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martedì 5 aprile 2022

Recensione - L'EQUAZIONE DEL CUORE di Maurizio de Giovanni

Buon martedì a tutti! Siamo arrivati già al mese di aprile ma il profumo della primavera ci ha solo sfiorati! E' tornato prepotente il freddo e in me prevale la voglia di calore e di dolce far niente. Stamattina è tempo che mi metta al computer a scrivere i post che ho in agenda da troppi giorni ormai. Oggi vorrei lasciarvi i miei pensieri su uno degli ultimi libri letti in questo periodo e vi parlo di L'equazione del cuore di Maurizio de Giovanni. 



autore MAURIZIO DE GIOVANNI   editore MONDADORI
data di pubblicazione 1 febbraio 2022 pagine 252 prezzo 19 euro


TRAMADopo la morte della moglie, Massimo, professore di matematica in pensione, vive, introverso e taciturno, in una casa appartata su un’isola del golfo di Napoli. Pesca con metodo e maestria e si limita a scambiare rare e convenzionali telefonate con la figlia Cristina, che vive in una piccola città della ricca provincia padana. A interrompere il ritmo di tanto abitudinaria esistenza la notizia di un grave incidente stradale: la figlia e il genero sono morti, il piccolo Checco è in coma. Massimo deve assolvere i suoi doveri. Crede, una volta celebrata la cerimonia funebre, di poter tornare nella sua isola, e lasciare quel luogo freddo e inospitale. Non può. I sanitari lo vogliono presente accanto al ragazzino che giace incosciente. Controvoglia, il professore si dispone a raccontare al nipote, come può e come sa, la “sua” matematica, la fascinosa armonia dei numeri. Fuori dall’ospedale si sente addosso gli occhi della città, dove lo si addita, in quanto unico parente, come tutore del minore, potenziale erede di una impresa da cui dipende il benessere di molti. Da lì in poi quanto mistero è necessario attraversare? Quanto umano dolore bisogna patire? Per arrivare dove? Maurizio de Giovanni scrive una delle storie che ha sempre sognato di raccontare. E ci consegna a un personaggio, tormentato e meravigliosamente umano, messo dinanzi al mistero del cuore.

RECENSIONE -  Quanto può essere tranquilla la vita da pensionato di un professore di matematica? Massimo De Gaudio cerca la pace in un'isoletta del golfo di Napoli e vive in solitudine facendo della pesca la sua attività preferita. Ha una figlia, Cristina, che vive al Nord con il suo bimbo Francesco detto Checco; li sente poco e li vede ancora meno, conosce a malapena suo genero ma il gelo lo pietrifica quando riceve la telefonata che nessuno dovrebbe mai ricevere. Sua figlia e suo genero non ci sono più. Un incidente li priva della vita, insieme, il loro bimbo è grave in ospedale e Massimo deve farsi forza e correre da lui; dall'unico affetto che gli è rimasto su questa Terra. Non è facile lasciare la sua isoletta, il suo spazio vitale minimo che lo isola dal resto del mondo e che lo fa sentire tranquillo ma deve dare il suo affetto al piccolo nipotino ferito. Checco ha bisogno di lui anche se Massimo pensa di non avere nulla da offrirgli, non lo conosce quasi, intimamente sa che è giusto essere al suo capezzale. Conosce  Alba, la babysitter di Checco, discute con lei quasi ma attraverso le sue parole impara a conoscere meglio sua figlia e la sua famiglia. Stare accanto a Francesco per riportarlo alla vita, risvegliarlo, è una missione per Alba ma anche per Massimo che racconta al nipote il mondo e i suoi affanni attraverso la sua amata matematica. 
"Per tutta la vita si era schierato contro l'irrazionalità delle emozioni, e l'inopportunità dell'immaginazione, lottando strenuamente per la concretezza e la logica..." 
Come è diverso questo libro da quelli che conosco di de Giovanni! Non ci sono i Bastardi di Pizzofalcone, non c'è il commissario Ricciardi, non c'è Sara Morozzi e la sua "invisibilità", non troviamo Mina Settembre e i suoi bagagli di casi umani... insomma, qui c'è un autore che stupisce davvero. Una trama insolita, non meno coinvolgente ma di sicuro una nuova prospettiva sui sentimenti. Ed è una bella novità, ne sono rimasta affascinata, emozionata e davvero colpita. La severa figura del professor Massimo, una personalità costruita anche dal dolore della perdita della cara moglie, la voglia di stare da solo a godere del tempo che diventa solo suo in un'isola del caldo Sud. Il professore senza il sorriso che riscopre di avere un cuore al cospetto del nipotino ferito ed appeso alla vita solo da un flebile respiro.  L'autore intesse una trama fatta di fili di empatia, di tenerezza, di coraggio anche e di un po' di sensi di colpa. Massimo non è stato un padre che dispensa amore a piene mani, lo riconosce, nel momento del bisogno però non si tira indietro, non scappa anche se farlo gli verrebbe proprio bene. Leggere questo libro mi ha stretto il cuore in una morsa: avere un familiare su un letto di ospedale e in fin di vita è una cosa che ho vissuto, poco tempo fa, sulla mia pelle. Non importa se la causa è un incidente o una malattia... quel fatto fa riflettere sul perchè accadono certe cose, su chi si può incolpare per sentirsi meno colmi di rancore e di rabbia. Si cercano appigli per non crollare, le corazze a volte si induriscono e a volte si crepano. Massimo lascia filtrare dalla sua scorza coriacea di "solitario" il sostegno che offre a Checco e ad Alba. Attraverso la sua conoscenza dei numeri stabilisce un rapporto con il nipotino e gli racconta del mondo, di ciò che lo aspetta, di ciò che non deve smettere di volere. Una tenerezza infinita leggere queste pagine, tanto diverse dalle aspettative che, a volte, autori conosciuti creano ad libro nuovo. Una sorpresa positiva leggere di sentimenti, di evidenti dati matematici abbinati al racconto di cose poco logiche come sono proprio le emozioni e rimanerne tanto colpita! Un libro che spiega bene, a parer mio, quanto non serva essere uniti fisicamente per definirsi famiglia. L'affetto, l'amore anche, non conoscono distanze e, senza ipocrisie, non è dato dalla quantità di tempo o di informazioni. L'amore scaturisce spesso a dispetto di ciò che si considera "ovvio" e scava brecce anche nei cuori più chiusi e duri. In fondo, per provare tutto questo, Massimo cita Dirac e la sua equazione....

