguaggio usato nei dibattimenti possa incidere sia per difendere che per accusare e di come la verità possa essere modellata in funzione del bisogno.

"Di fronte ad una deposizione avversa che abbia conseguito un qualche risultato, bisogna dunque chiedersi se esista la possibilità di segnare punti a proprio favore in sede di controesame."

Per la legge il linguaggio è fondamentale anzi, le parole sono ciò che fa veramente la differenza. Saperle usare con maestria e con sapienza, saper portare chi ascolta o chi deve rispondere dalla parte che fa comodo è un'arte. In questo libro si legge come tutto questo faccia la differenza  nei vari gradi di giudizio o per tutto quel che riguarda le faccende legali. Io sono sempre stata convinta che saper parlare bene, saper usare in modo appropriato le parole e dare un senso a quel che si dice possa, molte volte, indirizzare opinioni, ribaltare i fatti o correggere giudizi. Questo vale ancora di più quando si ha a che fare con la legge, quando per capire se veramente qualcuno è colpevole oppure no si devono ricostruire i fatti. Basta la bravura di un avvocato o di un giudice a porre le domande oppure a rigirarle in modo poco chiaro e si ottengono risposte che servono, quelle che possono decisamente fare la differenza perché, in tribunale, o si decide per la colpevolezza oppure per l'assoluzione. Non cosette da poco... Insomma, leggere L'arte del dubbio non è stata esattamente una passeggiata; la riflessione e, in qualche passaggio, la rilettura , hanno reso piuttosto lenta la mia lettura ma direi che è stato un testo interessante. Posso consigliarlo ma non a tutti... lo apprezzerà chi ama le questioni legali oppure chi vuole leggere qualcosa in cui le parole sono preziose, importanti e, secondo la bravura, la salvezza o la condanna. E' un libro in cui leggere e basta non si può, serve ragionare e capire la differenza tra gli esempi, tra le varie forme di questioni che vi sono riportate.Quindi si  capisce  la portata di una conversazione, di una affermazione o di una singola frase. 

"La credibilità non ha tanto a che fare con la verità quanto con le percezioni individuali. Con efficace espressione è stato chiarito che lo studio della credibilità si identifica con lo studio di come la gente <<giudica i libri dalle loro copertine>>."

Quindi, nel caso libro bello e copertina scarsa oppure copertina top con testo pessimo? Io ho la mia opinione ed è che non bisogna fidarsi delle copertine/apparenze ma addentarsi nelle faccende quindi non farsi mai fuorviare da un'apparenza da urlo a discapito di un contenuto almeno più che discreto. In ogni caso... perchè le parole a volte durano il tempo di un attimo ma le persone e i loro fatti restano.




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