Don't dream your life... live your dreams!

sabato 27 aprile 2019

Recensione UNA VITA AL GIORNO di Massimo Vitali

Vi presento il libro di Massimo Vitali Una vita al giorno. Un libricino feroce, frizzante e insolito che è arrivato nella mia libreria perché sono una persona curiosa, molto curiosa!



titolo Una vita al giorno autore Massimo Vitali  Editore Sperling & Kupfer
data di pubblicazione 22 gennaio 2019    pagine 260

TRAMA - Cos'è che dà senso a una vita? Cosa ci rende felici davvero? Come si cura una storia d'amore? E una piantina di basilico? A trentanove anni quasi quaranta, Massimo si ritrova alle prese con gli inevitabili bilanci della fatidica soglia degli «anta». Senza farsi prendere dal panico, decide di mettere in atto una filosofia tutta sua e inaugura il nuovo anno guardando la vita in maniera diversa: facendo attenzione a episodi, emozioni, frammenti di quotidianità capaci di rendere speciale ogni giorno. Le risposte che trova hanno il sapore dei baci a dodici anni, di cipolle tagliate senza lacrime, di abbracci spiati alle fermate degli autobus, sorrisi che portano il buongiorno, sguardi che raccolgono il tempo all'orizzonte, canzoni che ti accompagnano a casa pedalando nella notte. Una serie di «memorabili casualità» per cui vale la pena vivere: perché ogni giorno può contenere il senso di una vita, basta solo farci caso. Massimo Vitali ci accompagna in un viaggio che trasforma il quotidiano in felice spiazzamento e la malinconia in una fonte di grazia necessaria, per cogliere verità e paradosso di tutto ciò che abbiamo intorno ma non vediamo, e scoprire il potere nascosto delle piccole cose.

RECENSIONE -  Leggere questo libro è una ventata di ironica realtà. Sono pensieri sparsi di un addetto dell'ufficio reclami con la passione per la scrittura che decide lucidamente di trovare almeno una cosa bella in ogni giorno da ricordare nell'anno che lo separa dai suoi quarantanni.

"Dall'inizio dell'anno ho scelto un episodio, un'emozione, un qualsiasi frammento di vita che mi abbia permesso di rendere unico ogni giorno , così che, se quello dopo mi fosse davvero capitato qualcosa di brutto, nell'attimo esatto in cui ti passa tutta la vita davanti, come nei film,avrei visto solo scene belle."

Perché Massimo a trentanove anni, quasi quaranta, attraverso le sue pagine, allegre ma anche intense, ci spiega che vale sempre la pena vedere il bicchiere mezzo pieno, che non sempre tutto ci piove addosso ma che ci possiamo riparare! Ci racconta dei suoi vicini, delle peripezie per gli uffici che frequenta, dei bimbi cui insegna a nuotare, delle sue storie d'amore che, chissà perché, finiscono sempre. In ogni frangente Vitali scorge la parte bella, quella che merita di essere valutata  e ricordata per esperienza. La cosa bizzarra è che, leggendo questo libro, ognuno di noi si può sentire chiamato in causa; la simpatia, con cui legge ogni avvenimento per girarlo in positivo, ci contagia e più di qualche volta mi sono ritrovata a sorridere da sola col libro in mano. 

"... ognuno costruisce il suo nido dove gli pare, basta sentirsi a casa."

Questo piccolo libro può essere usato come terapia per i momenti di tristezza, per quando il mondo sembra caderci addosso. Con le sue parole, Vitali ci allevia la quotidianità e ci solleva il morale quando vediamo tutto nero; lo fa inconsapevolmente, senza ergersi a maestro ma solo raccontando la sua storia e come lui l'ha elaborata, con semplicità e anche con modestia direi, con spiritosa modestia. Il suo modo di scrivere delle vicende che gli accadono o che lui osserva è piacevole e ferocemente preciso nell'analisi; nulla succede per caso e nulla accade senza lasciare conseguenze. La vera forza risiede nel saper leggere, in ogni evento,  qualcosa che ci faccia crescere, che ci faccia evolvere e migliorare come persone e come componenti di una società che non sa più gioire delle piccole conquiste e delle piccole soddisfazioni. 

"C'è sempre un motivo apparentemente valido per essere insoddisfatti della propria vita, ma è un modo noioso di vivere, perchè esisitono motivi altrettanto validi per celebrare qualsiasi cosa, l'importante è guardarsi intorno."