"... Se due sistemi interagiscono tra di loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma diventano un unico sistema."
Tutti, nel corso della vita, entriamo in contatto con diverse persone... alcune di loro si stabiliscono tra i nostri affetti, altri no a seconda di quanto peso hanno nei nostri vissuti. E' certo che, comunque, quello che siamo e che proviamo è anche frutto della presenza di chi ci sta accanto,  di chi ci vuole bene. Perché, come scrive de Giovanni nel libro...

"... nessuno dipende mai da una persona. Ma da un sentimento sì, senza alcun dubbio." 
Con questa affermazione posso concludere la mia riflessione e ribadire, una volta ancora, che certi libri devono essere letti, almeno una volta nella vita. Serve prendere consapevolezza che gli affetti non sono acqua fresca, non si spezzano e non si creano a comando ma esistono e sopravvivono anche alle avversità più difficili della vita o ne decidono la sorte. Leggete L'equazione del cuore,  è un libro che svela le dinamiche degli affetti in un modo nuovo e mai scontato. C'è bisogno di questo tipo di letture, in questi periodo piuttosto cupi e solitari. 

domenica 6 marzo 2022

Recensione - LA FELICITA' DEGLI ALTRI di Carmen Pellegrino

Buonasera! In questo periodo non mi è facile fare qualcosa che non sia, semplicemente, vivere, non sono momenti facili per me e, per essere obiettivi, anche per il mondo in generale. Uscire da una pandemia lascia tracce che si ripercuotono anche nella voglia di fare. Soltanto i miei amati libri riescono a donarmi un attimo di leggerezza: quando mi perdo tra le pagine mi diventa tutto più sopportabile. Non riesco a leggere quanto vorrei però... le cose da fare sono sempre molte in quel porto di mare che chiamo casa! 
La mia ultima lettura mi ha donato momenti intensi di riflessione e mi sono proprio gustata un gran bel libro: La felicità degli altri di Carmen Pellegrino non è un libro da leggere con leggerezza ma richiede impegno. Io, infatti, ho letto, riflettuto e riletto tante delle pagine di questo bel romanzo. Uno di quelli che ha preso posto nel mio albo d'oro dei libri letti!  Ora ve ne parlo un po' sperando di incuriosirvi e di farvi venire voglia di conoscerlo meglio e magari di leggerlo!



autore CARMEN PELLEGRINO  editore LA NAVE DI TESEO 
data di pubblicazione 11 febbraio 2021 pagine 160  prezzo 18 euro


TRAMA: "Sono nata in una casa infestata dai fantasmi. Allampanati, tignosi fantasmi da cui non si poteva fuggire. A quel tempo vivevamo nella parte ovest di un villaggio che aveva case tutte uguali, tutte al pianoterra, prima che si elevassero. Mio fratello e io speravamo che le case degli altri fossero infestate quanto la nostra. A dieci anni fui allontanata dal villaggio per pura crudeltà, ma i fantasmi non rimasero a casa.” Cloe è una donna che ha imparato a parlare con le ombre. Un’anima in ascolto, alla ricerca di una voce che la riporti al luogo accidentato della sua origine, al trauma antico di quando, bambina, cercava di farsi amare da chi l’aveva messa al mondo. Nel suo cammino costellato di fragorosi insuccessi e improvvisi passi avanti, Cloe attraversa città, cambia case, assume nuove identità, accompagnata da voci, ricordi, personaggi sfuggenti: Emanuel, il fratello amatissimo; il professor T., docente di Estetica dell’ombra; Madame e il Generale, guardiani della Casa dei timidi, dove la donna era stata accolta a dieci anni. Cloe è uno sguardo che cerca attenzione e verità, il suo viaggio coraggioso è il racconto di un amore e di una speranza che non si spengono, anche quando dentro e fuori di noi non c’è che rovina.

RECENSIONE: Ho comprato questo libro l'anno scorso, poco dopo la sua uscita, tenendolo sempre a portata di mano in attesa del momento giusto. Sembrava che non arrivasse mai, quel momento, forse perché, per leggere libri così, si deve essere "pronti". 
L'occasione mi è stata offerta dalla lettura in comune da fare con la mia compagna di stanza librosa nella challenge delle Ciambelle: lei mi ha aiutato a scegliere la lettura da fare insieme e la scelta è stata questa. Il libro della Pellegrino racconta di Cloe (il vero nome è Clotilde), una protagonista di cui non è chiara l'età che vive una giovinezza triste e piena di sensi di colpa. Si sente colpevole della sorte del fratello Emanuel, si è data colpe che non ha per giustificare l'abbandono da parte della madre. Vive nel ricordo del periodo passato alla Casa dei Timidi sotto l'ala protettrice (ed educante) del Generale e di Madame che le insegnano a cercare la sua strada nel mondo. Cloe pensa di averla trovata: completa gli studi e diventa traduttrice di storie per bimbi ma non dimentica niente. Non scorda la tristezza della sua infanzia, cerca risposte ai suoi interrogativi e a quelli che le pone il suo amico, il professor T. Una figura importante per Cloe, il suo docente di Estetica delle Ombre; insieme a lui filosofeggia di tristezza, di solitudini e di amore. L'amore che le è mancato da bambina, quello che le causa dolore e insicurezze, quello che cerca di colmare con un matrimonio fugace.  Il racconto è una poetica e delicata esposizione della ricerca compiuta da Cloe per trovare pace. I salti temporali della trama, la descrizione dei sogni, della sua infanzia e della sua realtà, fanno di questo libro, un girotondo di emozioni diverse. Io ho potuto percepire l'angoscia, la tristezza, la paura, il dolore, la rassegnazione della protagonista. Tutto ben raccontato per calare il lettore fino in fondo all'anima di Cloe... 
"Dicono che ci sia un posto nel mondo per ciascuno di noi e a quello noi tendiamo senza sosta, anche se non si sa dove sia, anche se non abbiamo le coordinate per raggiungerlo e non ci sono mappe per indicarcelo. Dicono che una volta raggiunto è come l'abbraccio che accoglie, come la parola che lenisce, quando finalmente viene detta."

