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martedì 10 luglio 2018

Recensione: Chiamami col tuo nome di Andrè Aciman

Buon pomeriggio! La calura estiva frena molto le mie energie e, seppur animata da buoni e dinamici propositi, mi ritrovo a metterci molto tempo per concludere i miei compiti. Una cosa che non rallenta è il tempo, lui scorre che è un piacere ma non posso lasciarmi fregare e rubare momenti importanti: sto pur sempre partecipando ad una challenge che adoro e che mi chiede la puntualità nelle varie scadenze. Dimentico l'afa e, seduta al pc col tuono di sottofondo (ennesimo temporale che non rinfrescherà nulla temo), vi racconto di un libro letto in questi giorni. Chiamami col mio nome di Andrè Aciman  è il libro che, se ho interpretato bene gli indizi, dovrebbe essere il mio Cappello Parlante e farmi ottenere 3 punti in classifica.

Sinossi: Vent'anni fa, un'estate in Riviera, una di quelle estati che segnano la vita per sempre. Elio ha diciassette anni, e per lui sono appena iniziate le vacanze nella splendida villa di famiglia nel Ponente ligure. Figlio di un professore universitario, musicista sensibile, decisamente colto per la sua età, il ragazzo aspetta come ogni anno "l'ospite dell'estate, l'ennesima scocciatura": uno studente in arrivo da New York per lavorare alla sua tesi di post dottorato. Ma Oliver, il giovane americano, conquista tutti con la sua bellezza e i modi disinvolti. Anche Elio ne è irretito. I due condividono, oltre alle origini ebraiche, molte passioni: discutono di film, libri, fanno passeggiate e corse in bici. E tra loro nasce un desiderio inesorabile quanto inatteso, vissuto fino in fondo, dalla sofferenza all'estasi. "Chiamami col tuo nome" è la storia di un paradiso scoperto e già perduto, una meditazione proustiana sul tempo e sul desiderio, una domanda che resta aperta finché Elio e Oliver si ritroveranno un giorno a confessare a se stessi che "questa cosa che quasi non fu mai ancora ci tenta".

Recensione: La trama di questo libro è molto conosciuta ormai, il film tratto dall'opera di Aciman ha vinto un Oscar, quest'anno, per la miglior sceneggiatura. e racconta di Elio e della sua famiglia che ospitano ogni anno uno studente universitario nella loro casa estiva in Liguria. In un'estate degli anni '80 arriva Oliver, studente americano intraprendente e vivace che conquista i familiari e gli amici di Elio ma soprattutto sconvolge lui stesso. Elio è un diciassettenne inesperto e ancora non pratico nell'affrontare i sentimenti forti che sente di provare per Oliver, sentimenti che lo spingono ad essere possessivo, remissivo, geloso e anche audace. Repentini cambi di umore e di atteggiamenti che caratterizzano l'estate di Elio, tutti regolati sul comportamento che Oliver gli riserva e da cui dipende sempre di più. La sua più grande gioia arriva quando parte per Roma con Oliver, frequentano amici e si ritagliando momenti da soli per dare libero sfogo a quei sentimenti che Elio non riesce a reprimere e che non sa ancora come gestire e che Oliver usa a suo piacimento. Al loro ritorno Oliver parte per tornare in America dove poi si sposa e dove porta avanti la sua vita di insegnante universitario con figli. Elio rimane sempre con il suo ricordo impresso nella mente e, tanti anni dopo, va a trovarlo e scopre che nulla nei loro cuori è cambiato. Il libro mi incuriosiva, ho tanto sentito parlare del film che è inevitabile non pensare al testo da cui è tratto. Tendenzialmente sono convinta che i film solo in rari casi siano all'altezza dei libri nella trasposizione cinematografica, almeno è quello che mi è capitato con quelli che ho visto. I testi sono sempre migliori del film; credo che questo caso invece sia diverso perché il libro non mi ha colpito molto ma se il film ha vinto un Oscar magari un motivo c'è! Ho trovato certi punti molto ripetitivi e quasi stucchevoli, Elio prova un sentimento molto forte per Oliver che, all'inizio è descritto in maniera molto delicata e poetica quasi ma in certi punti sprofonda verso un'ossessione esagerata (mi riferisco all'episodio del costume e poi a quella del bagno a Roma); io ho trovato eccessive queste descrizioni che, secondo me, rovinano la purezza della scoperta dei sentimenti profondi di un diciassettenne alle prese con l'amore o quello che lui considera tale. Poi, un'altra parte che non ho apprezzato è stato il discorso del padre a Elio: un gran bel discorso, forte, sostenuto e di conforto ma io lo vedo molto poco credibile... in fondo parliamo degli anni '80 e certe cose non erano così scontate e semplici. Lo stesso incoraggiamento a Elio io l'avrei piuttosto fatto fare magari da un amico di famiglia, da un professore o da qualcuno che non fosse di famiglia. Sono del parere che certe cose sono sempre più visibile a chi non abita con noi e  ci osserva più attentamente e anche confidarsi viene più facile con chi non è nel nucleo familiare. Sono appunti che mi sento di fare a questo libro, da cui mi aspettavo folgoranti pagine e che, invece,  non vedevo l'ora di finire. Io spero soltanto che, almeno, mi sia servito leggerlo per i tre punti nella challenge.

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