Recensione FIGLIE DI UNA NUOVA ERA di Carmen Korn

In questo mio nuovo post vi parlo di un libro che per me è una scoperta, una lettura diversa e frizzante, il primo libro di una trilogia che farà sicuramente la mia felicità. Il libro è di Carmen Korn edito da Fazi ed è Figlie di una nuova era. 


titolo Figlie di una nuova era  autore Carmen Korn  editore Fazi
data di pubblicazione 18 ottobre 2018    pagine 552


TRAMA - Uno strano destino, quello delle donne nate nel 1900: avrebbero attraversato due guerre mondiali, per due volte avrebbero visto il mondo crollare e rimettersi in piedi, stravolgersi per sempre sotto i loro occhi. Sono proprio loro le protagoniste di questa storia, quattro donne che incontriamo per la prima volta da ragazze, ad Amburgo, alle soglie degli anni Venti. Hanno personalità e provenienze molto diverse: Henny, di buona educazione borghese, vive all'ombra della madre e ama il suo lavoro di ostetrica più di ogni cosa; l'amica di sempre Ka?the, di estrazione più modesta, emancipata e comunista convinta, è un'appassionata militante; Ida, rampolla di buona famiglia, ricca e viziata, nasconde un animo ribelle sotto strati di convenzioni; e Lina, indipendente e anticonformista, deve tutto ai suoi genitori, che sono letteralmente morti di fame per garantirle la sopravvivenza. Insieme crescono e vedono il mondo trasformarsi, mentre le loro vicende personali s'intrecciano in una rete intricata di relazioni clandestine, matrimoni d'interesse, battaglie politiche e sfide lavorative, lutti e perdite, eventi grandi e piccoli tenuti insieme dal filo dell'amicizia. Pagine che ci fanno respirare il fascino d'epoca di un mondo che non c'è più: i cocktail al vermut, i cappelli a bustina, gli orologi da tasca e gli sfarzosi locali da ballo, ma anche le case d'appuntamenti, i ristoranti cinesi e le fumerie d'oppio del quartiere di St Pauli. E poi la lenta, inesorabile disgregazione di tutto, la fine di ogni libertà, il controllo sempre più pressante delle SS, la minaccia nazista.

RECENSIONE - Carmen Korn racconta, nel suo libro, la storia di quattro ragazze che hanno tanti sogni, com'è giusto per la loro giovane età e che si apprestano a viverli. Henny, giovane ostetrica dall'animo tranquillo; Ida, figlia di un ricco commerciante e con un futuro già designato ma che infrange le regole e insegue l'amore. Kathe, irrequieta e volubile ma politicamente sicura e convinta. e Lina, anima libera e cuore impavido. La città in cui si svolge la storia è Amburgo che col passare degli anni e con l'avanzare dell'ideologia nazista si ritrova in ginocchio e distrutta dalle bombe. Le vicende che la Korn ci racconta nel libro descrivono la vita delle quattro giovani donne i cui destini si intrecciano durante gli anni. Il loro legame sarà anche la loro salvezza in certi frangenti; la guerra non rende loro vita facile e a volte le scelte che compiono si ripercuotono sui loro affetti ma possono sempre contare l'una sull'altra. Crescono, cambiano e maturano e la storia scrive pagine dolorose intorno a loro ma comunque il legame che le tiene unite resiste. E' una lettura intensa: noi conosciamo gli eventi di quegli anni e sappiamo cosa le aspetta ma leggere che hanno comunque fiducia nel domani fa effetto. L'autrice riesce a portare il lettore lì, proprio a fianco dei protagonisti, ci si sente veramente parte della storia tanto ci affascina. Il racconto non è frivolo, le vicende toccano momenti molto intensi ma tutto arriva con la forza di una scrittura realistica e potente, di quelle che lasciano la  necessità di sapere come si evolvono i fatti tanto ci si sente trasportati nella trama. Io ho amato Henny, Kathe, Lina e Ida e aspetto di leggere quanto prima il secondo libro di questa trilogia; queste quattro donne, in modo diverso, mi insegnano che l'amicizia ancor prima che l'amore, può offrire una via di salvezza dalle barbarie della vita e che se le donne costruiscono una salda rete tra di loro niente, nemmeno una feroce guerra, riesce a distruggerle. 

Recensione NIENTE CAFFE' PER SPINOZA di Alice Cappagli

Buongiorno! Oggi vi parlo di un libro che ho letteralmente divorato, un concentrato di emozioni e stupore che vorrei farvi conoscere. E' il libro di Alice Cappagli Niente caffè per Spinoza ed è stato un  acquisto che ho fatto subito dopo la sua uscita, spinta dalla lettura della sua sinossi prncipalmente e devo dire che è stata un apromessa di bella lettura mantenuta.



titolo Niente caffè per Spinoza autore Alice Cappagli    editore Einaudi
data di pubblicazione 5 febbraio 2019   pagine 278