Questo libro muove qualcosa dentro, almeno con me è successo; motivo questa mia sensibilità con il periodo che sto vivendo, con la fragilità che ho scoperto in me e che mi ha sorpreso. La ricerca di risposte fatta da Cloe, la sua irrequietezza e la sua brama di conoscere per risollevarsi dai ricordi dolorosi e tanto invasivi, mi ha emozionata. Lei si sente come un puzzle smontato: sa che è un unico pezzo ma la sua infanzia ha rovinato tutto. Deve cercare di trovare la chiave, il pezzo centrale da cui ripartire e, via via, attaccarci intorno tutto  il resto. Vivere non deve essere un esercizio faticoso e triste, non si può logorarsi per colpe di altri, essere felici non è obbligatorio ma bisogna almeno provarci. 

"Felicità è una della parole più inseguite, una delle più manipolate, sempre più magnificamente ambigua, definizione che tanto rassicura... Quella di là da venire, la felicitò degli altri, dato che, a ben guardare, la nostra vita è percorsa da un profondo sentimento di tristezza." 

Cloe riparte da dove tutto ha inizio, affronta le ombre del suo passato e, coraggiosamente, cerca di superarle non di evitarle. La sua forza è questa; nonostante tutto ci prova. Un esercizio di stile questo libro, per come è ben scritto e per le citazioni con tanto di bibliografia alla fine che ne aumentano il pregio (una finezza ad uso del lettore che mi piace!), un girotondo di emozioni e di cambi di scena che mi hanno tenuta sempre ben attaccata alla storia. Ho riflettuto tanto su quanto sia importante la stabilità e la serenità dei bambini... sono le basi su cui costruire una vita almeno equilibrata, non si garantisce mai la felicità, nemmeno ai più fortunati, ma almeno non si lasciano vuoti duri da colmare. Essere genitori è il mestiere più difficile e imprevedibile del mondo, non ci sono istruzioni, l'unica cosa da non fare mai è gettare sulle spalle dei figli le proprie frustrazioni o insicurezze perchè nessuno chiede di nascere. Almeno non con un bagaglio tanto pesante da portare. 

Un libro che consiglio a chi cerca emozioni, a chi non ha paura di commuoversi e vuole una storia che lo trascini  nel turbine di eventi e di sentimenti. Un buon libro per  buoni lettori! 

domenica 6 febbraio 2022

Recensione - COSA FARESTI SE di Gabriele Romagnoli

 Mentre aspetto di sapere quanto durerà l'ultima serata di Sanremo e magari anche di scoprire se ho indovinato chi vincerà il Festival rimango alla tastiera del mio pc per scrivere la seconda recensione che spero sia utile al percorso nella Challenge librosa che mi tiene compagnia quest'anno.

Il libro che devo leggere deve avere o la copertina arancione o qualcosa di arancione in copertina quindi è stato super facile scegliere il titolo di Romagnoli Cosa faresti se. 

autore GABRIELE ROMAGNOLI  editore FELTRINELLI 
data di pubblicazione 15 maggio 2021 pagine 176 prezzo 16 euro

TRAMA - Cosa faresti se, nel tempo breve di una giornata o di un attimo, dovessi scegliere fra due alternative, ognuna critica, ognuna destinata a ridefinire l’idea di te stesso, a cambiare il destino tuo e altrui? Una scelta irresolubile eppure necessaria, come quella che si trovano costretti a prendere Laura e Raffaele, una coppia che desidera adottare un figlio e si ritrova a decidere in poche ore – una lunga, interminabile notte – se diventare genitori di una bambina gravemente malata. O come capita a Adriano, che un mattino si sveglia e scopre da un video sul cellulare che il figlio ha preso in prestito la sua auto e con essa ha investito una persona, uccidendola senza nemmeno fermarsi a prestare soccorso. Adriano, che da quando ha perso la moglie e il lavoro, è incapace di decidere qualsiasi cosa, esce di casa per cercare fuori da sé, un passo dopo l’altro, una risposta: denunciare il figlio o costituirsi al suo posto per salvarlo? Invece solo un istante è concesso a Giovanni, il tassista Urano 4, per prendere la risoluzione più importante… Seguendo quale ragionamento o intuizione, quale idea del mondo e di sé, Laura, Raffaele, Adriano, Giovanni e gli altri personaggi di questo romanzo – che il lettore scoprirà essere tutti sottilmente legati fra loro – potranno fare la loro scelta? Come arriveranno al catartico finale che li richiama in scena tutti insieme per scegliere ancora, giacché la vita è un percorso segnato da bivi etici? Nel divario fra essere autentici ed essere giusti temono di perdersi, perché ci sono nell’esistenza di ciascuno “deviazioni improvvise, circostanze inattese, scelte improbabili” davanti alle quali è impossibile quanto necessario farsi trovare pronti. Gabriele Romagnoli sonda con la consueta scrittura lucida e paziente la coscienza dei suoi personaggi, esponendola al lettore senza melodramma, senza esibita compassione, e proprio per questo con le loro storie ci interroga, risveglia domande complesse e sollecita i dilemmi morali che ci rendono umani. Cosa faresti se, ti ritrovi a chiederti…

RECENSIONE -  Gabriele Romagnoli è uno scrittore che riesce a colpirmi ogni volta con i suoi libri. Uno di quelli che più mi è rimasto attaccato all'anima è Solo bagaglio a mano. Classe 1960, Romagnoli è un giornalista-scrittore che scuote la tranquillità del lettore con racconti  pungenti e colmi di interrogativi. Come in Cosa faresti se, libro diviso in sette storie spalmate per sette giorni dove i protagonisti di ogni racconto vivono degli eventi a cui, inconsapevolmente, risulteranno legati tra loro. Ogni loro azione, decisione, scelta si ripercuote o influisce sulle vite di altri protagonisti. 

"Non riuscivano a dirlo meglio, ma a volte le cose che non si sanno dire risultano le più comprensibili perché non esiste una precisione per definire certe sensazioni senza farle esplodere, come se l'accuratezza fosse uno spillo su un palloncino.

Romagnoli, nel suo libro, pone dei quesiti raccontando le sue sette storie... come ci troveremmo noi nei panni dei protagonisti? Scoprire la malattia rara nella bimba attesa in adozione, sapere che la madre biologica non ha mai voluto sapere nulla della figlia, decidere di sacrificare la propria vita per salvarne un'altra così, all'improvviso o dubitare di un figlio che le avversità di una vita in salita ti mettono contro ma non smettendo mai di volergli bene, sono eventi a cui sapremmo dare un senso? Non è mai facile affrontare le difficoltà ma lo è ancor meno riflettere sulle conseguenze che le nostre azioni  hanno nelle vite di chi abbiamo intorno. Ci si pensa mai a questo? A quanto tutto potrebbe cambiare per un no o un si detto  o non detto? Siamo esseri indipendenti ma alla fine di stare soli non ne vogliamo sapere. 

"Entrambi  non avevano messo in conto la rotta del destino, capace di curve così decise che ogni desiderio si sarebbe perso nel retrovisore, nella coscienza, come un suono privo di senso, pronunciato prima di avere imparato il linguaggio."

 Tutto cambia se le azioni o le parole sono diverse, se al posto di rubare la macchina in un momento di rabbia ci si ferma e si riflette, o si urla e si impreca invece di causare incidenti  per una decisione presa d'impulso. Oppure se piuttosto di aiutare chi sembra in difficoltà si lascia correre, ci si gira da un'altra parte. Davvero sembra tutto così naturale: dire un si, compiere un'azione al posto del suo esatto opposto, incontrare gente o evitarla... tutto questo provoca reazioni che potrebbero essere completamente diverse  e le nostre scelte magari ricadono anche su chi nemmeno ci conosce, Siamo tutti collegati da un filo invisibile, nessuno è libero da influenze che incidono nei percorsi degli altri. Se mi fermo a rifletterci mi chiedo quante volte anche io abbia "toccato" con le mie scelte la vita di altri e se ciò sia stato il meno peggio o almeno spero di non aver influenzato in modo negativo nessuno. Perché, come l'autore spiega bene nel libro, 

"Si muore come si è vissuti, ma chi sa veramente come abbiamo vissuto?"

 Una considerazione forte che mi resta alla fine del libro è che in vita non siamo da soli, inevitabilmente tocchiamo o incrociamo altri destini, altri cammini e se ognuno si impegna a fare del proprio meglio le conseguenze possono essere positive o almeno meno peggio possibile. Ognuno di noi lascia impronte dove passa, basta decidere solo quanto profonde. Romagnoli è un artista nell'arte di smuovere dubbi e riflessioni, anche stavolta ricorderò un suo libro per ciò che mi porta a mettere in discussione non solo nei suoi personaggi ma prima di tutto e soprattutto in me stessa.

Questo è decisamente un libro da consigliare a chi non si mette mai in discussione, a chi non ha mai dubbi... vedere altre prospettive e porsi degli interrogativi a volte ridimensiona tante convinzioni. 

  

sabato 5 febbraio 2022

Recensione - L'ULTIMA ESTATE IN CITTA' di Gianfranco Calligarich

 Il libro scelto per la lettura comune, condiviso cioè con la mia "compagna di stanza" Alessandra e valido per la Challenge ciambellosa, è L'ultima estate in città di Gianfranco Calligarich: Un romanzo scritto nel 1973 e sparito successivamente dal panorama editoriale per annii. La Bompiani lo ristampa nel 2016 e lo fa ri-scoprire ai lettori. 


autore GIANFRANCO CALLIGARICH   editore BOMPIANI 
anno di pubblicazione 2016  pagine 176  prezzo 11 euro

TRAMA - "Il romanzo è il ritratto ironico, amare e disincantato di un uomo del nostro tempo. A trent'anni, egli si muove a caso tra mestieri discontinui e mediocri, fra convegni e incontri dove i rapporti umani sono effimeri e sfilacciati. L'incontro con una ragazza irrequieta e fragile, che a tratti gli si mette accanto e a tratti compare, e le deliranti divagazioni di un amico distrutto dall'alcool sembrano insediar i nella sua solitudine e accendere in lui una volontà di scelta e un soffio vitale. Ma egli a di essere nel numero di quelli che perdono, per una inettitudine a vivere e per una oscura repulsione verso ogni vittoria. La città che lo accoglie è una Roma inospitale, solenne, vasta e indifferente, e tuttavia prodiga nell'accordare a ogni esule e a ogni randagio qualche zona di protettiva penombra, non amica e non materna ma piuttosto beffardamente complice. La qualità essenziale del romanzo è nell'avere illuminato con disperata chiarezza il rapporto fra un uomo e una città, cioè tra la folla e la solitudine." (Natalia Ginzburg)

RECENSIONE - Gianfranco Calligarich nasce ad Asmara da una famiglia di origine triestina, cresce a Milano e si trasferisce successivamente a Roma dove lavora come giornalista e sceneggiatore. Ha pubblicato diversi altri titoli: Posta prioritaria nel 2015, Quattro uomini in fuga nel 2018 e Una vita all'estremo nel 2021.