TRAMA -  Quando all'ufficio di collocamento le propongono di fare da cameriera e lettrice a un vecchio professore di filosofia che ha perso la vista, Maria Vittoria accetta senza pensarci due volte. Il suo matrimonio sta in piedi «come una capannuccia fatta con gli stuzzicadenti» e tutto, intorno a lei, sembra suggerirle di essere arrivata al capolinea. Il Professore la accoglie nella sua casa piena di vento e di luce e basta poco perché tra i due nasca un rapporto vero, a tratti comico e mordace, a tratti tenero e affettuoso, complice. Con lo stesso piglio livornese gioioso e burbero, Maria Vittoria cucina zucchine e legge per lui stralci di Pascal, Epitteto, Spinoza, Sant'Agostino, Epicuro. Il Professore sa sempre come ritrovare le verità dei grandi pensatori nelle piccole faccende di economia domestica e Maria Vittoria scopre che la filosofia può essere utile nella vita di tutti i giorni. Ogni lettura, per lei, diventa uno strumento per mettere a fuoco delle cose che fino ad allora le erano parse confuse e raccogliere i cocci di un'esistenza trascorsa ad assecondare gli altri. Intorno c'è Livorno, col suo mercato generale, la terrazza Mascagni e Villa Fabbricotti, le chiese affacciate sul mare. E una girandola di personaggi: gli amici coltissimi del Professore, la figlia Elisa, la temibile Vally, cognata maniaca del controllo, la signora Favilla alla costante ricerca di un gatto che le ricorda il suo ex marito, i vecchi studenti che vengono a far visita per imbastire interminabili discussioni. E poi Angelo, ma quello è un discorso a parte. A poco a poco Maria Vittoria e il Professore s'insegneranno molto a vicenda, aiutandosi nel loro opposto viaggio: uno verso la vita e l'altro - come vuole l'ordine delle cose - verso la morte. Senza troppi clamori, con naturalezza, una volta chiuso il libro ci rendiamo conto che la lezione del Professore sedimenta dentro a tutti noi: dai libri che amiamo è possibile ripartire sempre, anche quando ogni cosa intorno ci dice il contrario.

RECENSIONE - Maria Vittoria cerca un nuovo lavoro e quello che le propongono all'ufficio di collocamento sembra di suo gradimento. deve badare ad un anziano signore e soprattutto deve leggere per lui.  Quando incontra il Professore e sua figlia Elisa, Maria Vittoria un pochino si spaventa ma poi capisce che vale la pena accettare il lavoro di cui ha immenso bisogno vista la precarietà del suo matrimonio e della sua vita familiare con annessa suocera pestifera. Così la sua  routine, in casa del Professore,cambia la prospettiva di tutto quello che le succede intorno; lui le insegna a conoscere gli scritti di grandi filosofi come Epitetto, Spinoza, Pascal e lei gli presta occhi e orecchi per rendergli la vita meno solitaria e pericolosa. Nel tempo questo rapporto si arricchisce di tante figure che transitano nella vita del Professore: c'è la Vally - la cognata cu nulla sfugge - ci sono gli amici veri Aurora, il Prigioniero e Costantino. C'è la vicina curiosa, il dottore, il giornalaio e c'è anche Angelo,, ex allievo del Professore che getta a Maria Vittoria un'ancora per aggrapparsi alla speranza di un domani diverso. 

"Sarebbe bastato anche Epicuro per non far soffrire nessuno, dice che chi è sereno non turba se medesimo né gli altri"

Maria Vittoria, con il nuovo lavoro, non ha trovato solo un modo per guadagnare ma ha imparato a riflettere in modo diverso sulle cose, sulla sua vita e su come affrontarla. Capisce che il suo matrimonio non ha futuro, che merita di essere felice e non solo di rendere tranquilli gli altri. Il rapporto che la lega al suo datore di lavoro e alla sua famiglia non rimane distaccato e professionale ma cresce e si rinforza. Alice Cappagli ha scritto un libro che affronta temi pesanti con una leggerezza unica: la vecchiaia, la difficoltà di viverla, la solitudine, la fine di un matrimonio, la forza di ripartire. Tutto questo è riportato in questo libro con una simpatia tutta toscana, anche le folate di libeccio riescono a farsi sentire tra le righe e si percepiscono tanto quanto il peso degli affetti rimpianti e di quelli nuovi che sbocciano timidi. La scrittura dell'autrice descrive, con parole semplici, gli stati d'animo più complicati ma in cui ci possiamo rispecchiare benissimo anche noi lettori. 

"Ciò che può la virtù di un uomo non si misura dai suoi sforzi, ma da ciò che fa abitualmente."

Il Professore insegna a Maria Vittoria che la vita può essere anche fatta di serenità se si cercano le cose realmente importanti e per far questo non impartisce lezioni ma la aiuta a pensare, a mettere le cose sempre sotto la giusta luce. Lui che, ironicamente, non riesce più ad usare gli occhi come vorrebbe le illustra i casi della vita attraverso la sua cultura e glieli fa vedere nel modo più corretto... aiutandola a prendere coscienza di sé stessa per quello che vale veramente. E Maria Vittoria capisce che la sua felicità conta, che contano i suoi pensieri e il suo modo di amare e che non deve adeguarsi ma deve cambiare quello che non funziona. 