L'ultima estate in città è un salto nel buio per me, non conosco l'autore e non ho letto nulla di suo in precedenza ma mi sono buttata volentieri tra le sue pagine, è un libretto snello e la lettura è scorrevole e per nulla noiosa. Il protagonista è Leo Gazzarra, un giovane del Nord che decide di trasferirsi a Roma per cercare una stabilità lavorativa intanto e poi anche, magari, affettiva. Sceglie Roma perchè è vicina al mare che lui tanto ama, dove si rifugia nei momenti (tanti) in cui sente nostalgia ma non sa nemmeno lui di cosa. 

"Eppure se ripenso a quegli anni non riesco a mettere a fuoco che pochissimi volti, pochissimi fatti perché Roma ha in sé un'ebbrezza particolare che brucia i ricordi. Più che una città è una parte segreta di voi, una belva nascosta."

In città Leo si circonda di amici che condividono con lui la sregolatezza e la vita sempre al limite, senza regole. Trova una casa in prestito, non riesce a trovarsi un lavoro all'altezza di quello a cui aspira; riesce persino a perdere un impiego alla Rai dopo un solo giorno. E' un'anima in pena, sregolato e solo... finchè non conosce Arianna che condivide con lui la confusione e le fragilità. Pensano di essere forti insieme ed invece amplificano le loro debolezze: Arianna confondendo amore e convenienza e Leo affogando tutto nel mondo liquido contenuto nei bicchieri che gli sono tanto amici. Infatti lui esagera spesso e poi sta male, precipitando nell'infinito vuoto della sua anima.

"Riuscivo appena a stare in piedi: L'alcool se n'era andato dalle mie vene lasciando un vuoto che non sapevo come riempire." 

Se non sapessi dalla scheda libro che questo è stato scritto nel 1973 avrei potuto benissimo pensare che la storia narrata fosse dei nostri giorni. Leo potrebbe benissimo essere un  figlio del nostro tempo: un giovane confuso e svogliato che non riesce a darsi da fare per trovare la stabilità necessaria, le sue difficoltà nei rapporti con gli altri, la sua sudditanza di fronte ad una personalità altrettanto fragile  e bisognosa come quella di Arianna. Lui si appoggia a lei per un conforto esistenziale e lei usa lui per scappare dalle sue scelte. Calligarich racconta di un uomo in balìa delle sue debolezze; Leo cede ai suoi vizi, cede alla sua indolenza e al richiamo del mare che lo attira come una sirena. Spesso lui usa l'espressione "alzo le vele" per indicare quando vuole andar via, cambiare aria. Non riesce a tenersi un lavoro, non gli interessa la sicurezza di uno stipendio e l'autore riesce a farmi percepire netto e distinto il vuoto che anima Leo,  non è un vuoto di valori ma solo un ampio spazio tra la ragione, che sa sempre cosa è bene e cosa è male e il puro istinto che muove il protagonista sempre verso le scelte più comode e più soddisfacenti a breve. Tra queste  pagine mi sono lasciata trascinare, senza alcun preconcetto, per vedere dove Leo avrebbe riacquistato il timone della sua vita. Lui però non riesce a fronteggiare gli eventi ma li subisce e Arianna, anima gemella di Leo in quanto ad inquietudine e sregolatezza, amplifica la deriva delle loro esistenze. Questo libretto colpisce per il modo con cui descrive quanto sia fragile ed effimero il potere che crediamo di avere sugli eventi della vita. Serve carattere, serve un pizzico di solidità di valori e di affetti, serve un animo forte che non ceda al richiamo subdolo di debolezze o rimpianti. Non è facile vivere, non è facile amare e sia Leo che Arianna lo dimostrano chiaramente tra le pagine del libro. Leo è la rappresentazione delle fragilità, delle debolezze, del vuoto che regna in chi non trova una destinazione da raggiungere. Come il mare che tanto ama si lascia trasportare dagli eventi, dalle persone che gli girano intorno. Mi chiedo: quanti di noi, segnati da solitudini o abbandoni o da eventi sfortunati, lasciano che la propria vita si avvii verso il declino senza contrastarlo? Succede che lo sconforto vinca spesso sul resto e allora capita si ritrovarsi a dire ciò che pensa il protagonista...

"Uno fa di tutto per starsene in disparte e poi, un bel giorno, senza sapere come, si trova dentro una storia che lo porta dritto alla fine."

Libro consigliatissimo per chi ha perso le speranze e deve cambiare prospettive, non è mai tardi, comunque bisogna almeno provarci! 

martedì 4 gennaio 2022

Recensione - OLIVA DENARO di Viola Ardone

 Per Natale le mitiche Ciambelle hanno organizzato anche un Gran Ballo per rallegrare la Challenge in corso. Per parteciparvi, oltre a trovare un abito sufficientemente decoroso, dovevo leggere anche un titolo tra quelli da loro proposti. Io ho scelto di dedicarmi al libro di Viola Ardone Oliva Denaro e qui vi lascio le mie impressioni. 

autore VIOLA ARDONE - editore EINAUDI  
data di pubblicazione 28 settembre 2021 - pagine 312 - prezzo 18 euro


TRAMA - La colpa e il desiderio di essere liberi in un romanzo di struggente bellezza. «Io non lo so se sono favorevole al matrimonio. Per questo in strada vado sempre di corsa: il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni». Dopo "Il treno dei bambini", Viola Ardone torna con un’intensa storia di formazione. Quella di una ragazza che vuole essere libera in un’epoca in cui nascere donna è una condanna. Un personaggio femminile incantevole, che è impossibile non amare. Un rapporto fra padre e figlia osservato con una delicatezza e una profondità che commuovono.

RECENSIONE - Il libro Oliva Denaro riprende il nome e cognome della protagonista; Oliva è una ragazzina quindicenne che vive con la sua famiglia a Martorana, un paesello siciliano dove tutti sanno tutto di tutti. La sua autrice è Viola Ardone, scrittrice napoletana che insegna italiano e latino nei licei e che ha già pubblicato, sempre per Einaudi, Il treno dei bambini nel 2019. Il titolo che recensisco oggi è stato pubblicato a settembre 2021, è un romanzo di formazione  che descrive in modo delicatamente incisivo la condizione femminile nell'Italia degli anni '60. La storia ha come protagonista Oliva, un ragazzina quindicenne che non vuole crescere ma che desidera solo continuare ad andare a caccia di lumache col suo papà, correre a "scattafiato"e  difendere con la fionda il suo amico Saro dai soprusi dei bulli. Non vuole diventare donna perché la sua mamma le ha insegnato che le loro vite sono fatte di regole e che 
" La femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia."

 Lei si convince che la vita del suo gemello Cosimino è più semplice, in fondo ai maschi si permette di crescere un pochino alla volta e loro non sono brocche, se si rompono si possono aggiustare. A fianco di Oliva, discreto e silenzioso, c'è Salvo Denaro, suo padre. Un papà di poche parole ma concreto, che con i suoi modi di fare delicati ed empatici offre ad Oliva una spalla solida su cui poggiare in questa sua fase di crescita. Nonostante i rimbrotti di Amalia, sua moglie, una tosta calabrese che lo accusa  spesso di avere "sangue di cimice", di non essere abbastanza uomo per badare in maniera onorevole alla sua famiglia. Lei, Amalia, è la parte forte della famiglia: lei si adopera per il matrimonio riparatore della figlia maggiore, Fortunata. Le fa sposare un uomo violento, padre del bimbo che lui stesso le fa perdere a furia di botte ma che non scandalizza nessuno perché la brocca rotta è di chi se la piglia.Salvo invece è amorevole, preferisce la saggezza alla violenza, non è mai eccessivo o impulsivo e vuole bene ai suoi figli e Oliva sente il suo affetto. Anche quando diventa oggetto delle attenzioni indesiderate ma forse sottovalutate per ingenuità, di Pino Paternò. Lui è figlio di una famiglia importante (magari non nel senso positivo del termine) del paese, lavora nella pasticceria di famiglia e si incapriccia di Oliva che lo rifiuta come può. Quando accade l'irreparabile e la ragazza subisce la violenza più umiliante e vigliacca, il suo papà le fa scudo e la protegge  dal matrimonio riparatore che aggiungerebbe ancora più dolore a quello già nel petto di Oliva. L'unico errore che lei si sente di aver commesso è la languidezza provata per uno sguardo, un sorriso fatto per educazione, un ballo fatto per cortesia nella piazza del paese. Ma si può incolpare una ragazza per questo? Si può dire che, in nome di tutto ciò, l'onorabilità è perduta? Davvero il femminile singolare non esiste? Alle donne non è permesso desiderare qualcosa senza sentirsi "merce avariata"?

"Io una donna femminile singolare non l'ho vista mai. - ... Forse hai ragione tu, Oliva, però la grammatica serve anche a modificare la vita delle persone. - ... Che dipende da noi, il femminile singolare, anche da te."

 Quello che mi fa riflettere, leggendo il libro, è che non si sta parlando di epoche lontane, di ere antiche ma di una manciata di anni fa. Anni in cui mia mamma era poco più di una ragazzina e ha vissuto (in modo meno pesante per fortuna)  tutto questo sulla sua pelle. Cose a cui non pensiamo perché siamo figli di diritti dati per scontati, di agi cui siamo abituati e di cui non conosciamo bene l'origine e la sofferenza costati per conquistarli. Oliva decide di ribellarsi alle regole dell'onore e denuncia chi le ha usato violenza e ne paga le conseguenze ma vuole essere padrona di dire anche dei no. Accanto a lei, sempre solido ma discreto, c'è Salvo: una figura silenziosa ma possente che ho trovato quasi commovente. L'intera famiglia accompagna Oliva nel difficile percorso di "ribellione" scomodo ma liberatorio. Viola Ardone scrive in modo superbo questo romanzo che tratta argomenti così attuali, per certi versi. In un'epoca in cui la donna, nonostante i proclami per diritti sbandierati ma troppe volte calpestati e finisce nelle cronache  troppo spesso per violenze legate alla disparità vera, questo libro andrebbe letto da tutti, soprattutto da chi deve crescere i figli e vuole farlo in modo serio, onorevole e rispettoso del prossimo. La trama è ambientata nel ventennio che va dal 1960 al 1981, un  ventennio che vede, in ritardo sul buonsenso, l'abolizione del matrimonio riparatore del del delitto d'onore. La scrittrice da voce ad Oliva, alla sua ribellione in modo semplice, seguendo il suo punto di vista trasparente e deciso. Anche se la comunità intorno mormora, i Denaro si uniscono per permettere ad Oliva di risollevarsi da un oltraggio che non ha cercato né assecondato e che non è disposta a riparare perché non vuole solidificare il dolore e l'infelicità. Perché la colpa deve sempre ricadere sulle spalle della ragazzina? L'opinione popolare insegna che, a quei tempi, l'uomo è cacciatore e la donna deve sapersi conservare. Liliana, amica sincera e assolutamente libera da condizionamenti, spiega ad Oliva e ai suoi compaesani che le donne devono insegnare le regole alle figlie ma ai figli anche il rispetto per le femmine, per la parità che meritano, per la libertà che dovrebbe essere un diritto. Questo sarebbe davvero il cambiamento  più sovversivo! 