"Se vuoi progredire, sopporta di apparire stolto e insensato, per quanto concerne le cose esteriori. Sappi infatti che non è facile conservare la tua scelta di vita in una disposizione conforme alla natura e allo stesso tempo occuparsi delle cose esteriori. Ma è necessario che, se ti prendi cura di una di queste cose, trascuri l'altra."

Consiglio veramente la lettura di questo libro a chi vuole imparare a vedere le cose da punti di vista diversi, a chi piace un linguaggio colto ma non noioso, a chi ha bisogno di ritrovare pagine di positività senza dimenticare che la realtà non è sempre facile. Un libro che ho letto quasi per necessità perché una volta iniziato non si riesce a riporlo prima di sapere tutto, fino alla fine. 

mercoledì 27 marzo 2019

Recensione QUANDO ERAVAMO EROI di Silvio Muccino


titolo Quando eravamo eroi  autore Silvio Muccino  editore La Nave di Teseo
data di pubblicazione 8 marzo 2018  pagine  236

TRAMA - Alex ha trentaquattro anni e sta per tornare in Italia. Dalla sua casa ad Amsterdam guarda una vecchia foto che lo ritrae adolescente insieme ai quattro amici che allora rappresentavano tutto il suo mondo. Gli stessi che ha abbandonato da un giorno all'altro senza una spiegazione, quindici anni prima. Lui, Melzi, Eva, Torquemada e Rodolfo erano indissolubili, fragili e bellissimi, esseri unici e uniti come alieni precipitati su un pianeta sconosciuto a cui non volevano, non sapevano conformarsi. Poi, qualcosa si è rotto. Ora Alex sta per affrontare il passo più importante della sua vita, ma, prima di chiudere i conti con quel passato e con la causa della sua fuga, ha bisogno di rivederli perché sente di dover confessare loro la verità. Una verità che nel corso di quegli anni lo ha portato ad un punto di non ritorno oltre il quale, di Alex, non resterà più nulla. Per Eva, Alex è stato il grande amore, per Rodolfo il rivale-amico che aveva rubato il cuore della ragazza di cui era innamorato, per Melzi un dio messo su un piedistallo, per Torquemada un enigma da risolvere. Nessuno è mai riuscito a superare il dolore di quell'abbandono che ha alterato il corso delle loro vite. È per questo che, nonostante tutto, decidono di accettare l'invito di Alex a trascorrere tre giorni nella sua casa in campagna - meta e rifugio di tanti momenti passati insieme. Ma quando vi arriveranno, la rivelazione che li attende sarà infinitamente più scioccante di quanto avessero mai potuto immaginare. Sarà solo l'inizio di un weekend fatto di verità e confessioni, pianti e risate. Al loro risveglio, il lunedì mattina, nulla sarà più lo stesso.

RECENSIONE - Leggere i libri di Muccino è sempre un pochino difficile per me, lo trovo molto intenso ma anche molto particolare nei suoi scritti. Ho letto anni fa Parlami d'amore e sono rimasta con un giudizio sospeso, non ero capace di definire quello che mi aveva lasciato. Quando è uscito questo Quando eravamo eroi l'ho acquistato sulla fiducia, sperando che sciogliesse i miei dubbi su Muccino scrittore. Devo dire che un pochino di miglioramento si è visto: la storia di Alex e dei suoi amici alieni è una ventata di fresca ed emozionante amicizia. La loro storia parte dai tempi della scuola e ora che sono quasi trentacinquenni e la vita li ha portati su strade diverse e lontani tra di loro, capita che ricevano una chiamata da Alex. Il loro "capobranco", quello figo che riesce sempre in tutto e che aiuta tutti ma che quindici anni prima li abbandona per sparire.

"Eravamo cinque alieni in cerca di una casa, di un pianeta o di una stella dove non sentirci costantemente inadeguati, diversi e dove essere al sicuro. Non trovandola, la costruimmo noi quella stella."