" Si guarda al vestito come per verificare. - Lo vedi? Siamo proprio noi le prime. troppo succinto, troppo lungo, troppo stretto, troppo provocante. Ripetiamo le stesse parole dei maschi, invece di provare a modificarle. Quello che è successo a te non c'entra niente con l'amore; l'amore non si impone, si scambia."

Oliva affronta con fierezza le conseguenze  del suo no, La solitudine, i giudizi, le difficoltà non hanno scalfito la sua sicurezza e la certezza di fare la cosa giusta. Le sue ragioni hanno contrastato bene i disagi subiti.

 Alla fine del libro cosa rimane?  Ho provato incredulità  e anche io, che non sono capace di gesti eclatanti, ho condiviso in pieno la decisione di dire no alle convenzioni di Oliva. Mi sono teneramente commossa  al cospetto di un padre come Salvo. Così poetica e silenziosa la potenza del loro rapporto fatto di poche parole e tanti gesti. La loro fierezza è sempre stata salda, contro tutti e a dispetto di tutti, una complicità che li ha protetti facendosi scudo contro tutto il male che gli si rovescia addosso. E se un groppo in gola mi è venuto è proprio per la potenza della loro solidità; in fondo sarebbe stato più facile e anche in uso al tempo obbligare la figlia a sposarsi. Invece non è mai venuto meno il dovere di lasciarla libera di decidere, di scegliere il suo destino. E di affiancarla silenziosamente, qualunque decisione lei prenda, E questo, davvero, racchiude un bellissimo messaggio d'amore di un padre e una madre verso la figlia. Senza doveri o riparazioni , solo per amore. 

Recensione - LE STANZE BUIE di Francesca Diotallevi

Ciao! Torno a scrivere di libri e più precisamente ecco la recensione di quella che è stata la mia lettura in questi ultimi 20 giorni. Si tratta dell'opera prima scritta dalla Diotallevi ma ripubblicata quest'anno dall'editore Neri Pozza che non vedevo l'ora di leggere e che  Cristina ha scelto per me come obiettivo della nuova Challenge librosa cui partecipo.
 
 
autore FRANCESCA DIOTALLEVI  - editore NERI POZZA
 data di pubblicazione 14 ottobre 2021- pagine 304 - prezzo 18 euro

TRAMA - Si possono coltivare le passioni in un tempo ingeneroso? Qualcosa di torbido e inesprimibile affiora alla superficie di questo romanzo. Ed è indefinito, difficilmente afferrabile eppure persistente, come il profumo che porta addosso Lucilla Flores, protagonista di questa storia fosca e al tempo stesso delicata e malinconica. Francesca Diotallevi, con una capacità di raccontare fuori dal comune, ci porta in una piccola provincia del Piemonte della seconda metà dell’Ottocento, dentro la casa di un aristocratico dedito a vigneti e poco d’altro. Dove la servitù inganna il tempo di un lavoro sempre uguale con qualche ingenuo pettegolezzo, e dove arriva a servizio un maggiordomo che prende il posto del vecchio zio appena scomparso.Ma nessun dio oscuro e severo sarebbe stato capace di tanto dolore e di tanta ingiustizia: verso una bimba innocente, e verso la moglie del conte, Lucilla, una donna con il volto «velato di oscurità», smarrita dentro un segreto che non le si addice, che non dovrebbe appartenerle, lei, la creatura più lieve, sospesa e innocente che si possa immaginare. Le stanze buie è una dichiarazione d’amore alle passioni, alla poesia, alla bellezza della natura, a quel femminile che ci meraviglia ogni volta che si rivela a noi. La storia di un amore negato, la prepotenza di un mondo chiuso e meschino, capace soltanto di nascondere, di reprimere, di lasciare che esistenze intere si lascino coprire dalla polvere della storia senza riscatto e senza futuro.
Tra queste stanze ferite dal pregiudizio e dall’indifferenza, Francesca Diotallevi trova, però, una luce e una delicatezza quasi preraffaelita e in questo contrasto affila una lama che taglia sempre perfettamente. E mostra che la felicità non è nelle cose del mondo, se il tempo è ostile.


RECENSIONE - Francesca Diotallevi ha scritto questo libro nel 2013 ma l'editore Neri Pozza l'ha ripubblicato a ottobre 2021 portando questa opera prima in evidenza tra i titoli del periodo. La Diotallevi è una giovane autrice che ho già conosciuto attraverso i suoi libri: uno dedicato alla tata/fotografa Vivian Maier (Dai tuoi occhi solamente -2018) e la storia di una ragazza che vive nei boschi e che per questo viene creduta strega durante la Grande Guerra in una Val d'Aosta fredda e superstiziosa ma solo in apparenza ( Dentro soffia il vento - 2018). 
Le stanze buie è un romanzo che però difficilmente si riesce a definire in modo più specifico: non è un mistery, non è romance, non è uno storico anche se descrive fatti accaduti nel periodo che va dal 1864 al 1904. Il libro racconta delle vicende accadute al maggiordomo Vittorio Fubini, le racconta lui stesso in quanto voce narrante, che "eredita" il lavoro a casa del conte Flores per merito di uno zio a cui non è nemmeno così tanto legato e deceduto da poco. In quella dimora si trova a dover affrontare situazioni che mettono in discussione tutti i suoi princìpi nonostante la sua impostata e devota obbedienza al conte.
"Avevo tenuto fede alla promessa fatta al padrone, avevo svolto il mio dovere, eppure non mi sentivo soddisfatto. Mi sentivo colpevole."
Nella casa vivono anche Lucilla, infelice moglie del conte e Nora la sua piccola bimba, Due figure che Fubini non riesce a capire subito ma che gli riservano sorprese cui non è preparato. Quello che più di tutto fa scricchiolare le sue sicurezze è la sensazione costante di qualcosa di nascosto dietro le porte di quella casa. Qualcosa di misterioso che vorrebbe conoscere ma da cui è tenuto alla larga dal resto del personale della casa, Inquietudini che rendono il suo lavoro uno slalom tra le sensazioni che prova, indeciso se cedervi o se continuare a resistere. 
"Nessuno vi farà del male, ve lo prometto. mormorai. Per qualcuno come me, che non diceva mai più del dovuto, era un fatto inusuale. così come era inusuale l'affetto che all'improvviso sentivo di provare per quella bambina. Allora non sapevo che l'amore era così."  