E quella stella diventa la casa di Alex dove si ritrovano, curiosi di sapere perchè e anche di sapere come sono evoluti in quegli anni di lontananza. Rodolfo ed Eva, coppia nella vita ma non di anima, intrappolati in ferite del passato che al tempo stesso li uniscono tanto quanto li allontanano. Torquemada rimane quello che era, sarcastico, spigoloso e in cerca di ritrovare il fulcro di un'amicizia spezzata senza un perché. E Melzi, il caro coccoloso Melzi, sposato perché bisogna vista la gravidanza non prevista della compagna che lo rimbrotta e umilia ad ogni occasione. Lui che cerca sempre di fare la cosa giusta per tutti tranne che per sé stesso. E Alex, misterioso il motivo che l'ha allontanato dagli alieni e misteriosa la ragione per cui li ha radunati di nuovo ora per svelare loro un segreto. Ed è tutto come quando erano gli alieni: la confidenza, l'ironia, il legame che li unisce stretti gli uni agli altri è sempre uguale. ovviamente riaffiora il risentimento di chi ha subito l'abbandono, ognuno di loro sbatte in faccia ad Alex la rabbia che è rimasta dei quindici anni senza di lui. Ma tutto torna a girare intorno al loro gruppo: i legami che si spezzano,  le coppie che scoppiano, i nuovi incontri e soprattutto le nuove vite. Quello che prende forma da una nuova consapevolezza, da un lungo lavoro per ridare nuova identità ad un corpo che non va più bene. E loro, gli alieni, sono riuniti per dire addio al vecchio e per tenere a battesimo il nuovo corso di chi, tra loro, ha bisogno di averli vicini e consapevoli. E per esserlo tirano fuori tutto: dolore, rancore e amore, quello che consuma e divora. 

" E' cambiato il nostro modo di parlare del tempo: prima non esisteva né passato né futuro, c'era solo un enorme sconfinato presente, ora invece c'è un passato che getta ombra su un presente inesistente e un futuro buio ma colmo di aspettative"

Muccino stavolta fa centro, dimostra che scrivere gli viene bene e che quello che scrive colpisce forte. La sua storia è un tuffo in mezzo ai ricordi di giovinezza, di quando gli amici sono tutto e sono importanti. Quando, nella vita, scopri che è ora di svoltare ma per farlo vuoi avere l'approvazione di chi ha condiviso tutto con te. Anche se la vita allontana, separa e fa giri immensi alla fine riporta sempre da chi conta di più. Ed è emozionante leggere questa storia, assorbire l'energia dei protagonisti ma anche le loro debolezze, la loro voglia di cancellare i dolori del passato per evolvere, per passare ad un livello di felicità matura. In tutte le vesti  in cui essa si presenti. Romanzo emozionante e commovente a tratti, davvero una storia che merita di essere letta e che passa dalla testa al cuore in un attimo.

" Ma sapete quando si dice che non bisognerebbe mai conoscere i propri miti perché sarà sempre e comunque una delusione? Be', chi l'ha detto non aveva conosciuto gli Alieni."

Recensione LA CRUNA DELL'AGO di Ken Follett

Insolitamente sto scrivendo recensioni una di seguito all'altra... sono in arretrato con la stesura dei miei pensieri ma i libri letti sono belli corposi. Stavolta care Ciambelle, per la Challenge mi sono proprio scelta la via meno semplice! Comunque spero di riuscire a parlarvi esaurientemente di questo libro che festeggia ben quarant'anni dalla sua uscita: La cruna dell'ago di Ken Follett, del Maestro Follett!


titolo La cruna dell'ago   autore Ken Follett   editore Mondadori
data di pubblicazione 22 maggio 2018    pagine 379

TRAMA - 1944. Mancano pochi mesi, e poi soltanto qualche settimana, al D-Day. Gli Alleati hanno radunato una finta armata aerea e navale nell'East Anglia, in modo da dirottare l'attenzione dei tedeschi verso le spiagge di Calais e allontanarla dalla Normandia, dove è effettivamente previsto lo sbarco. L'inganno sembra funzionare. Ma un agente nemico ha scoperto la verità. Il suo nome in codice è "Die Nadel", l'Ago, perché è inafferrabile e perché la sua arma preferita per uccidere è uno stiletto. E un agente scelto da Hitler e risponde direttamente al Fuhrer. Un uomo di straordinaria intelligenza, che vive in incognito a Londra senza che il servizio segreto inglese si sia mai accorto della sua esistenza. Ha scoperto il vero luogo dello sbarco e se riuscirà a raggiungere la Germania gli Alleati andranno incontro alla disfatta. Ma un ufficiale del servizio inglese di sicurezza e una giovane donna fuori del comune faranno di tutto per impedirgli di portare con sé il suo segreto...

RECENSIONE - Non leggevo un libro di Follett da troppo tempo! L'ultimo che ho letto è stato il Terzo gemello e mi ha lasciato senza parole e piena di dubbi tanto da farmi pensare che davvero Follett poteva essere definito il nuovo Orwell! Se riesce ad anticipare così la realtà e a descriverla in modo così inquietante in che razza di mondo ci troveremo a vivere?  L'interrogativo è rimasto ma Follett l'ho un pochino messo da parte, forse per evitare di lasciarmi troppo coinvolgere dalle sue trame così intense e assolutamente avvincenti! Ora ho acquistato un libro celebrativo: il suo La cruna dell'ago compie quarant'anni ed è stato pubblicato in edizione speciale per  ricordare questo compleanno. Non l'avevo ancora letto, nonostante sia il suo primo romanzo e di solito io cerchi di partire dalle prime opere di un autore, se mi è possibile. Sono felice di aver avuto l'opportunità di riprenderlo in mano e di poterlo, di nuovo, apprezzare per quello che Follett rimarrà sempre per me: un vero artista dei romanzi di spionaggio, storici e anche fantascientifici. Ne La cruna dell'ago Follett ambienta il romanzo nel 1944: manca poco allo sbarco che risolverà il conflitto più crudele e abbietto di sempre. Una spia che risponde direttamente al Fuhrer sta per svelare i piani degli alleati per il gran giorno del D-day ma sulla sua strada trova chi interrompe i suoi progetti. Una tenace donna che, dopo aver subito tante traversie si rialza dai dispetti della vita e fa la cosa più giusta, senza sapere che sta salvando tante vite. La trama ripercorre i momenti salienti dei preparativi dello sbarco in Normandia e la ricostruzione storica è letteralmente trascinante. Sembra di rivivere quello che si legge sui libri di scuola con, in aggiunta, la storia di una spia il cui obiettivo è rendersi invisibile per rubare i segreti tattici sulla missione degli alleati. E Faber, detto "Die Nadel"- l'ago, è un uomo che non passa inosservato ma che deve non lasciare traccia del suo passaggio, Quindi, quando ritiene che la sua missione sia compiuta, deve rientrare in Germania ma un naufragio lo costringe a fermarsi presso la famiglia di David e di Lucy. Proprio lei si insinua tra le pieghe della mente e del cuore di quell'uomo così misterioso e pericoloso portandolo a perdere di vista quella che è la sua missione. Non svelo altro, anche se credo saranno pochi quelli che non hanno letto il libro o visto il film (io, finora, non avevo fatto né una nè l'altra delle due cose ^_^) ma consiglio caldamente la lettura di questo libro se si vuole leggere una storia ben costruita, con una trama ben intrecciata agli eventi storici del periodo in cui è ambientata e con personaggi carismatici che costringono a leggerlo tutto d'un fiato. Non si può perdere tempo e non sapere come finisce la storia, se "lo stiletto"  riuscirà nel suo intento oppure capiterà qualcosa di imprevedibile. Mi piace inoltre far notare che Follett è  un abilissimo venditore delle sue storie, nel senso che, per agguantare anche le lettrici femminili, aggiunge note romantiche al romanzo e così diventa decisamente accattivante per chi, come me, non disdegna un risvolto più umano anche nei libri di spionaggio! E ditemi se questo non fa di lui uno scrittore che sa far bene il suo lavoro...

martedì 26 marzo 2019

Recensione LA MADRE SCONOSCIUTA di Kimberley Freeman


titolo La madre sconosciuta  autore Kimberley Freeman editore tre60
data di pubblicazione 31 ottobre 2018   pagine 478

TRAMA - Inghilterra, 1874. A 19 anni finalmente Agnes può lasciare l'orfanotrofio in cui è cresciuta e mettersi alla ricerca di sua madre. Da poco, infatti, ha scoperto che la donna che l'ha abbandonata ha lasciato accanto a lei un bottone decorato con un unicorno. E lei ricorda benissimo di aver visto un cappotto cui mancava proprio un bottone identico: l'aveva donato all'orfanotrofio una nobildonna, Genevieve Breckby... Convinta che Genevieve sia sua madre, Agnes ne ripercorre le tracce fino a Londra e a Parigi, e poi, mossa da un'incrollabile determinazione, s'imbarca sulla Persephone, che la condurrà in una terra selvaggia e misteriosa: l'Australia. Londra, oggi. È in Australia che Tori ha deciso di vivere. Ora però deve tornare a casa, in Inghilterra, per lasciarsi alle spalle un doloroso divorzio, ma soprattutto per aiutare la madre, brillante studiosa dell'epoca vittoriana, che soffre di Alzheimer. Mentre mette ordine nelle sue carte, Tori trova una lettera che risale alla fine dell'800. Una nobildonna scrive alla figlia, spiegandole i motivi per cui l'ha abbandonata, e le incredibili vicissitudini che l'hanno portata a quel terribile gesto. Ma la lettera è incompleta e Tori, prima incuriosita e poi sempre più coinvolta, decide di mettersi alla ricerca dei fogli mancanti...

RECENSIONE - Questo libro era da qualche tempo nella mia lista in attesa di lettura e l'ho scelto perché ero fortemente incuriosita dalla trama e dai luoghi in cui la storia trova collocazione che sono anche i miei preferiti. La storia si svolge infatti prevalentemente tra l'Inghilterra e l'Australia, in due epoche diverse con due protagoniste che si trovano a gestire due figure materne di peso diverso.  Nel racconto di Agnes, diciannovenne uscita da un istituto per orfani, la madre non c'è. E' stata infatti abbandonata alla nascita e l'unico collegamento che le rimane con chi l'ha messa al mondo è un bottone unico. Da questo piccolo oggetto Agnes parte per cercare sua madre e ricostruire la sua storia.