La trama mi ha affascinata fin da subito, mi sembrava di esserci anche io all'interno di quel palazzo e di subirne il fascino misterioso, inquieto e doloroso. Palazzo Flores, custode di amori negati, di cattiverie perpetrate in nome di un onore distorto. La verità rende liberi ma non sempre si è disposti a riconoscerlo, soprattutto se questo rende fragili, deboli ed esposti. Il conte Flores non ama nessuno, tranne la sua brama di possesso che lo rende insicuro e quindi pericoloso. nemmeno la vitalità della piccola Nora lo muovono a tenerezze paterne, anzi, costringe la moglie a liberarsene trovandole una tata. Lucilla invece è un'anima delicata, fragile e preziosa che non accondiscende alle cattiverie del marito. L'autrice narra con tanta sensibilità i tratti dei protagonisti rendendo noi lettori spettatori partecipi dei loro emozionanti caratteri. Tesse una trama ben articolata, magnetica, che trascina con curiosità tra le righe per arrivare al nocciolo del racconto, per dipanare quel velo di triste mistero che si percepisce da subito ma che sorprende solo al momento giusto. L'atmosfera nel libro mi ha riportato alla mente Downtown Abbey, per un sacco di similitudini qui in versione  più "noir". 

" Gli spettri, compresi in quel  momento, non esisterebbero se non fossimo noi, col nostro amore, col nostro dolore, a trattenerli qua. Gli spettri vivono dentro di noi. Gli spettri, talvolta, siamo noi."

La scrittrice racconta, in modo egregio a parer mio, le inquietudini e gli sconvolgimenti che i fantasmi del passato portano nelle esistenze di chi ha agito in modo ambiguo nel nome di una rispettabilità di forma ma non assolutamente di sostanza.La sensibilità, a volte, non aiuta a superare o ad affrontare gli eventi di una vita apparentemente agiata. La Diotallevi descrive con una penna magica la personalità di Fubini, un maggiordomo che sembra tanto impostato, ligio a regole e gerarchie ma che mette tutto a rischio per un moto di dolcezza cui non è preparato. Una magia che circonda anche i personaggi di Nora e Lucilla, incastrate in agi che negano qualsiasi loro libera scelta. La malinconica descrizione di un amore proibito (solo del passato?) che racchiude dolcezza e felicità solo apparenti. Ogni cosa si scontra col dolore, con la gelosia e la tristezza di un presente fatto di buio e silenzio. L'autrice, pagina dopo pagina, ci prende  per mano e aiuta a scoprire che nulla è perduto se si lascia filtrare la luce, se si smette di nascondere la verità perchè...

"Non si può vivere chiusi in stanze buie."

Un libro che mi ha fatto far pace con la lettura dopo un periodo non facile per me. I libri non sono mai mancati nelle mie giornate, per la verità, ma avevo un po' perso il gusto di condividere le impressioni  che mi suscitano e che lasciano traccia. Se posso essere utile per incuriosire anche solo una persona a leggere un libro  con queste mie parole, allora avrò di che esserne fiera. 

domenica 12 dicembre 2021

Le Ciambelle son tornate! E io tremo di felicità ...

Torno a scrivere tra queste paginette del mio blog dopo tanto tempo; mi sono fermata, letteralmente proprio, a novembre dello scorso anno. La vita è imprevedibile, incomprensibile e, a parer mio, molto crudele... me ne sono resa ben conto in questi mesi. Non parlo della pandemia che ci ha resi diffidenti verso il prossimo e ci ha sorpresi più fragili ma di eventi che capitano (so bene che succede) e che spezzano i cuori e lasciano macerie intorno. In questo ultimo anno ho perso speranza, affetti e anche la mia voglia di sorridere. Ho lavorato su me stessa per recuperare energie ma i vuoti pesano, creano scompensi che non sempre si riesce ad appianare. Perfino i miei amati libri si sono sentiti abbandonati... non avevo sufficiente concentrazione per leggere come si deve e come intendo io. 

Il tempo passa, annebbia un pochino i dolori e, anche se a fatica riprendo in mano almeno ciò che mi sta più a cuore. Ed è tra queste cose che metto anche la lettura e il graditissimo ritorno delle mie adorabili Ciambelle (LauraStefania e Laura) con una Challenge nuova di zecca e lunga un anno! Uno stimolo senza pari e una compagnia bella vivace che sicuramente mi aiuta a tornare tra le pagine dei libri con la passione che meritano. L'inizio dell'avventura nel Maniero delle Ciambelle è partita ufficialmente il 7 dicembre e ho iniziato il libro per l'obiettivo del primo trimestre con molto interesse.


Appena terminata la lettura provvederò a pubblicare qui il mio pensiero in merito e vi racconterò tutto. Intanto voglio sottolineare la mia gioia per essere di nuovo capace di dedicarmi ad aggiornare il blog. Non sono molto trendy immagino, ci sono altri social molto più immediati per parlare di libri ma io sono convinta che qui ho gli strumenti e lo spazio giusto per esprimermi come meglio posso.

Vi aspetto al prossimo post per aggiornarvi sul libro che sto leggendo e, nel frattempo, vi lascio una frase che mi piace tantissimo. A presto!

- Che altri si vantino delle pagine che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelle che ho letto (Jorge Luis Borges) -