" Nessuno poteva crescere a Perdita Hall senza avere un cuore un po' diverso dagli altri, e l'amore era qualcosa che non si aspettava più e che non capiva. "

Ai giorni nostri la protagonista è Tori che torna dall'Australia per sostenere la madre malata di Alzheimer. Tra le sue carte, mentre sistema l'ufficio, che dovrà lasciare perché non più capace di gestire il lavoro oltre a tante altre cose, Tori trova una lettera che parla di una nascita e di un abbandono raccontandone gli eventi. Ma manca una parte che la donna decide di cercare incuriosita da quelle vecchissime vicende di cui vuole conoscere il finale. L'autrice racconta in modo molto fine e delicato lo stato d'animo di Agnes, la sua voglia di riscatto dopo una vita rinchiusa in istituto, la sua curiosità verso una madre che vuole assolutamente ritrovare. Non ha bisogno di null'altro che di sentirsi amata, di ritrovare l'affetto che le è mancato così tanto per diciannove anni. E si lancia in viaggi, in avventure in terre lontane rischiando tanto ma sempre sostenuta dal fuoco della sua risolutezza... proprio come il cognome che le hanno assegnato in orfanotrofio. Lei è Agnes Resolute e fa di tutto per arrivare al suo scopo. La Freeman racconta molto bene questa storia, quella di Agnes; trovo invece la parte dedicata a Tori quasi marginale. Non riesco molto a capirne la valenza, tranne che per far emergere ancora di più lo spessore e la grinta di Agnes. Quasi si volesse sottolineare che, a volte, nascere e crescere in condizioni svantaggiate sviluppa una personalità forte, tenace e generosa. Perchè Agnes è così, l'autrice scrive di lei in un modo che ce la fa amare, nonostante s cacci in mille situazioni pericolose rischiando di perdere anche i pochi affetti che ha, lei insiste per la sua strada alla ricerca delle sue origini. E fa un giro immenso per poi capire che non serve andare lontano. Confesso che ho intuito quasi subito chi è la madre tanto cercata da Agnes ma non saprei se questo e voluto dalla Freeman oppure no perché, comunque, la storia scorre piacevolmente nonostante questo. I protagonisti hanno una serie di eventi da raccontare e la curiosità di sapere come va a finire rimane inalterata. Un bel libro, da leggere per assaporare un bel ritratto di Agnes e della sua potente energia: nonostante sia una donna in un'epoca che, alle donne, permetteva di avere ben poco spazio e soprattutto di non essere così indipendenti e libere come lei è riuscita ad essere. Anche Tori può essere una figura positiva, accudisce la madre in un momento non facile. Ma questo forse non lo apprezzo molto perché ha a che fare con la perdita di memoria... il mio incubo peggiore! 


Recensione SPERANDO CHE IL MONDO MI CHIAMI di Mariafrancesca Venturo

Oggi giorno di recensioni, il tempo stringe e ho tanto ancora da raccontarvi sulle mie ultime letture. In questo post vi presento il libro di Mariafrancesca Venturo Sperando che il mondo mi chiami. Un libro che ho scelto leggendo la trama: mi ha fortemente incuriosita a saperne di più, a scoprire la storia che l'autrice voleva raccontarmi e devo dire che mi ha colpita davvero.



titolo Sperando che il mondo mi chiami   autore Mariafrancesca Venturo
editore  Longanesi 
data di pubblicazione 17 gennaio 2019    pagine  405

TRAMA - Carolina Altieri ogni mattina si sveglia all'alba per andare al lavoro. Indossa abiti impeccabili, esce di casa, sale su un autobus e accende il cellulare sperando che una scuola la chiami. Carolina fa il mestiere più bello del mondo, ma è ancora, e non sa per quanto, una maestra supplente, costretta a vivere alla giornata senza poter mai coniugare i verbi al futuro, né per sé né per i suoi allievi. Attraverso ore che scorrono in un continuo presente, scandito solo dalle visite a una tenerissima nonna e dall'amore travolgente e imperfetto per Erasmo, Carolina racconta il rocambolesco mondo della scuola, popolato da pendolari speranzosi e segretarie svogliate, e la sua passione per i bambini, che tra sorrisi impetuosi, inaspettate verità e abbracci improvvisi riescono sempre a sorprenderla e a insegnarle qualcosa. E sarà proprio questa passione a costringerla a imprimere una svolta alla sua vita eternamente sospesa e a cambiarle il destino.

RECENSIONE - Non so realmente cosa mi aspettavo da questo libro, quando in libreria, l'ho preso ed acquistato. So che qualcuno pensa che siano i libri a scegliere noi e non il contrario e forse ci credo anche io; in questo caso almeno sono certa che dovevo leggere la storia della Venturo. la protagonista è Carolina, una maestra sempre precaria che esce al mattino preparata di tutto punto e aspetta d essere contattata per raggiungere una scuola. Lei non sa dove farà supplenza, se saranno coperture lunghe o brevissime, non sa in che zona di Roma (dove lei vive) si recherà per insegnare a dei bimbi che conoscerà per poco tempo. Classi che cambiano spesso, abitudini da imparare per pochi giorni, foglietti con le note lasciati dalle maestre cui lei deve far riferimento e che le tolgono la spontaneità e l'entusiasmo che mette nell'insegnare. 

"Ogni settimana si cambia gruppo e così la meta del viaggio. Andiamo lontano, e quanto?, tanto quanto il tempo che la maestra impiegherà per guarire, tre, quattro, cinque settimane: andiamo sulla Luna, interroghiamo un'ombra, il numero sette, la pizza, la sfera. "

La sua storia fa riflettere, il mondo degli insegnanti, di quelli che amano il proprio lavoro, è costellato di graduatorie, di concorsi per acquistare punti, di incarichi che danno punteggio e di attese... la chiamata viene fatta all'improvviso e con destinazione imprevedibile. Sono pochi i maestri e le maestre che possono contare sul posto fisso, sono quelle con l'anzianità di sevizio oppure quelle che hanno famiglie a carico (che aggiungono punteggio) e le ultime leve di docenti aspettano, si mettono in fila e attendono l'incarico che dia un senso alla loro professione. 
Carolina vive con i suoi genitori, ha un amore a distanza e una nonna che adora. Il lavoro di insegnante si perpetua in famiglia da generazioni, con difficoltà diverse ma sempre con lo stesso fuoco della passione che lo alimenta. Vive circondata da pochi amici e tante persone che fanno il tifo per lei ma le difficoltà che vive giorno dopo giorno la mettono alla prova costantemente. Quando arriva in una classe lei vuole conoscere i bambini per nome, li studia, cerca di insegnare cose che sicuramente attireranno la loro attenzione ma è consapevole che tutto ciò durerà poco. lei si affeziona ai suoi studenti,, anche se rimane in classe con loro per poco, si fa carico di casi anche difficili andando oltre il suo dovere di maestra. Sul suo percorso incontra un preside, antipatico e pedante, che ben presto diventerà un fidato amico. E i suoi alunni, tanti e sempre diversi che le fanno scoprire un mondo e glielo traducono nel loro linguaggio...

" Il punto è che voi adulti dovete parlare di più con noi, prepararci. Invece pensate sempre che siamo troppo piccoli per capire."

Carolina evolve, soffre e cresce nella sua veste di insegnante, studia e si butta in esperienze nuove ma che le offriranno finalmente l'opportunità di fare quello che desidera da sempre: insegnare in modo stabile. Il libro di Mariafrancesca Venturo è un concentrato di emozioni, io mi sono veramente sentita parte della storia e coprotagonista con Carolina. Leggere questo romanzo, per chi ha un'opinione dell'insegnamento piuttosto alta, prende lo stomaco e lo attorciglia assai. Lo sconforto che colpisce gli insegnanti in attesa di incarico, l'incertezza sul futuro di chi vorrebbe "fare famiglia" e non ha sicurezza di un lavoro stabile, la passione gettata in pasto a punteggi calcolati non in base al cuore ma in base ai figli o ai familiari a carico creso sia un sintomo del difficile momento che il modo della scuola attraversa in questi anni. Carolina che si prende a cuore gli alunni mi ricorda le mie maestre, quelle che da sole reggevano le sorti di una classe dalla prima all quinta e ci insegnavano tutto e diventavano delle seconde mamme per noi. Loro hanno sempre alimentato in me la convinzione che la scuola è un bel posto, dove i talenti possono esprimersi e dove tutti, anche i peggiori alunni, possono trovare il modo di tirare fuori il meglio. La storia è una serie di emozioni in fila, di rabbia e di rassegnazione ma anche di speranze perché c'è chi ama il lavoro che fa, ci sono insegnanti che mettono il bene dei ragazzi davanti a tutto e questo conforta per tutto quello che invece non funziona.

" Perché, come diceva nonna Fortunata, l'entusiasmo è un ingrediente potente che è necessario dosare ad arte: << Stai attenta all'entusiasmo. Ti spinge in alto col suo getto ma non ti dà le ali adatte per proseguire in quota. Tu vola tranquilla, piano piano. Plana: Appoggiati. fatti portare ogni tanto, da un compagno di strada, dal vento. Per costruire ci vuole pazienza, dedizione, non entusiasmo>>. Aveva ragione."